Il segretario territoriale del sindacato, Giuseppe Provinzano, denuncia la difficile situazione degli ospedali Sant’Elia e Vittorio Emanuele.
Il sindacato Nursind torna a lanciare l’allarme per la grave carenza di personale infermieristico e di supporto negli ospedali Sant’Elia di Caltanissetta e Vittorio Emanuele di Gela, evidenziando ritardi da parte dell’Asp nelle assunzioni. “Al Sant’Elia – spiega il segretario territoriale Giuseppe Provinzano – ci sono infermieri di punto in bianco spostati dal Blocco operatorio a Malattie infettive, senza preavviso e programmazione. La coordinatrice infermieristica del complesso operatorio è stata sostituita da altro personale infermieristico senza nessuna esperienza di camera operatoria, ma soltanto con il benestare del dirigente medico e della direzione di presidio. Che interessi ci sono a far coordinare il gruppo operatorio da infermieri appena assunti?”.
E ancora: “Non riusciamo a comprendere perché la Terapia intensiva Covid del Sant’Elia sia ancora chiusa, sovraccaricando di lavoro quella del Vittorio Emanuele di Gela. Tutti i reparti hanno notevoli difficoltà a fornire assistenza per carenza di personale. Come se non bastasse, quel che rimane del personale assunto per l’emergenza Covid viene dirottato a Pian del Lago per assistere i profughi in attesa di permesso di soggiorno”.
Le cose non vanno meglio all’ospedale di Gela: “Al Pronto soccorso Covid ci sono solamente un infermiere e un operatore socio-sanitario ad assistere 14-15 pazienti. E la notte un infermiere e un oss devono a volte gestire anche fino a 10 posti letto di Terapia sub-intensiva, con pazienti positivi al Covid che necessitano di supporto ventilatorio non invasivo. La Terapia intensiva Covid dell’ospedale di Gela, con personale che potrebbe gestire soltanto quattro pazienti, si ritrova a gestirne otto, con quattro medici rianimatori, 15 infermieri, sette oss e due ausiliari”.
Conclude Provinzano: “Gli infermieri sono consci dello stato di emergenza che stiamo attraversando, ma la mole di lavoro è troppo elevata, fisicamente e psicologicamente. Qui a rischiare non sono solo gli infermieri, ma anche i pazienti. E lavorare con questi ritmi e con questa pressione è impossibile. C’è di mezzo la qualità dell’assistenza, che non può essere garantita ai nostri malati”.
Redazione Nurse Times
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