Nei mesi scorsi all’E.O. Ospedali Galliera di Genova sono state adottate nuove ed efficaci terapie infusionali per la gestione dei pazienti con malattia di Parkinson. Il dottor Claudio Marcello Solaro, direttore di Neurologia del Galliera, assieme alla sua equipe, la dottoressa Laura Strada, il dottor Ivan Bonanni e la coordinatrice infermieristica Micol Favara, che gestiscono l’ambulatorio dei disturbi extrapiramidali, a distanza di poche settimane, hanno potuto confermare l’efficacia di tali terapie sui pazienti in cura presso la struttura.
La fase avanzata della malattia di Parkinson è caratterizzata dalle fluttuazioni sia motorie, sia non motorie. Nel corso della giornata le persone vivono momenti “buoni”, nei quali emotivamente stanno bene, non hanno dolore e riescono a muoversi in modo efficace, e momenti “non buoni”, nei quali sono rigidi, bloccati e non in grado di muoversi normalmente o di camminare bene.
In questi momenti (fasi OFF) del Parkinson si possono avere anche dei disturbi di ordine psicologico, come ansia immotivata, tristezza, angoscia, oppure dolore e sensazione di fame d’aria. Sono anche possibili discinesie, ossia movimenti involontari incontrollabili che si presentano durante la giornata, per cui il paziente vive una condizione molto penosa di continuo e poco prevedibile mutamento, come se fosse sulle montagne russe.
“Abbiamo iniziato a utilizzare pompe per infusione sottocutanea continua che, riducendo le fluttuazione dei livelli ematici dei farmaci, minimizzano le fluttuazioni indesiderate – spiega Solaro –. Al Galliera è possibile la prescrizione di infusione sottocutanea di foslevodopa/foscarbidopa e di apomorfina. La terapia viene avviata in ospedale, ma consente al paziente di autogestirsi poi a domicilio, dopo adeguato training, migliorando significativamente la propria qualità di vita e indipendenza”.
La pompa, poco più grande di un cellulare, è collegata alla cute (generalmente dell’addome) tramite un tubicino nel quale viene erogato il farmaco. Sulla pelle è applicata una lancetta flessibile millimetrica in silicone con un cerotto.
Per la buona riuscita di questa terapia contro il Parkinson è indispensabile identificare correttamente il paziente che ne ha bisogno e accompagnarlo con attenzione e professionalità nell’apprendere la gestualità necessaria ad eseguire correttamente l’infusione, evitando le possibili complicanze.
“Il primo paziente è stato trattato nel mese di luglio con successo – aggiunge la dottoressa Strada –. Dopo i primi due mesi di follow-up, I riscontri sono molto positivi e mostrano come questa nuova modalità di somministrazione sia molto promettente per alcuni soggetti con malattia di Parkinson”.
Redazione Nurse Times
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