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Assistente infermiere e revisione del profilo dell’operatore socio-sanitario: le riflessioni di Migep – Stati Generali Oss – SHC

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato a firma di Loredana Peretto (Federazione Migep), Antonio Squarcella (SHC OSS) e Gennaro Sorrentino (Stati Generali Oss).

Le segreterie della Federazione Migep – Stati Generali Oss – SHC OSS desiderano richiamare la vostra attenzione sulla recente proposta di istituzione del profilo dell’assistente infermiere, e sulla revisione del profilo oss, prossima alla formalizzazione legislativa. Pur riconoscendo la necessità di una riforma del sistema sanitario nazionale, emersa con maggiore urgenza a seguito della pandemia e dell’aumento dei bisogni della popolazione, e la necessità di rivedere i profili professionali, compreso quello dell’oss, riteniamo che la revisione in atto sia limitata e distante dalle aspettative emerse nei vari incontri, consultazioni e audizioni con le regioni, esprimendo a pieno le nostre legittime perplessità.

Accogliamo positivamente l’introduzione di una figura intermedia tra l’operatore socio-sanitario (oss) e l’infermiere, riconoscendo che il Servizio sanitario nazionale deve evolversi per rispondere alle sfide attuali. Riteniamo essenziale che questa nuova figura rappresenti un’opportunità di crescita professionale per gli oss, consentendo loro di avanzare verso il ruolo di assistente infermiere e, successivamente, con un’adeguata formazione, accedere a percorsi universitari in infermieristica.

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È noto come una delle maggiori disfunzioni del sistema sanitario riguardi il settore infermieristico. Già dal 1999, la carenza cronica di infermieri ha generato una situazione insostenibile, sia per il personale infermieristico, costretto a un aumento delle mansioni e privo di un adeguato riconoscimento professionale ed economico, sia per i pazienti, penalizzati dalla mancanza di personale negli ospedali e nelle strutture territoriali.

Prima dell’adozione delle direttive comunitarie, emanate per armonizzare la formazione degli infermieri e delle altre professioni sanitarie, in Italia esistevano quattro figure professionali: gli infermieri professionali, gli infermieri generici, le puericultrici e gli ausiliari. Con l’entrata in vigore della Legge n. 42/1999 (infermieri generici, puericultrici) sono state progressivamente messe ad esaurimento, riducendo di fatto le prestazioni sanitarie assistenziali in un contesto di crescente domanda.

Nonostante che sia stato disperso un patrimonio umano e professionale insostituibile, è stata data la possibilità di equiparazione come infermieri professionali, tale opportunità è stata limitata nel tempo, impedendo a molti di usufruirne. Inoltre, il decreto attuativo previsto dalla legge 42/99 non è mai stato emanato.

Nel 2005, un disegno di legge (n. 3268) cercava di valorizzare tutte le competenze infermieristiche esistenti, proponendo la creazione di una figura intermedia denominata “infermiere diplomato”. Questa figura avrebbe dovuto unificare varie professionalità esistenti (Infermieri generici, puericultrici), andando a unificare molteplici figure di operatori esistenti (OTA, ADEST, ASS, OSA) in un unico ruolo di OSS, con un percorso formativo adeguato (1.200 ore) attraverso l’istituto tecnico sanitario connesso con le regioni e ristabilire il vuoto assistenziale creato dalla Legge 42/99.

Tuttavia la politica, i sindacati e le rappresentanze professionali Ipasvi hanno ostacolato questa proposta, portando alla situazione attuale in cui gli oss, gli infermieri generici e le puericultrici si trovano in una posizione di incertezza e mancanza di riconoscimento con il sistema assistenziale retto solo da due figure.

Nel 2012, durante un tavolo tecnico tra il ministero della Salute e le Regioni, (su ruolo, funzioni, formazione e programmazioni del fabbisogno dell’operatore socio sanitario), fu redatto un documento per uniformare e migliorare la formazione degli oss, monitorando il livello di competenza acquisito. La nostra Federazione, come componente del tavolo di lavoro, presentò una proposta alternativa “aiuto infermiere”, alla figura intermedia presentata dalle rappresentanze professionali Ipasvi denominata CoSS, in quanto le trasformazioni demografiche ed epidemiologiche hanno determinato un cambiamento nella domanda di cure e di assistenza attraverso la riorganizzazione dei sistemi sanitario e socio sanitario assistenziale. Proposte che non furono mai discusse a causa dell’instabilità politica.

Negli anni successivi, la necessità di individuare la professione dell’oss, in una relativa area funzionale è emersa con crescente urgenza attraverso l’Atto di indirizzo delle Regioni, anche a seguito della legge n. 502/1992 art 3 octies, l’individuazione dell’area sociosanitaria, richiamata poi dalla legge Lorenzin 3/18, e il ruolo socio- sanitario con il DM n. 73/2021.

Sono state presentate alla Camera due proposte di legge per migliorare la formazione degli OSS: l’introduzione delle figure di “assistente socio-sanitario con 1.400 ore” e “assistente alla persona con 2.000 ore” attraverso un diploma di qualifica. Queste proposte prevedono un percorso formativo più esteso e rigoroso, in conformità con la formazione Europea, con l’istituzione di un Istituto Socio-Sanitario che garantirebbe una formazione uniforme su tutto il territorio nazionale, permettendo di unificare tutte le professioni ancora vigenti nel sistema assistenziale, prevenendo anche la proliferazione di attestati non riconosciuti.

La corposa evoluzione della formazione e dello status giuridico dell’infermiere richiede una ridefinizione delle competenze, delle responsabilità e dell’attuale percorso formativo dell’operatore socio-sanitario che superi anche la frammentazione degli attuali contenuti formativi e dell’operatività (oss e oss fc). Purtroppo la Fnopi ha ammesso gli errori commessi negli anni, proponendo ora l’introduzione dell’assistente infermieristico (ex infermiere generico) con un inquadramento che riteniamo limitato e privo di una reale possibilità di evoluzione professionale. Questo ha generato perplessità tra gli stessi infermieri e gli OSS, portando a una situazione di incertezza e confusione.

L’attuale proposta di revisione del profilo dell’oss e di introduzione dell’assistente infermiere presentata in Conferenza Stato-Regioni, sembra orientata verso una soluzione di compromesso, che rischia di sminuire ulteriormente il ruolo dell’infermiere e degli oss. La nuova figura dell’assistente infermiere potrebbe, infatti, trovarsi intrappolata tra le competenze infermieristiche e le attività proprie dell’oss, generando incomprensioni e sovrapposizioni di ruoli.

Una delle criticità maggiori riguarda la proposta di una formazione a distanza (Fad) per questa nuova figura, priva di una valutazione attitudinale degli studenti. La mancanza di una chiara definizione del ruolo e di un adeguato percorso formativo potrebbe generare ulteriori problemi in termini di responsabilità legale e sicurezza dei pazienti, con il rischio di una sovrapposizione delle competenze tra oss, assistente infermiere e infermieri.

La formazione è insufficiente, poiché troppo breve per le richieste di competenze complesse che verranno attribuite. Risulta, inoltre, che i requisiti curriculari richiesti per il coordinamento del corso oss, con la medesima funzione del coordinamento del corso dell’assistente infermiere, appaiano poco chiari, sarebbe opportuno allineare il testo a quanto già previsto per il coordinamento del corso per assistente infermiere, tenuto conto della prevalenza delle funzioni assistenziali in capo alle figure professionali in discussione.

Le scriventi hanno sempre sottolineato le difficoltà e le sofferenze che caratterizzano la professione degli oss e delle figure ad esaurimento. Ribadiamo a distanza di più di anno la nostra posizione di allora oggi arricchita di ulteriori spunti di analisi e approfondimento, non nascondendo dubbi.

La sensazione è che la politica stia cercando di affrontare la carenza di infermieri con soluzioni temporanee, introducendo figure ibride come il “super oss” proposto da alcune Regioni. Tuttavia, tali soluzioni rischiano di peggiorare le condizioni lavorative e di creare ulteriore confusione tra le varie figure professionali. La creazione dell’assistente infermiere potrebbe anche accentuare le disparità regionali nella formazione e nell’utilizzo delle risorse umane in sanità, generando incomprensioni e conflitti tra i professionisti.

In conclusione, esprimiamo la nostra preoccupazione che le figure dell’oss e dell’assistente infermiere possano rimanere intrappolate in un limbo burocratico, prive del riconoscimento e della valorizzazione che meriterebbero. La nostra speranza è che queste nuove figure non diventino, come il personaggio interpretato da Robin Williams nel “Bicentenario”, dei servitori invisibili di un sistema che ne sfrutta le competenze senza riconoscerne appieno il valore.

Rivolgiamo quindi un appello affinché le nuove figure (oss – assistente infermiere) vengano adeguatamente inquadrati nell’area socio-sanitaria e nel ruolo socio sanitario in quanto è stato ignorato la parte anagrafica delle leggi di Stato, con un riconoscimento contrattuale appropriato, migliorando le condizioni economiche e prevedendo un sistema di assicurazione professionale poiché viene a mancare presupposti della Legge n. 24 del 2017 in merito alla responsabilità professionale, sia per dolo che per colpa grave. È inoltre fondamentale riconoscere il lavoro di questi professionisti come usurante.

Infine invitiamo le SS.LL. a porre maggiore attenzione alle reali esigenze del sistema sanitario e a promuovere soluzioni che valorizzino effettivamente il personale, garantendo così una sanità più efficiente, equa e sicura per tutti i cittadini. Porre maggior attenzione sulla nuova formazione, poiché in molte regioni, i Nas sono intervenuti per sequestrare attestati oss non validi, causando notevoli disagi ai cittadini che avevano investito in percorsi formativi non riconosciuti.

Suggeriamo di puntare sulla centralità della formazione, della professionalità e sul riconoscimento delle competenze, creando un sistema che valorizzi realmente tutte le figure assistenziali, comprese quelle spesso dimenticate. Il futuro delle professioni sanitarie dipenderà dalla capacità di riconoscere e promuovere queste figure, dando loro lo spazio e il riconoscimento che meritano. Solo così sarà possibile risolvere la crisi del personale e migliorare la qualità assistenziale.

Di certo va aperto un dibattito sull’utilizzo corretto dei profili professionali oss, assistente infermiere, evitando criticità e sovrapposizioni, affrontando anche il sovramansionamento degli oss e il demansonamento degli infermieri e l’emarginazione di quei professionisti dichiarati ad esaurimento. Lo ripetiamo: mancano professionisti.

Redazione Nurse Times

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