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Assistente infermiere, Falli (Opi La Spezia): “Molti aspetti mi lasciano perplesso”

Ha fatto un passo indietro, rinunciando a ricandidarsi come presidente nelle recenti elezioni per il rinnovo del direttivo di Opi La Spezia. A guidare l’Ordine per i prossimi quattro anni sarà Gian Luca Ottomanelli, ma il presidente uscente Francesco Falli, ora segretario, resta un punto di riferimento imprescindibile per gli infermieri della provincia ligure. E dall’alto della sua esperienza, anche come storico della professione, ha espresso per Nurse Times un parere personale sull’assistente infermiere, nuova, controversa figura introdotta con apposito decreto, approvato nei giorni scorsi dalla Conferenza Stato-Regioni.

“Premetto che, in linea di principio, sono favorevole all’ingresso di figure di supporto che sgravino gli infermieri da alcune mansioni per così dire ‘base’ – esordisce Falli -. A lasciarmi perplesso è però il modo in cui si è arrivati all’introduzione dell’assistente infermiere. Una decisione, come noto, dettata dalla necessità di far fronte alla carenza di personale infermieristico, soprattutto nelle Rsa. E dettata, di conseguenza, dalla volontà di venire incontro alle esigenze della sanità privata”.

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Falli passa dunque in rassegna alcuni esempi che avvalorano la sua tesi: “Due anni fa, in Liguria, è passata una delibera che consente di conservare l’accreditamento alle strutture private aventi il 30 percento di oss con formazione complementare, salvandole così dalla chiusura per carenza di dotazioni organiche. Un altro esempio? L’ingresso nel nostro Paese di professionisti stranieri”.

Cos’è accaduto, per l’esattezza? “Nel marzo 2020, per effetto della pandemia, il Governo Conte sospese la normale procedura per l’autorizzazione all’esercizio in Italia di questi professionisti, consentendo loro di operare anche in assenza dei requisiti richiesti in precedenza, vale a dire il riconoscimento del titolo conseguito all’estero e l’accertamento della conoscenza della lingua italiana. Deroghe che due anni dopo, quando l’emergenza pandemica si è attenuata, hanno favorito l’ingresso ‘non verificato’ del personale straniero nelle nostre struttre private, salvandole anche in questo modo dalla possibile chiusura”.

E ancora: “Non dimentichiamo, inoltre, l’attenuazione del vincolo di esclusività per i dipendenti pubblici, che consentiva loro di svolgere attività libero-professionale anche nel privato, purché fuori dall’orario di lavoro. Io sono favorevole, per carità, ma non posso fare a meno di sottolineare come pure questa deroga fosse frutto del pressing esercitato sul Governo dalla sanità privata. E lo stesso vale, adesso, per l’introduzione dell’assistente infermiere”.

Detto della genesi di questa nuova figura, bisogna chiedersi se la sua introduzione fosse davvero necessaria. “Dal 2003 – ricorda Falli – esiste l’operatore socio-sanitario con formazione complementare, il cosidetto osss (con tre esse), che però non è stato inserito nel Contratto collettivo di lavoro della sanità pubblica, e quindi non è mai arrivato nelle corsie ospedaliere. Peccato, perché poteva senza dubbio aiutare l’infermiere nello svolgimento di attività non complesse. Insomma, se fosse stata resa operativa questa figura, già presente da quasi vent’anni, non sarebbe servito introdurre l’assistente infermiere, il quale non è altro che un oss con formazione complementare a cui è attribuito qualche compito in più”.

A proposito di compiti, Falli nutre dubbi anche su questo aspetto: “Sì, perché già c’è poca chiarezza sui compiti che l’infermiere può attribuire all’oss. Adesso, con l’arrivo dell’assistente infermiere, la confusione aumenterà ulteriormente. Insomma, abbiamo l’infermiere, l’operatore socio-sanitario, l’oss con formazione complementare e ora pure l’assitente infermiere: non saremo troppi?”.

Capitolo formazione. “Anche su questo sono perplesso – ammette Falli -. Il decreto introduttivo stabilisce che per diventare assistente infermiere, oltre alla qualifica di oss, serva un diploma di maturità scolastica. In deroga, tuttavia, anche gli oss senza diploma possono accedere al corso formativo, purché abbiano maturato cinque anni di esperienza negli ultimi otto. E per la formazione di questi ultimi è previsto un modulo aggiuntivo di 100 ore. Si sta derogando un po’ troppo, non vi pare?”.

Riassumendo: “Ribadisco di non essere contrario alla nuova figura, ma resto perplesso sulla capacità di recepirla e sugli ‘sconti’ da decreto. E poi mi infastidisce un po’ la denominazione scelta: perchè chiamare ‘assistente infermiere’ un operatore che infermiere non è? Così si rischia di creare ulteriori divisioni tra i professionisti sanitari. Divisioni di cui non c’è proprio bisogno”:

Redazione Nurse Times

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