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Medici in rivolta contro il nuovo decreto: pronti a ricorrere al Tar

Il mondo della sanità in Italia è al centro di un acceso dibattito, alimentato dalle critiche vibranti del presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, e del presidente del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed, Guido Quici, nei confronti del recente decreto prescrittivo. Le loro dichiarazioni hanno sollevato interrogativi fondamentali sul futuro della cura medica nel Paese.

Rossi, esprimendo il suo dissenso, ha denunciato l’assurdità di ridurre la complessità umana a una serie di codici e procedure burocratiche. Ha affermato: “È impossibile far rientrare in un codice una patologia o un sintomo specifici: l’essere umano ha sempre una sua complessità. Questa è una assurdità che va condannata ed evitata con ogni mezzo.” Rossi ha inoltre criticato l’approccio del decreto nel misurare la prescrizione dei medici, definendolo una “contraddizione di termini” e una “sciocchezza”.

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Dall’altro lato Quici ha posto l’attenzione sulle cause profonde delle lunghe liste d’attesa nel sistema sanitario italiano. Ha sottolineato: “Dopo decenni di tagli a strutture e risorse umane, occorre rilanciare l’offerta sanitaria per soddisfare i bisogni di salute espressi ed inespressi.” Quici ha anche evidenziato il crescente problema della povertà sanitaria in Italia, con oltre 2 milioni di famiglie che vivono in condizioni di povertà e un aumento della spesa sanitaria out of pocket.

Cosa prevede il Decreto Appropriatezza

Nel panorama sanitario italiano il fenomeno della medicina difensiva continua a sollevare interrogativi cruciali. L’ultima mossa del Governo, volta a contrastare i medici iper-prescrittivi, ha scatenato un acceso dibattito tra gli addetti ai lavori.

Il decreto sulle liste d’attesa, atteso con ansia in consiglio dei ministri entro 15 giorni, si propone di ridurre le lunghe attese attraverso un taglio alle prescrizioni non urgenti o indispensabili. Tuttavia l’attenzione principale sembra concentrarsi sull’appropriatezza prescrittiva, con l’intento di porre un freno alle troppe ricette dei medici di famiglia e degli specialisti.

Secondo il ministro Orazio Schillaci, il cuore di questa misura risiede nella necessità di tracciare con precisione le prestazioni diagnostiche, garantendo un uso più razionale delle risorse sanitarie. L’obiettivo è quello di individuare e correggere eventuali abusi nel sistema, che secondo gli esperti comportano uno spreco annuale di circa 10 miliardi di euro.

Le modalità in fase di definizione prevedono l’obbligo per i medici di indicare il quesito diagnostico legato alla prescrizione

, al fine di monitorare le prestazioni per aree diagnostiche. In caso di superamento dei limiti di prescrizione scatterà un meccanismo di allarme che consentirà alle Regioni di intervenire tempestivamente.

Tuttavia le critiche non si sono fatte attendere. Filippo Anelli, presidente Fnomceo, ha dichiarato che questa misura sull’appropriatezza è inapplicabile, sottolineando come non si possano introdurre regole generali sulla salute del singolo cittadino. Anche Alessio D’Amato, responsabile nazionale Welfare di Azione, ha espresso dubbi sull’efficacia di questo approccio, evidenziando la necessità di affrontare il problema con più personale e risorse.

Nonostante le critiche, il ministro Schillaci ribadisce l’importanza di cambiare radicalmente il sistema, sottolineando che l’obiettivo principale è quello di ridurre le liste di attesa e ottimizzare l’offerta sanitaria. Inoltre il decreto prevede altre misure mirate a migliorare l’accesso alle prestazioni sanitarie, come la possibilità per gli ospedali di acquistare prestazioni in libera professione dai propri medici, sempre al fine di ridurre le liste d’attesa.

Il dibattito sulla medicina difensiva e sull’appropriatezza prescrittiva continua dunque ad animare il panorama sanitario italiano. Mentre il Governo cerca di trovare soluzioni efficaci per ottimizzare le risorse e ridurre le attese, resta fondamentale garantire un equilibrio tra appropriatezza clinica e libertà medica.

Redazione Nurse Times

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