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Clostridium difficile: cause, trasmissione, terapia, sintomi, diagnosi e prevenzione

Il Clostridium difficile (C. difficile) è un batterio a gram positivo che può sopravvivere in ambienti a bassa concentrazione di ossigeno e formare spore. Si trova comunemente in natura, specialmente negli ospedali e nelle strutture di cura. Nell’uomo, il C. difficile può far parte della flora intestinale normale senza causare sintomi.

Il batterio è stato isolato per la prima volta nel 1935 dalle feci di neonati asintomatici ed è stato chiamato Bacillus difficilis a causa della sua morfologia e delle difficoltà nell’isolamento.

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Cause

Il principale fattore di rischio per l’infezione da Clostridium difficile è l’uso massiccio di antibiotici, soprattutto in pazienti ricoverati in ospedale. Il rischio di sviluppare l’infezione dopo l’assunzione di antibiotici varia notevolmente e dipende da fattori come l’età (oltre i 65 anni), la dieta e la funzione del sistema immunitario. Altri fattori di rischio includono il tipo e la dose del farmaco prescritto e la durata del trattamento.

La clindamicina è storicamente associata alla malattia da Clostridium difficile ma attualmente la maggior parte dei casi è attribuita all’uso comune degli agenti β-lattamici.

Altri fattori di rischio includono interventi chirurgici recenti, soprattutto trapianti e procedure gastrointestinali, l’uso di inibitori della pompa protonica (farmaci per lo stomaco che riducono l’acidità), immunosoppressione, malattie infiammatorie intestinali come il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa, un lungo periodo di degenza in ospedale (più di 15 giorni) e alimentazione con sondino nasogastrico.

Trasmissione

La trasmissione dell’infezione avviene principalmente attraverso il contatto oro-fecale. I pazienti infetti dal Clostridium difficile nel tratto gastrointestinale possono espellere il batterio insieme alle feci che, soprattutto negli ospedali, possono contaminare diverse superfici come comodini, rubinetti, scarichi dei bagni, termometri e abbigliamento non pulito. Il Clostridium difficile può sopravvivere al di fuori dell’intestino per alcune settimane grazie alla formazione di spore.

La trasmissione avviene quando le spore del batterio vengono portate alla bocca attraverso le mani contaminate. Dopo essere state ingerite, le spore raggiungono l’intestino dove possono crescere e proliferare se trovano una flora batterica alterata dall’uso massiccio di antibiotici.

Sintomi

I portatori asintomatici di Clostridium difficile rappresentano dal 2% al 30% dei casi e possono essere ricoverati o non ricoverati con fattori di rischio sottostanti. Anche se asintomatici, questi individui fungono da serbatoio per la contaminazione ambientale.

Il periodo di incubazione tra l’ingestione delle spore e l’insorgenza della malattia non è stato determinato ma la maggior parte dei pazienti sviluppa diarrea durante o subito dopo l’assunzione degli antibiotici, che rappresentano il principale fattore di rischio per l’infezione da Clostridium difficile.

I sintomi dell’infezione da Clostridium difficile possono variare notevolmente e includono diarrea lieve o grave, colite senza pseudomembrane, colite pseudomembranosa e colite fulminante, che rappresenta una condizione estremamente pericolosa per la vita.

La diarrea è il sintomo principale dell’infezione da Clostridium difficile.

Colite con o senza pseudomembrane

Le manifestazioni cliniche della colite con o senza pseudomembrane sono simili ma differiscono nell’intensità dei sintomi.

Un’altra differenza tra le due forme cliniche è la presenza delle pseudomembrane, uno strato aderente composto da cellule infiammatorie e detriti sulla mucosa intestinale danneggiata.

I sintomi tipici di queste forme includono diarrea acquosa con 10-15 scariche al giorno, crampi addominali, febbre, mancanza di appetito, nausea e presenza di muco nelle feci.

La presenza di sangue nelle feci (raramente), malessere generalizzato e bocca secca a causa della disidratazione sono i sintomi più comuni associati all’infezione da Clostridium difficile. Tuttavia, alcuni pazienti possono sviluppare una forma più grave chiamata colite fulminante, che può causare problemi come la perforazione intestinale, l’occlusione intestinale, il megacolon tossico, una grave abbassamento della pressione sanguigna e un’infezione diffusa.

Diagnosi

La diagnosi dell’infezione si basa sulla storia del paziente, la presenza dei sintomi associati all’infezione da Clostridium difficile, l’esame delle feci e talvolta anche su alcuni esami del sangue. Nei casi dubbi, potrebbe essere necessaria un’endoscopia per valutare la presenza di pseudomembrane.

La terapia per l’infezione da Clostridium difficile prevede, come primo provvedimento, l’interruzione della terapia antibiotica che il paziente sta assumendo, se possibile. Nei casi lievi, non è necessario alcun altro trattamento poiché l’infezione può risolversi spontaneamente con il ripristino della flora batterica normale. Tuttavia, nei casi gravi e persistenti, è necessario instaurare una terapia medica adeguata con farmaci come il metronidazolo e la vancomicina somministrati per via orale.

È importante notare che in un 20-30% dei casi la diarrea può ripresentarsi dopo la sospensione del trattamento e richiedere quindi un nuovo ciclo di cura con metronidazolo o vancomicina.

Un approccio relativamente recente per il trattamento delle infezioni croniche da Clostridium difficile è il trapianto fecale. Questa procedura consiste nel trasferimento di un campione di feci da un donatore al paziente infetto al fine di favorire la colonizzazione intestinale da parte di batteri benefici. Nonostante possa suscitare scetticismo o repulsione, il trapianto fecale si è rivelato un’opzione estremamente efficace nel risolvere queste infezioni.

Prevenzione

Per prevenire la diffusione dell’infezione da Clostridium difficile, è fondamentale adottare misure come l’isolamento dei pazienti sospetti di essere affetti dall’infezione, l’uso di guanti monouso durante il contatto con i pazienti infetti e l’uso di disinfettanti a base di cloro per pulire le superfici o gli oggetti che potrebbero essere venuti a contatto con un paziente infetto. Inoltre, il personale ospedaliero deve lavarsi regolarmente le mani e prescrivere antibiotici in modo appropriato per evitare un uso inappropriato.

In conclusione, la diagnosi e il trattamento tempestivi dell’infezione da Clostridium difficile sono essenziali per prevenire complicazioni gravi. Adottando le opportune misure preventive e utilizzando le opzioni terapeutiche disponibili, si può gestire efficacemente questa infezione batterica.

Redazione Nurse Times

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