Regionali

Infermiere picchiato brutalmente a Pescia (Pistoia): condannato il giovane aggressore

Un’aggressione agghiacciante, risante al 2020, ma ancora viva nella mente di Marco Guarascio, all’epoca infermiere al Pronto soccorso dell’ospedale di Pescia (Pistoia). Una violenza inaudita, per la quale il Tribunale di Pistoia ha appena condannato il giovane responsabile: otto mesi di reclusione e pagamento di una provvisionale di 3mila euro (una somma maggiore potrà essere richiesta con l’avvio di una causa civile).

Per oltre 170 giorni l’infermiere vittima di quella violenza non è potuto tornare al lavoro per via dei postumi del grave trauma subito. Ora torna a ricordarla lui stesso, parlandone a La Nazione: “Un pugno mi raggiunse alle spalle, mentre cercavo di raccogliere i miei occhiali, caduti per terra. In un attimo mi trovai contro lo spazio tra la porta e il muro, con le ossa del braccio staccato dalla spalla e un omero frantumato”.

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Prosegue l’infermiere: “Tutto avvenne una mattina come le altre, prima che partisse l’allarme della pandemia. Ero a lavorare in reparto, quando in una stanza dove erano stati sistemati alcuni degenti trovai una persona in piedi. Era evidente che non avesse bisogno di cure, ma dato che al momento non c’era troppa gente pensai di farla restare dentro. Quando il Pronto soccorso iniziò a riempirsi di persone invitai quell’uomo a uscire, ma lui ha iniziato a rispondermi male”.

La situazione degenerò quando l’infermiere rispose con una battuta tagliente alle pretese dell’uomo, che si offese quando i presenti iniziarono a ridere. “A quel punto – racconta Guarascio – mi si avventò contro, ma essendo lui non tanto alto lo bloccai. A un certo punto, però, riuscì a graffiarmi il viso, facendomi cadere gli occhiali. Nel frattempo il figlio barellato si mise nel mezzo, ma riuscii momentaneamente ad allontananarlo. Mentre mi giravo per cercare i miei occhiali, tuttavia, mi colpì alle spalle, facendomi finire contro un muro”.

Sempre l’infermiere: “Ho riportato lesioni gravi e per sei mesi non sono potuto andare a lavorare. Il tribunale ha riconosciuto responsabile il giovane e mi ha concesso questo risarcimento. Una delle cose che mi ha fatto più male è il fatto che in paese si è diffusa la voce che fossi stato io ad attaccare briga con quella gente, mentre invece non avevo fatto proprio niente di male. La sentenza ha fatto chiarezza su chi ha fatto partire tanta violenza in modo così assurdo”.

Redazione Nurse Times

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