La carenza cronica di infermieri che ha gettato nel caos molte case di riposo per anziani sembra non avere fine. Il problema strutturale, ripetutamente evidenziato dagli enti gestori, sarebbe legato soprattutto alle modalità del sistema universitario.
Il grave disagio è stato segnalato al sindaco Gian Carlo Muzzarelli attraverso una lettera inviata per conoscenza anche al dg dell’Ausl Antonio Brambilla.
«Il problema va aggredito con un’azione che coinvolga tutti i soggetti interessati – istituzioni, gestori, rappresentanze sindacali e ordini professionali – in un’ottica di corresponsabilità. Serve un cambiamento culturale per ripensare agli interventi a supporto nelle situazioni assistenziali complesse e una riflessione sulle mansioni di supporto all’attività infermieristica».
La Conferenza Territoriale Socio Sanitaria ha anche individuato e realizzato diversi interventi per rispondere alla carenza di personale infermieristico: dalla formazione tramite graduatoria Ausl di un elenco di operatori disponibili ad essere contattati da enti gestori del sociosanitario accreditato all’assegnazione temporanea di personale Ausl, dal reclutamento di infermieri tramite agenzie interinali all’attivazione del servizio domiciliare infermieristico per accessi programmati nelle strutture. Ma, a fronte del mutamento delle condizioni della popolazione anziana residente nelle Cra e quindi dei bisogni a cui occorre dare risposta, si è trattato di interventi certo non risolutivi.
Da qui anche la sollecitazione a implementare l’assistenza qualificando maggiormente le mansioni del Oss attraverso anche percorsi di formazione sul campo e in aula che consentano di potenziare le competenze già tracciate dall’accordo Stato Regioni. Nell’ultimo mese è stato istituito un gruppo di lavoro in seno all’Ausl, che ha visto la partecipazione delle responsabili infermieristiche delle aree fragili, finalizzato a ridefinire le attività in capo delle Oss all’interno del loro profilo professionale per arrivare a un documento di supporto ai gestori nell’individuare in modo uniforme piani di lavoro coerenti con i profili professionali (Oss e infermieri).
Inoltre, su mandato della Ctss, è stato costituito anche un gruppo di lavoro provinciale che vede la partecipazione di alcuni soggetti gestori pubblici e privati a fianco a Comuni e Ausl per promuovere buone pratiche e modalità operative applicabili su tutto il territorio provinciale. Il gruppo si affianca alle azioni messe già in campo dalla task force distrettuale istituita dopo lo scoppio della pandemia.
«Lavorare esclusivamente sul percorso di formazione abilitante alla professione infermieristica richiederebbe, infatti, tempi lunghi e non rispondenti alle attuali necessità – precisa l’assessore alle Politiche sociali Roberta Pinelli – occorre invece pensare a soluzioni efficaci nel breve termine. Soluzioni che per essere realizzabili devono basarsi sulla volontà condivisa di tutti gli attori in campo».
Fonte: Gazzetta di Mantova
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