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La ‘Quick Look’ nel soccorso al paziente traumatizzato: criticità, esperienze sul campo e nuove prospettive operative

La fase di “Quick Look” rappresenta un momento cruciale nell’intervento di soccorso al paziente traumatizzato. Nonostante la sua breve durata, questa fase può essere determinante nel prevenire incidenti sia per il personale sanitario che per il paziente stesso. Questo articolo si propone di esaminare le carenze, le criticità e le proposte operative per migliorare la gestione del soccorso nella fase iniziale, basandosi su esperienze sul campo e su una revisione della letteratura scientifica.

La fase della “Quick Look”: cosa comporta?

La “Quick Look” consiste nella rapida valutazione della scena al momento dell’arrivo del team sanitario. In questa fase, i professionisti devono identificare i principali fattori di rischio legati alla situazione ambientale, alle condizioni cliniche del paziente e ai pericoli per il personale. Questa valutazione rapida, spesso eseguita in condizioni d’emergenza e sotto pressione, può fare la differenza tra il successo o il fallimento dell’intervento.

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Rischi e sfide sul campo

L’esperienza dei team di emergenza evidenzia che i maggiori pericoli si manifestano proprio durante la “Quick Look”. Tra i rischi più comuni riscontrati figurano:

  • Condizioni ambientali estreme: pioggia, neve o sole intenso possono complicare l’intervento, soprattutto se il paziente è in una posizione difficile, come su un pendio o incastrato in un veicolo.
  • Rischi legati alla posizione del paziente: la presenza di dislivelli del terreno, macchinari in funzione o traffico intenso può costituire un pericolo per il team.
  • Rischi per il personale sanitario: il contatto con sostanze tossiche o materiali infiammabili e la presenza di mezzi in movimento sono fattori che mettono a repentaglio la sicurezza del team.

Revisione delle linee guida e letteratura scientifica

La letteratura scientifica in materia di gestione del trauma offre linee guida fondamentali per affrontare le emergenze. Tra i principali riferimenti, troviamo i manuali dell’IRC (Italian Resuscitation Council) e dell’American Heart Association, nonché i protocolli PTC (Prehospital Trauma Care) aggiornati al 2020. Questi documenti sottolineano la necessità di una valutazione del rischio tempestiva e accurata, pur mantenendo la velocità e l’efficienza dell’intervento.

In passato, la “Quick Look” veniva integrata nella valutazione primaria, ma oggi la comunità scientifica ne riconosce l’importanza come fase autonoma, in grado di ridurre i rischi per i soccorritori e migliorare la sicurezza del paziente.

Risultati delle esperienze sul campo

Dai dati forniti dall’Unità Operativa Rischio Clinico di Pisa e Firenze, emerge che la maggior parte degli incidenti avviene proprio durante la “Quick Look”, soprattutto per via di una valutazione errata o incompleta dei pericoli presenti sulla scena. Tali incidenti, sebbene non sempre gravi, evidenziano l’importanza di una preparazione adeguata e di una formazione continua per i team di emergenza.

Proposte operative e raccomandazioni

Alla luce delle evidenze raccolte, è fondamentale che il personale sanitario continui a sviluppare e affinare le proprie capacità di valutazione dei rischi nella fase della “Quick Look”. Ecco alcune raccomandazioni per migliorare la sicurezza:

  1. Formazione continua: le esperienze sul campo devono essere analizzate e discusse regolarmente attraverso briefing e audit, al fine di migliorare la consapevolezza dei rischi.
  2. Procedure operative aggiornate: le linee guida aziendali e regionali devono essere costantemente revisionate, sulla base delle esperienze raccolte dal team sanitario.
  3. Registrazione dei dati: la raccolta e l’analisi dei dati relativi agli incidenti avvenuti durante la “Quick Look” è fondamentale per sviluppare nuove strategie di prevenzione.

Conclusioni

La “Quick Look”, sebbene breve, è una fase essenziale del soccorso al paziente traumatizzato. Una valutazione corretta e tempestiva dei rischi non solo può salvare vite, ma anche prevenire incidenti che coinvolgono i soccorritori. La comunità scientifica è chiamata a continuare lo studio di questa fase, per fornire strumenti e procedure sempre più efficaci e sicure, a tutela di tutti i professionisti coinvolti nelle emergenze.

Alessandro Manfardini

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