A livello globale un adolescente su sette tra i 10 e i 19 anni vive con un problema di salute mentale diagnosticato. La maggior parte delle 800mila persone che muoiono ogni anno per suicidio sono giovani, e il suicidio è la quarta causa principale di morte tra i giovani fra i 15 e i 19 anni.
Sarebbero sufficienti questi dati, richiamati dall’Unicef, per capire quanto la salute mentale – di cui il 10 ottobre ricorre la Giornata mondiale – rappresenti una priorità sanitaria mondiale. Anche perché, solo nei tre anni della pandemia, come ricorda la Società italiana di psichiatria, le diagnosi di disturbi psichici sono aumentate del 30%. E i sintomi depressivi hanno riguardato una persona su tre.
“Questo è un tema sul quale sono fortemente impegnata, nell’ambito della Commissione Affari sociali – commenta la deputata Ilenia Malavasi -. “Sono prima firmataria di una proposta di legge a sostegno dello psicologo di base (inserire gli psicologi nella rete dell’assistenza primaria, operando come avviene per i medici di famiglia, i pediatri di libera scelta e nelle case di comunità), che tra le altre cose favorirebbe la prossimità e quell’accoglienza necessaria a contrastare lo stigma sociale che ancora avvolge i disturbi mentali, e fa sì che, purtroppo, molte persone non si rivolgano al medico curante, sottovalutino i sintomi e giungano poi a una diagnosi con grande ritardo”.
Aggiunge Malavasi: “La scorsa settimana, inoltre, ho contribuito a promuovere un convegno a Roma dove sono stati presentati i dati del Progetto More (Mental Health Optimization of Resources), alla cui stesura hanno partecipato società scientifiche, accademia, associazioni di pazienti, istituzioni e settore farmaceutico”.
“Purtroppo il contesto è quello di tagli alle risorse per la sanità – continua Malavasi -. Arriviamo alla Giornata mondiale con una crescita nello spettro dei disturbi psichiatrici del 25-30%, con punte ancora maggiori nelle fasce deboli come i giovani, le donne e gli anziani, mentre il ridisegno delle cure mentali sul territorio (incluso nel Dm 77 del 2022 in attuazione del Pnrr) è fermo ed è rimasto solo sulla carta. Poi c’è il problema del personale e delle competenze: tra psichiatri, psicologi, infermieri, operatori sociosanitari, educatori, assistenti sociali, tecnici della riabilitazione e sociologi si dovrebbe disporre di 37.962 operatori mentre oggi la dotazione è di 25.791, con un gap di oltre 12mila professionisti, per recuperare il quale servirebbe un investimento di circa 1 miliardo di euro per il sistema sanitario nazionale”.
Conclude Malavasi: “Insomma, di fronte a quella che ha tutti i parametri di una vera e propria crisi (tanto che non si esita a definirla ‘pandemia della salute mentale’) occorrerebbe aumentare la consapevolezza, mobilitare gli sforzi, combattere stigma e discriminazioni, investire risorse, ascoltare gli esperti, sostenere il sistema sanitario. L’esatto contrario di quanto sta proponendo il Governo”.
Redazione Nurse Times
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