Risk managment: nursing alla persona affetta da malattia oncoematologica

Si chiama Angelica Ricchiuti, infermiera neo laureata presso l’Università degli studi di Bari “Aldo Moro” nel polo formativo Jonico di Taranto e ci propone di seguito un estratto della sua tesi dal titolo “RISK MANAGEMENT: NURSING ALLA PERSONA AFFETTA DA MALATTIA ONCOEMATOLOGICA”. I complimenti di tutto lo staff  di NurseTimes per il titolo di studio conseguito con l’augurio che si concretizzi presto con una buona opportunità lavorativa…in Italia.

RISK MANAGEMENT: NURSING ALLA PERSONA AFFETTA DA MALATTIA ONCOEMATOLOGICA

INTRODUZIONE

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La scelta di affrontare e sviluppare un lavoro riguardante l’ambito dell’ematologia e più precisamente le patologie maligne di questo settore non è del tutto casuale. Nell’esperienza di tirocinio ho potuto confrontarmi con le realtà dei diversi reparti e quella che mi ha colpito, in maniera insolita e particolare, è stata l’esperienza vissuta nella Struttura di Ematologia, dove ho compreso quanto sia importante la presenza di personale sanitario estremamente competente ed aggiornato,  per l’assistenza di persone la cui vita è legata ad un filo sottile, spesso in potere dei Professionisti della Salute. Il titolo della tesi  “Risk management”, che tradotto significa “gestione del rischio”, corrisponde al processo mediante il quale si misura o stima il rischio clinico assistenziale in ambito sanitario, al fine di sviluppare strategie di governo dello stesso. Il percorso di sviluppo del documento ha l’obiettivo di valutare se il personale infermieristico  è competente ed ha gli strumenti per la gestione e la prevenzione delle complicanze, legate all’immunodepressione, di una persona affetta da patologia oncoematologica. Lo studio effettuato è un’indagine qualitativa e quantitativa  sul fenomeno, attraverso la preparazione e la somministrazione di  questionari anonimi ad infermieri operanti presso la S.C.  di Ematologia ed annessa Struttura Ambulatoriale  (Day Service – Day Hospital) dello Stabilimento “San Giuseppe Moscati” del P.O.C. della ASL/TA. Tra le complicanze note delle patologie si è voluto mettere in risalto il “Rischio di infezione” e “Rischio di sanguinamento”.

Il primo capitolo della tesi si sviluppa con  la descrizione delle principali patologie maligne del sangue, potendo così avere una visione globale degli aspetti tipici del paziente ematologico. I successivi capitoli sono invece una chiara descrizione di quello che è emerso dallo studio realizzato, approfondito dall’individuazione delle diagnosi infermieristiche correlate alla patologia, i relativi interventi, raccomandati dalle linee guida internazionali, gli standard ed i criteri di valutazione dei risultati infermieristici. 

Quesito clinico per la stima del rischio assistenziale

Lo studio condotto in questi mesi aveva come obiettivo quello di valutare se gli infermieri operanti presso la S.C. di Ematologia ed annessa Struttura Ambulatoriale (Day Service – Day Hospital) dello Stabilimento “San Giuseppe Moscati” del P.O.C. della ASL/TA, avessero le giuste conoscenze e competenze per riconoscere e gestire il “rischio clinico”, al fine di prevenire l’insorgenza di spiacevoli complicanze nella gestione del paziente affetto da neoplasia del sangue e pertanto contraddistinto da una depressione del sistema umorale.

È proprio all’interno di queste strutture che la stima del rischio assume valori elevati, e diventa perciò inevitabile chiedersi se il personale che ci lavora abbia la corretta formazione e preparazione professionale, considerando che sono proprio tali Professionisti della salute a fare la differenza sulla qualità delle cure erogate ai pazienti e sulla vita di questi ultimi. Dopo aver esaminato le caratteristiche delle diverse malattie maligne del sangue e quelle che sono le loro principali conseguenze o quelle derivate dal loro trattamento, ho individuato due diagnosi infermieristiche relativamente al rischio di infezione e di sanguinamento, nonché due rischi che più minacciano l’attività assistenziale e compromettono la vita dello stesso paziente, in base alle quali ho elaborato i quesiti del test anonimo.

Metodi e strumenti.

Ai fini dello studio è stato elaborato un questionario anonimo a risposta multipla contenente dieci domande: cinque di esse riguardavano la prima diagnosi infermieristica individuata, relativa al rischio di infezione; le altre cinque erano invece inerenti alla seconda diagnosi infermieristica, in merito al rischio di sanguinamento.

Struttura di Ematologia e servizio ambulatoriale coinvolto.

È stata condotta un’indagine qualitativa e quantitativa  sul fenomeno, attraverso la preparazione e la somministrazione di  questionari anonimi agli infermieri operanti presso la S.C. di Ematologia ed annessa Struttura Ambulatoriale (Day Service – Day Hospital) dello Stabilimento “San Giuseppe Moscati” del P.O.C. della ASL/TA, nel mese di luglio .

Interpretazione dei risultati.

La finalità dello studio condotto era quella di valutare se il personale infermieristico avesse le conoscenze, le competenze, le abilità e gli strumenti necessari per la gestione e la prevenzione delle complicanze, legate allo stato di immunodepressione, di una persona affetta da patologia maligna del sangue. Il titolo della tesi non a caso è “Risk management”, che tradotto significa “gestione del rischio”, e corrisponde a quel processo mediante il quale si misura o stima il rischio clinico assistenziale in ambito sanitario, al fine di sviluppare strategie di governo dello stesso.

Dall’analisi dei risultati ottenuti è emerso che il campione preso come riferimento, sebbene non molto rappresentativo,  ha delle buone conoscenze in  merito ai prodotti e agli strumenti da utilizzare e/o consigliare nella pratica assistenziale per prevenire le possibili complicanze e al loro utilizzo.

È risultato tuttavia che gli infermieri hanno alcune carenze conoscitive circa la dieta che il loro assistito dovrà seguire per contrastare l’anemia da perdita, conseguenza dei sanguinamenti e su come prevenire tali disturbi in pazienti allettati, semplicemente imbottendo le spondine del letto, laddove magari non sia necessario adoperare altri presidi come il materasso antidecubito.

Altro dato rilevante è la scarsa attenzione rivolta alla disinfezione dei presidi utilizzati durante l’assistenza al paziente; essi andrebbero, specie se condivisi nello stesso momento tra più infermieri o impiegati per più pazienti, disinfettati opportunamente prima e dopo l’approccio a ciascun assistito, come per esempio nel caso del fonendoscopio utilizzato nella pratica di rilevazione della pressione, evitando che lo stesso diventi pericoloso veicolo di infezione.

Altro aspetto da mettere in nota riguarda la gestione delle visite ai degenti: ci sono principalmente due linee di pensiero, l’uno che favorisce l’accesso giornaliero semplicemente ad un unico parente, non curando come questi entri  nel reparto o nell’ ambulatorio e il secondo, attento non solo a consentire l’accesso a pochi parenti, in maniera alternata, con i relativi DPI, a far eseguire loro quel lavaggio delle mani importantissimo per interrompere la catena delle infezioni ma attento ad accertarsi soprattutto che i visitatori non abbiano controindicazioni morbose evidenti, come tosse o starnuti.

Conclusioni

Lo studio condotto aveva come obiettivo quello di valutare se, all’interno di una struttura come quella dedicata alla cura delle neoplasie del sangue, il personale sanitario e nello specifico gli infermieri, fossero  adeguatamente preparati a riconoscere e gestire quello che viene definito come “rischio infezioni”.

Il rischio di infezioni costituisce un aspetto dell’assistenza infermieristica, quasi impossibile da azzerare completamente soprattutto nelle strutture ematologiche. È proprio la capacità di saper governare tale rischio a fare la differenza nella qualità delle cure erogate alla persona e permette di qualificare l’assistenza come efficace ed efficiente.

Dallo studio è emerso che il campione di infermieri, a cui è stato somministrato il questionario,  risulta nel complesso essere aggiornato e competente in merito alle ultime linee guida sulle procedure e sui prodotti da utilizzare nelle attività infermieristiche giornaliere.

Dunque il rischio resta così correlato essenzialmente ad altri due aspetti, in merito ai quali non sono emerse adeguate conoscenze :

  1. Scarsa attenzione nella disinfezione dei presidi.
  2. Inefficiente programma organizzativo per regolare l’ingresso dei visitatori nelle strutture di degenza.

A fronte di ciò sarebbe importante incoraggiare la partecipazione degli infermieri a corsi di formazione specifici che diano delle istruzioni pratiche sulle modalità e sulle tecniche con cui assicurare un’adeguata pulizia e disinfezione dei presidi sanitari, pericolosi veicoli di trasmissione di germi patogeni, e dei consigli utili per l’elaborazione di prospetti da utilizzare all’interno del reparto che certifichino la reale avvenuta delle stesse procedure.

Non meno importante è la revisione dei programmi interni con cui viene regolato l’ingresso dei visitatori nella struttura di degenza. Occorre pertanto: promuovere una valida azione educativa da parte degli infermieri rivolta ai pazienti e alle loro famiglie, per permettere loro di capire l’importanza di un isolamento parziale o totale dell’utente, col solo obiettivo di preservarlo dal pericoloso rischio di poter sviluppare un’infezione potenzialmente letale, per il particolar stato di immunodepressione in cui si trova; responsabilizzare maggiormente gli infermieri, affinché siano più  meticolosi nel gestire tali ingressi e assicurino l’avvenuta degli stessi nel modo più sicuro possibile.

Difatti è proprio l’educazione terapeutica la miglior arma a disposizione dell’infermiere per assicurare una valida assistenza e farsi carico della persona nella sua interezza, coinvolgendo l’assistito all’interno dello stesso processo assistenziale. Mi piace concludere il mio lavoro con un pensiero piccolo ma ricco di significato:

Quando curi una malattia puoi vincere o perdere …

quando ti prendi cura di una persona, vinci SEMPRE!”

patch adams

Angelica Ricchiuti

In allegato:

Dati raccolti risk managment

Giuseppe Papagni

Nato a Bisceglie, nella sesta provincia pugliese, infermiere dal 94, fondatore del gruppo Facebook "infermiere professionista della salute", impegnato nella rappresentanza professionale, la sua passione per l'infermieristica vede la sua massima espressione nella realizzazione del progetto NurseTimes...

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