Occhio alle app per la salute: dati sensibili ceduti a Facebook

Il social di Mark Zuckerberg è di nuovo sotto la lente d’ingrandimento per una possibile violazione della privacy.

Nuova grana per Facebook, a poche settimane dal possibile accordo con la Commissione federale per il commercio su una sanzione miliardaria legata alle violazioni della privacy. Il tema è sempre lo stesso: il trattamento dei dati personali degli utenti. Lo rivela il Wall Street Journal, che ha pubblicato un’inchiesta sulla cessione di dati da alcune applicazioni direttamente al social network, soprattutto per quanto riguarda gli iPhone.

Sarebbero almeno 11 le app famose, tra cui alcune che servono a monitorare salute e condizioni fisiche, che consentono un passaggio delle informazioni raccolte, senza lasciare la possibilità di interrompere il flusso. Qualche esempio? Instant Heart Rate: HR Monitor, tra le più utilizzate sugli iPhone per tenere d’occhio la propria attività cardiaca. Ma anche Flo Period & Ovulation Tracker, usata dalle donne per registrare l’arrivo delle mestruazioni e calcolare i periodi di fertilità. Per quanto riguarda Android, invece, il Wall Street Journal ha ricevuto conferma da un’azienda di cybersicurezza che anche BetterMe: Weight Loss Workouts invia a Facebook informazioni su parametri come peso e altezza delle persone.

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Il passaggio di queste informazioni è permesso da uno strumento conosciuto come software development kit (Sdk), integrato nei codici delle applicazioni. Uno dei più utilizzati è proprio l’Sdk di Facebook, che permette alle app di monitorare il comportamento degli utenti quando sono sul social e raccogliere dati per migliorare le pubblicità. Il punto è che, quando la persona condivide un’informazione con un’app che integra un Sdk, la sta di fatto cedendo anche a chi ha realizzato il software development kit.

Dopo la pubblicazione dell’inchiesta, il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, ha chiesto a due agenzie dello Stato di indagare su questo nuovo caso di possibile violazione della privacy. Non certo una novità per il social di Mark Zuckerberg, già coinvolto in quello sulla piattaforma Cambridge Analytica, che dava accesso alle informazioni degli utenti ad altri giganti come Netflix e Spotify. Per non parlare dello scandalo legato al pagamento di giovani per scaricare un’app che registrasse l’utilizzo del loro smartphone.

Redazione Nurse Times

Fonte: www.corriere.it

 

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