leggiamo con interesse e relativo stupore le ultime notizie riguardanti l’infermieristica pediatrica nazionale. L’interrogazione parlamentare n.3-02055 del Senatore Mauro Laus poneva giustamente in risalto una tematica storica e irrisolta della nostra professione.
Infatti il Senatore (che ringraziamo pubblicamente poiché è dal 2016 che si interessa e supporta la figura professionale dell’infermiere pediatrico), poneva in risalto l’abuso professionale (reato penale) che molti colleghi, purtroppo, compiono ogni giorno garantendo, in continuità assistenziale, le migliori cure scientificamente dimostrate ai pazienti >18 anni affetti da patologie croniche e/o rare insorte in età pediatrica.
Questa necessità emerge poiché l’organizzazione della continuità assistenziale (“transitional care”) nel passaggio tra l’età pediatrica/adolescenziale e l’età adulta, attualmente, non appare uniformemente realizzata nel territorio nazionale (tesi confermata anche dalla lettura del Piano Nazionale della Cronicità del 2016, nel quale si sottolinea che esiste: “una carenza assistenziale critica tale da rendere necessario ed urgente un intervento di sanità pubblica per la costruzione di percorsi assistenziali per il giovane adulto”).
La risposta del Sottosegretario del Ministero della Salute Pierpaolo Sileri, all’interrogazione parlamentare, lascia intravedere una adeguata apertura istituzionale che permetta la partecipazione dell’infermiere pediatrico, laddove venga ritenuto efficace e necessario, all’assistenza continuativa dei pazienti pediatrici affetti da patologie croniche e rare, anche successivamente al compimento del diciottesimo anno di età, ma nel contempo pone l’accento anche su l’opportunità di un eventuale accorpamento delle due figure professionali dell’infermiere e dell’infermiere pediatrico, con la revisione del relativo ordinamento didattico.
È palese che l’autorizzazione all’esercizio, per i pazienti in continuità assistenziale, riscontrerebbe ampio seguito e appoggio dagli infermieri pediatrici in quanto non si incorerebbe più nel reato di abuso professionale.
L’accorpamento delle due figure professionali, invece, lascia più di qualche dubbio in quanto se il futuro dell’infermieristica potrà delinearsi con le specializzazioni, di fatto, l’infermiere pediatrico è già uno specialista formato che ha scelto consapevolmente un percorso universitario precipuo (come rimarcato anche dai Presidenti e dai Coordinatori dei Corsi di Laurea Triennali in Infermieristica Pediatrica degli Atenei Italiani).
Ci preme precisare, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che le rivendicazioni degli infermieri pediatrici NON sono contro i nostri colleghi infermieri che rispettiamo e stimiamo per il lavoro che svolgono ogni giorno, bensì per avere la possibilità di svolgere la propria professione acquisita con sacrifici personali ed economici e mettere a disposizione le nostre competenze per tutelare neonati, bambini, adolescenti, giovani adulti e le loro famiglie.”
Il Presidente del Pediatric Nurse Power Italy- APS, Guglielmo Marciano
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