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Gioco erotico estremo: coniugi al pronto soccorso

Sarno, Salerno. Un uomo di 51 anni, dopo un gioco erotico sfuggito di mano, è finito in pronto soccorso con la moglie: aveva una bottiglia incastrata nel retto.

È notte fonda, davanti al pronto soccorso dell’ospedale “Martiri del Villa Malta” di Sarno (Salerno). Ci sono un paio di ambulanze ferme che aspettano la propria barella, un portantino che fuma gustosamente quanto sbrigativamente una ciancicata sigaretta, il rumore delle auto in lontananza e i lamenti di due gatti che si affrontano all’ultimo sangue nel prato antistante il nosocomio, non si sa bene per quale femmina o per quale territorio. Tutto tranquillo, insomma.

All’improvviso, però, la quiete notturna viene squarciata dal motore di un auto su di giri che si avvicina piuttosto celermente ed inchioda davanti all’entrata del Triage. Scendono una coppia sulla cinquantina e due ragazzi. L’uomo, che chiameremo Alfio, ha il viso sudato, sofferente e cammina a fatica; si tiene l’addome con entrambe le mani, viene sostenuto dai due figli poco più che ventenni ed appare piuttosto dolorante. Riferisce all’infermiere di Triage di avere fortissimi dolori addominali che sono insorti improvvisamente. Dopodiché si rivolge ai suoi ragazzi, che gli stanno praticamente attaccati come due figurine su un album: “Voi adesso andate via, non vi preoccupate, ci sarà da aspettare molto. Tanto con me c’è mamma, ci sentiamo dopo per telefono”.

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Il più grande, però, lo interrompe subito in modo categorico e lo rassicura: “ma papà, scherzi? Assolutamente no, siamo molto più tranquilli se stiamo qui con te. Dove vuoi che andiamo, poi? Adesso stai calmo e fatti visitare”.

Il 51enne, con l’espressione di chi non sa come uscire da una situazione potenzialmente spinosa, fa un cenno con la testa come per esprimere un arrendevole: “va beh”… e si accomoda con la sua signora e con la prole in sala d’attesa. Per fortuna, dopo pochi minuti, viene prontamente visitato dal medico di turno e sottoposto ad ulteriori esami ed accertamenti, tra cui una tac.

Torna il medico con le immagini e il referto, visibilmente perplesso. È un veterano del Pronto Soccorso, conosce da anni le dinamiche e le stranezze che si susseguono senza sosta in quei corridoi ed in quelle stanze.

Ma comunicare certe cose è per lui ancora qualcosa di scabroso, di complicato, visto che per un medico abituato a lavorare in situazioni d’emergenza il “tatto” è spesso un qualcosa di superfluo, per cui non si ha quasi mai tempo.

Guarda Alfio negli occhi, rimira le immagini, chiede un momento agli altri tre componenti della famiglia di allontanarsi e a bassa voce gli comunica: “Signor Alfio, lei è consapevole di avere un corpo estraneo all’interno del retto e che ha rischiato una perforazione?”.

Ed Alfio ansimando, sudando, e rivolgendo lo sguardo in basso verso le ruote di una lettiga vuota a pochi metri: “non so, dottore… mi scusi, non ho capito, io non ho studiato. È grave?”

. Ed il medico, solenne, impassibile: “Mi spiego meglio. Lo sa che ha una bottiglia incastrata su per il culo?”. E lui, assumendo in viso sfumature color porpora: “Sì, dottore, lo so, ma… Cesiraaa! Vieni qua, per favore!”, rivolgendosi alla moglie e chiedendole di fatto aiuto in un momento così difficile della sua vita.

Così la coppia, di fronte all’innegabile evidenza di quella bottiglietta incastonata ad arte, è costretta ad una insospettabile quanto dettagliata confessione: i due hanno avuto, dopo tempo immemore, un rapporto sessuale decisamente spinto, caratterizzato da un trasporto senza eguali che li ha condotti irreversibilmente sulle impervie strade della trasgressione.

Tutto ciò è drasticamente degenerato in un gioco erotico un tantino estremo, che gli ha fatto perdere del tutto il controllo della situazione e che gli è sfuggito decisamente di… mano; fino ad arrivare a infilarsi, senza l’inquisitorio ostacolo dei freni inibitori, diversi oggetti all’interno dell’ano.

Il medico, con un freddo e distaccato interesse scientifico e a quel punto anche antropologico-culturale, ascolta al dettaglio il loro racconto, nonostante a tratti sembri un po’ distratto dagli sguardi sbigottiti dei figli.

Fino a quando, al termine della travolgente ‘confessione’, Alfio si rivolge ai due giovani pronunciando sommessamente: “Figli miei, poi vi spiego tutto. Io ve l’avevo detto che era meglio se andavate via…” E i ragazzi, visibilmente imbarazzati, frastornati ed in religioso silenzio, dopo essersi guardati negli occhi per qualche istante lasciano lì i genitori e vanno via dal Pronto Soccorso. Cosa che forse, come ha sottolineato il loro papà, avrebbero dovuto fare un po’ prima… gli passerà.

L’uomo, a quel punto distrutto più per la vergogna che per il dolore, viene condotto dal chirurgo di turno all’Umberto I di Nocera Inferiore per una consulenza gastroenterologica e una rettoscopia. Una volta capita l’esatta posizione del corpo estraneo parcheggiato nella parte finale del suo intestino, si procede finalmente alla rimozione chirurgica della funesta bottiglia.

Speriamo che il buon Alfio e la sua focosa Cesira riusciranno in futuro a gestire meglio l’irrefrenabile e pericolosa passione che governa la loro salda unione matrimoniale; e che li ha portati, loro malgrado e coi figli al seguito, a palesare i dettagli più indicibili della loro intimità all’interno di un pronto soccorso.

Alessio Biondino

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