Medici

Di Silverio (Anaao-Assomed): “La medicina difensiva è una piaga del Ssn. Costa oltre 11 miliardi allo Stato”

“La medicina difensiva è una piaga del nostro sistema sanitario. E non la causa, bensì l’effetto di un sistema penalizzante per gli operatori sanitari, dovuto prioritariamente alla responsabilità professionale”. Così Pierino Di Silverio, segretario nazionale del sindacato Anaao-Assomed, audito in Commissione Affari sociali alla Camera sul tema della medicina difensiva.

“Si contano più di 35mila cause a danni di operatori sanitari ogni anno, il 95% delle quali si conclude con il proscioglimento – ha proseguito Di Silverio -. Nel frattempo il medico può subire anche sei anni in media di vicende giudiziarie e pagare le spese. La medicina difensiva, con esami diagnostici non sempre utili e consoni, costa più di 11 miliardi di euro alle casse dello Stato”.

E ancora: “Per cambiare le cose abbiamo bisogno di mutare profondamente il paradigma della colpa medica. Ma attenzione, mutare il paradigma non vuol dire rendere il medico impunito qualora dovesse commettere un errore, bensì limitare quell’errore soltanto alla colpa grave. Questo, oltre a svuotare i cassetti ministeriali, che oggi contano più di 350mila cause ancora incompiute a danno dei medici, aiuterebbe sicuramente un percorso giuridico e di diritto molto più lineare”.

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Sempre Di Silverio: “Noi siamo dell’idea che in questo campo l’Italia abbia una stretta necessità di adeguarsi alla politica di tutto il mondo, a eccezione della Polonia. Una depenalizzazione dell’atto medico è il punto di partenza. Come in ogni sistema di diritto, se arrivano denunce che poi non hanno seguito, quantomeno il carico economico dovrebbe ricadere su chi ha denunciato. Sì, perché questo atteggiamento nei confronti dei medici e degli operatori sanitari, a opera di sedicenti studi legali che continuano a promuovere pubblicità faziose, stimolando i pazienti a denunciare i medici – tanto non c’è costo per nessuno, se non per noi stessi -, mette in seria crisi identitaria e di riconoscimento sociale la professione. E ciò contribuisce a far scricchiolare ancora di più un sistema sanitario già in crisi”.

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