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Bottega (Nursind): “Facciamo chiarezza sugli arretrati del Contratto 2022-2024”

“Desidero condividere alcune riflessioni su questo tema, considerato che in diversi post ci si lamenta della mancanza di arretrati in caso di firma nel 2024 del contratto di lavoro e degli scarsi aumenti che questo porterebbe”. Comincia così il post pubblicato su Facebook da Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato Nursind.

“A scanso di equivoci, premetto che le risorse stanziate non coprono l’andamento inflattivo che in questi anni abbiamo subito, e questo è un dato di fatto, come lo è la disponibilità economica entro cui la trattativa si svolge – prosegue Bottega -. Il contratto si fa con le risorse che la legge mette a disposizione. Tutto il pubblico impiego (medici compresi) avranno la stessa percentuale di aumento, il 5,78%. Naturalmente in cifre assolute ci saranno degli importi diversi, perché le retribuzioni dei dirigenti sono maggiori rispetto a quelle del comparto. E anche questo è un dato di fatto”.

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Sempre Bottega: “Ora, va detto che è auspicabile che in un rinnovo del contratto non ci siano arretrati perché lo stesso dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) avvenire prima della scadenza. Ultimamente, invece, i contratti si rinnovano dopo la scadenza del triennio di riferimento, generando quindi arretrati. Così il triennio 2019-2021 ha visto il contratto del comparto firmato a novembre 2022, e quindi generare arretrati che superavano l’anno per un valore intero nel 2022 e uno parziale per il 2021 (con l’indennità di specificità per gli infermieri) e gli anni precedenti. Gli arretrati di quel contratto variavano dai 3.500 ai 4mila euro lordi per il personale sanitario. Per i medici il ritardo è stato ancora maggiore, perché arrivato dopo tre anni dalla scadenza del contratto. E’ naturale che, passando gli anni, si accumulino arretrati più consistenti”.

E ancora: “Questa tornata contrattuale potrebbe chiudersi prima della scadenza, e quindi non generare arretrati anche per un altro motivo: il Governo ha già anticipato gli arretrati. Per il 2022 gli arretrati sono pari alla indennità di vacanza contrattuale (IVC 0.50%), come di consueto, ma per il 2023 abbiamo avuto la IVC + l’una tantum (circa 30 euro) e per il 2024 l’IVC + 6,7 volte l’IVC. In sostanza già oggi un ex D4 prende un anticipo di aumento contrattuale di 87,70 euro al mese. A questi 87,70 euro, che saranno stabilizzati sullo stipendio base, si aggiungeranno i benefici della contrattazione che saranno determinati dalle scelte del tavolo contrattuale”.

Continua Bottega: “Quindi, se è vero che non ci saranno arretrati, ciò è dovuto al fatto che già percepiamo degli aumenti più consistenti della normale IVC (0,50% https://www.rgs.mef.gov.it/…/Misure…/SANITA-IVC-2022.pdf). Ora, il mio punto di vista è che, oltre alla IVC maggiorata che stiamo prendendo e che vale circa 740 milioni di euro, nello stipendio base dovremmo mettere anche il valore dell’una tantum che prendevamo nel 2023, cioè altri 260 milioni di euro. In questo caso avremmo un po’ di arretrati, ma soprattutto i colleghi della Lombardia e del Lazio che hanno avuto l’anticipo nel dicembre 2023 non rischierebbero di restituire soldi. Questa scelta però è rimessa al tavolo, non dipende solo dalla mia volontà.

Si legge ancora nel post di Bottega: “Sulle disponibilità economiche faccio presente che, rispetto allo scorso contratto, ci sono 300 milioni in più, oltre ad altri 140 milioni per il personale del pronto soccorso. Questi sono i dati di fatto. Ho voluto condividere queste riflessioni non perché sono un contabile (è giusto che chi siede al tavolo della contrattazione nazionale conosca la posta economica disponibile), ma perché desidero fare chiarezza e portare a sconoscenza di tutti il contesto entro cui ci muoviamo. Più elementi avete per comprendere il quadro, più potete farvi un’idea precisa di quello che potrebbe essere l’esito delle trattative”.

Conclude Bottega: “Per avere arretrati basta non firmare il contratto per qualche anno, ma è giusto sapere che a fine 2024 gli 87,70 euro al mese torneranno a essere 11,39 con una perdita mensile di 76 euro. Come si vede, la verità ha molte facce (come il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto): dipende da dove la si guarda. Una di queste facce ci dice che l’aumento lo stiamo già percependo. Al contratto resta l’onere di completare la distribuzione delle restanti risorse. Spero che qualche sfogo virtuale che ho letto sia frutto della frustrazione – condivisa – che i nostri stipendi continuano a perdere di valore e che, passato lo sfogo, si torni nel mondo reale e si comprenda quanto esposto”.

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