Lavoro, Bettoni (Inail): “+16% di morti denunciate, è effetto Covid”. Operatori socio-sanitari, medici e operatori socio-assistenziali le categorie più colpite

Di seguito l’intervista rilasciata all’agenzia Dire dal presidente dell’Istituto.

Franco Bettoni

“Le denunce con esito mortale nel 2020 sono state 1.270, 181 in più rispetto al 2019, una crescita del 16%. L’incremento è influenzato soprattutto dalle morti avvenute a causa dell’infezione da Covid-19 in ambito lavorativo, che rappresentano circa un terzo dei decessi denunciati all’Inail da inizio 2020. Il dato, dunque, è alterato dall’emergenza sanitaria. Se prendiamo infatti in considerazione il quinquennio 2015-2019 assistiamo a una diminuzione dei decessi in ambito lavorativo del 9,6%, a dimostrazione della validità delle politiche di prevenzione e sensibilizzazione verso il tema della sicurezza sul lavoro”. Esordisce così Franco Bettoni, presidente dell’Inail, intervistato dall’agenzia Dire in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro.

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Infortuni sul lavoro in diminuzione – Gli infortuni sul lavoro, complice il contesto pandemico, hanno subito una importante diminuzione rispetto al 2019. “Nel 2020 – spiega Bettoni – le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail sono state 554.340, in diminuzione del 13,6% rispetto al 2019. Il calo si è registrato pur in presenza delle denunce di infortunio sul lavoro a seguito dei contagi da Covid-19 che rappresentano circa un quarto del totale delle denunce di infortunio pervenute. Gli infortuni in itinere, cioè quelli avvenuti nel tragitto tra l’abitazione e il luogo di lavoro, registrano un calo più sostenuto, a seguito del massiccio ricorso allo smartworking e il blocco della circolazione stradale durante il lockdown. A causa dell’emergenza sanitaria, il settore della sanità e dell’assistenza sociale si distingue per un forte incremento delle denunce di infortunio”.

Le categorie di lavoratori maggiormente colpite dalla pandemia sono gli operatori socio-sanitari, i medici, gli operatori socio-assistenziali e il personale non qualificato che svolge il proprio lavoro all’interno delle strutture ospedaliere. “Tutte queste categorie – aggiunge il presidente Inail – raccolgono circa il 79% dei contagi professionali. Oltre al comparto sanitario e assistenziale hanno patito la pandemia piu’ di altri lavoratori: gli impiegati amministrativi, i conducenti, gli addetti ai servizi di pulizia, direttori e dirigenti amministrativi e sanitari. Le donne- afferma- sono sicuramente le più colpite dal contagio sul lavoro da Covid-19 (circa il 70%), mentre l’80% dei decessi interessa la componente maschile”.

“La pandemia – sostiene con forza Bettoni – ha riaperto la questione dell’esclusione dalla tutela Inail di soggetti particolarmente esposti al rischio contagio, come quella dei medici di famiglia e dei medici liberi professionisti. Nei prossimi mesi, insieme al Consiglio di amministrazione e d’intesa con il Consiglio di indirizzo e vigilanza e il direttore generale dell’Istituto, ci impegneremo per l’estensione della tutela Inail agli oltre tre milioni e mezzo di lavoratori che non ne hanno ancora diritto”

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Gli incidenti mortali sul lavoro e il ruolo della formazione – Pur essendo il dato dei decessi sul lavoro alterato dall’emergenza sanitaria, per il presidente dell’Inail “il numero delle morti sul lavoro continua a essere intollerabile. I settori in cui purtroppo si verificano ancora molti infortuni mortali sono le costruzioni, i trasporti e il commercio e in questa Giornata è importante puntare i riflettori”.

Bettoni, dunque, punta i riflettori sul ruolo cruciale giocato dalla formazione in termini di sicurezza sul lavoro, i cui standard ottimali devono essere garantiti dalle aziende. “La formazione – spiega ancora nell’intervista all’agenzia Dire – rappresenta un segmento importante delle competenze dell’Inail in materia di prevenzione e tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Promuovere la cultura della sicurezza con il coinvolgimento di tutti gli attori che a vario titolo partecipano al sistema di prevenzione nei diversi contesti produttivi è uno degli obiettivi strategici dell’Istituto. L’Inail redige anche linee di indirizzo per l’applicazione di modelli di gestione della salute e sicurezza, frutto delle diverse collaborazioni attivate dall’Istituto mediante accordi e protocolli di intesa con i principali attori del sistema produttivo. Ritengo, infine, che il sistema produttivo italiano sia al passo con quello dei Paesi europei per quanto riguarda l’adozione di elevati standard di sicurezza e la progettazione di interventi mirati di prevenzione: grazie anche all’impegno dell’Inail le imprese stanno iniziando a considerare la sicurezza non più un costo, ma un investimento, oltre che leva strategica per aumentare produttività e competitività”.

L’infortunio da covid-19 – Cosa succede se un lavoratore contrae il virus sul luogo di lavoro o durante il tragitto che gli consente di raggiungere l’azienda? “Se il lavoratore ha contratto il contagio sul luogo di lavoro o nel tragitto per recarsi al lavoro, l’evento è considerato un infortunio sul lavoro e, pertanto, il lavoratore riceve tutte le tutele Inail”. Se è in smart working è coperto dalle tutele Inail? “Se il contagio è avvenuto mentre la persona lavora da casa non è prevista la tutela Inail perché l’infezione è sicuramente riconducibile ad altri fattori, come quello familiare, che escludono l’occasione di lavoro. Ovviamente è invece garantita la tutela assicurativa per gli infortuni che al lavoratore possono capitare durante l’espletamento della mansione lavorativa a casa (cadute, folgorazione, ecc.)”.

Redazione Nurse Times

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