Non c’è alcun nesso tra somministrazione dei vaccini e comparsa di malattie come l’autismo. La medicina lo dice da anni e il primo a sostenere la tesi contraria (il medico inglese Andrew Wakefield, che l’ha pubblicata nel 1998) è stato smentito dall’intera comunità scientifica e bandito dall’esercizio della professione. Ma adesso lo ribadisce anche la giurisprudenza.
La Corte di Cassazione ha infatti messo fine all’annosa polemica sollevata dai no-vax di mezza Italia. Confermata la decisione del tribunale di Milano, che nel settembre scorso aveva archiviato la denuncia per lesioni e abuso d’ufficio dei genitori di una bambina affetta da autismo infantile. Mamma e papà sostenevano che quella patologia era comparsa dopo aver eseguito le vaccinazioni obbligatorie per legge. Invece la suprema Corte ha ribadito che le “direttive ministeriali fondate sulle risultanze dei più recenti studi epidemiologici (quelle che escludono una connessione diretta tra la visita in ambulatorio e la comparsa dei sintomi dell’autismo, ndr) non sono sindacabili in sede penale”.
Insomma, tra legge e scienza c’è poco da discutere. Anche perché questa recentissima sentenza è solo l’ultima ad andare nella direzione indicata. Nel luglio del 2017 i giudici del terzo grado si erano espressi più o meno nella stessa maniera, difendendo l’operato del foro di Salerno in una causa che aveva portato alla sbarra proprio il ministero della Salute. In quell’occasione il padre di un bimbo con encefalopatia immunomediata aveva avanzato l’ipotesi che la degenza fosse dovuta al vaccino appena effettuato, ma i magistrati rigettarono la richiesta.
Ora gli Ermellini hanno condannato i genitori di Milano a pagare 1.000 euro alla Cassa delle Ammende, con la motivazione (di rito) che il ricorso presentato era privo di base giuridica. La notizia è arrivata nel giorno in cui è scoppiata la polemica alla Camera dei Deputati, complice un convegno a Montecitorio, promosso dal Coordinamento regionale vvneto per la libertà delle vaccinazioni (Corvelva) e convocato dalla deputata del M5S, Sara Cunial. «Prendiamo le distanze dall’iniziativa – ha sbottato l’onorevole pentastellato Francesco D’Uva –. Cunial ha prenotato la sala in completa autonomia e a titolo personale».
Redazione Nurse Times
Fonte: Libero
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