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Medici e pazienti in piazza: il 15 giugno sit-in in otto città

Sindacati medici e associazioni di cittadini hanno anche annunciato per settembre una grande manifestazione nazionale a Roma.

I sindacati medici e 20 associazioni di cittadini e pazienti sono per la prima volta uniti in una mobilitazione lanciata in una conferenza stampa a Roma. Nell’occasione hanno annunciato un “Manifesto per la salvezza del Servizio sanitario nazionale”, con tanto di sit-in il 15 giugno in otto città italiane e una grande manifestazione nazionale a Roma, prevista per settembre, con l’obiettivo di portare in piazza 100mila persone.

Tra i promotori dell’iniziativa, i maggiori sindacati medici: Anaao Assomed, Cimo Fesmed, Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil Medici, Federazione medici veterinari, Uil Fpl. Al loro fianco Cittadinanzattiva e 19 associazioni di pazienti; da quelli con malattie reumatiche a quelli con diabete o malattie oncologiche.

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“Per la prima volta oggi siamo tutti dalla stessa parte perché, se crolla la sanità pubblica, crolla la salute e il welfare”, ha detto Pierino Di Silverio, segretario di Anaao Assomed.

La mobilitazione parte da lontano. A motivarla, la crescita delle liste d’attesa, della spesa privata, della rinuncia alle cure, che va di pari passo col calo di investimenti in sanità rispetto al Pil, ma anche la fuga dei medici e la mancata assistenza sul territorio.

“Il diritto alla salute è a rischio a causa di un processo di destrutturazione del Servizio sanitario nazionale che ne ha minato sostenibilità ed equità”, spiegano nel Manifesto le organizzazioni sindacali, che rappresentano oltre 120mila dirigenti medici, veterinari e sanitari, e le associazioni di cittadini e pazienti. Per questo, sindacati e associazioni chiedono “a tutte le forze politiche un chiaro impegno in difesa del Servizio sanitario nazionale pubblico e universale”.

“Il quadro dei dati – ha affermato Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva – è drammatico. Si rischia la rassegnazione dei cittadini, in questo contesto già difficile. L’autonomia differenziata è un rischio per l’equità di accesso alle cure, perché accentuerà le differenze di accesso alle cure”. 

“Abbiamo messo in preventivo anche lo sciopero, e ci arriveremo, se sarà necessario – o ha detto il segretario del sindacato Anaao Assomed -. Ora ci interessa più coinvolgere il cittadino nella mobilitazione il Servizio sanitario nazionale, ma non escludiamo nessun tipo di arma”. A preoccupare sono l’autonomia differenziata, il blocco di risorse per assumere personale, il rinnovo del Contratto nazionale.

“Abbiamo un ddl – precisa Guido Quici, segretario del sindacato Cimo-Fesmed – che va verso il regionalismo asimmetrico ovvero verso la distruzione del welfare. Il secondo punto sono le risorse da indirizzare nello specifico sugli operatori sanitari. Bisogna eliminare seriamente il tetto di spesa che ancora limita l’assunzione di personale. La carenza di medici è un tassello di un puzzle, e il problema si supera se si ha coraggio di superare i limiti che non permettono di assumere medici in modo strutturato”. 

Redazione Nurse Times

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