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Extrasistole: è controindicato fare sport?

L’extrasistole non è altro che l’anticipazione di un battito cardiaco che dà una sensazione di vuoto o di colpo all’interno del torace, ed è una delle condizioni che mettono maggiormente in allarme chi pratica una attività sportiva.

E’ una condizione molto diffusa. La domanda che molti si pongono: è possibile continuare a svolgere attività sportiva nel caso in cui si soffra di extrasistole?

La risposta degli esperti

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L’extrasistole è una aritmia cardiaca, cioè una contrazione prematura del cuore o di una sua parte, che altera la successione regolare dei battiti.

E’ una singolare sensazione che la persona avverte in corrispondenza del cuore sotto forma di palpitazioni, colpi, o un improvviso rallentamento del battito cardiaco.

Tra la contrazione prematura e il successivo normale battito intercorre, spesso, una piccola pausa che suscita la fastidiosa sensazione di un “arresto” del cuore.

Ciò che si avverte non è in realtà l’extrasistole vera e propria, ma il battito successivo, che è molto più pieno e intenso. Le palpitazioni possono essere episodiche o frequenti, disordinate o periodiche.

Nella grandissima maggioranza dei casi questo disturbo non ha conseguenze serie, ma risulta spesso fastidioso.

Questa scarica fuori tempo può essere prodotta negli atri o nei ventricoli. Si parlerà nel primo caso di extrasistole atriale, nel secondo di extrasistole ventricolare. Le extrasistole atriali o ventricolari possono essere isolate, un singolo battito, o in sequenza, più battiti di seguito.

Le extrasistoli possono insorgere a qualunque età, anche nell’infanzia, particolarmente nella fase di crescita.

In alcuni casi, quando peggiorano con il riposo, sono dovute a:

  • squilibri chimici dell’organismo o ad alterazioni elettrolitiche,
  • problemi gastrici e di digestione, come l’ernia iatale o il reflusso gastroesofageo,
  • assunzione di alcuni farmaci,
  • abuso di alcol e droghe,
  • ansia,
  • stress ed eccessivo esercizio fisico.

In altri casi, quando aumentano con l’attività fisica, sono spesso segno di patologie cardiache, quali fibrillazione atriale e scompenso cardiaco, o cardiocircolatorie, come ipertensione, insufficienza aortica o mitralica.

Già prestando attenzione al racconto del paziente circa la manifestazione del sintomo, cioè il momento in cui insorge una extrasistole, come si perpetua, come finisce, sarà possibile per lo specialista capire se l’extrasistolia subentra a un periodo di stress o di un momento emozionale delicato, ed è quindi curabile con il semplice riposo o se invece  necessiti di ulteriori accertamenti.

Per escludere l’esistenza di patologie cardiache o di altra origine, in aggiunta alla visita cardiologica sono necessari esami strumentali quali elettrocardiogramma (ECG), elettrocardiogramma dinamico secondo Holter, cioè registrazione del battito cardiaco per 24 ore e, in casi dubbi, ecocardiogramma-color-Doppler, per valutare la struttura del cuore.

Nei soggetti sani un’attività fisica regolare può avere effetti positivi sulla diminuzione delle extrasistoli, si può quindi continuare a praticare sia un’attività sportiva amatoriale che agonistica.

 Gli atleti sono sottoposti ad esami semplici e sotto sforzo solitamente a scadenza annuale.

E’ comunque dovere di ogni atleta segnalare, o al responsabile sportivo, o al proprio medico, la comparsa di sintomi, soprattutto in corso di sforzo fisico.

Anche lo sportivo amatoriale è tenuto a presentare un certificato di sana e robusta costituzione, rilasciato dal medico di medicina generale se pratica attività sportive affiliate al CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) o attività parascolastiche.

Negli altri casi è indispensabile sempre ascoltare e riportare al medico i segnali che il nostro corpo ci trasmette. La presenza di una cardiopatia limiterà l’intensità dell’attività fisica in base al tipo di patologia. Ciononostante anche al paziente cardiopatico si consiglia una moderata attività fisica regolare, rispettando le sue condizioni di salute generale, solo nei casi più gravi si consiglia il riposo assoluto.

Redazione NurseTimes

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