Infermieri

Tutta la legislazione infermieristica dal 1971 ad oggi

In Italia e nel mondo la figura dell’infermiere ha subito una profonda ascesa sul campo clinico-assistenziale, tanto che ancora oggi ci sono molti luoghi comuni sulla nostra professione.

Agli inizi degli anni Novanta, nonostante ci fossero stati diversi teorici pronti ad enunciare il nuovo modello professionale infermieristico, vigeva il caos, perché non esisteva un’organizzazione comune del proprio lavoro.

Cominciamo questo percorso legislativo dagli albori, partendo dalla fase formativa. Inizialmente si parlava di “scuole convitto” in cui potevano accedere solo le infermiere di sesso femminile, si studiavano materie in maniera molto selettiva e si dava maggiormente importanza alla pratica assistenziale. La possibilità di poter effettuare questi “corsi” anche per gli infermieri di sesso maschile è subentrata solo nel 1971 con la legge 124 del 25 febbraio, cosa che ha denotato una profonda voglia di cambiamento. Non bisogna tralasciare però che comunque nonostante il corso, non si parlava di una vera e propria professione, ma di figure marginali utili maggiormente per seguire il paziente in maniera completa e rispondere alle volontà del medico.

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Ad identificare il Profilo Professionale dell’Infermiere è il DM 739 del 1994 che identifica una professione nettamente separata dalle altre che si occupa dell’assistenza olistica al paziente. Proprio in linea con questo, è stato abolito anche il mansionario (che identificava le mansioni che gli infermieri potevano svolgere) tramite la legge 42 del 1999.

Man mano che questa figura professionale prende piede, successivamente anche ad un primo periodo in cui il percorso formativo era diventato più completo, ci si rende conto di come l’infermiere avesse anche bisogno di una formazione specifica similare a quella medica con un metodo scientifico validato che potesse essere lo schema da seguire. Non era possibile andare a caso o a naso, ma era necessario avere una falsa riga da seguire per omologare il metodo e renderlo poi unico con le azioni assistenziali personalizzate.

La legge 251 del 2000 lancia le basi in questo senso, parlando di obiettivi e diagnosi infermieristiche come giudizio clinico-assistenziale essenziale nel percorso ospedaliero. Si parla di differenze tra le diagnosi infermieristiche: ci sono quelle reali, di rischio, possibili e di benessere, proprio per poter inquadrare il paziente in maniera completa e strutturata. Dopo tutto questo nasce, però, anche la necessità di avere un processo di Nursing e delle linee guida affidabili, a seconda della funzionalità e attendibilità delle fonti. Il processo di assistenza infermieristica comincia a denotare l’importanza della figura dell’infermiere nell’equipe. Non è più un esecutore, ma un professionista a sé che necessariamente deve avere un senso critico. Tanto più che la cartella infermieristica diventa un documento impugnabile per qualsiasi malcontento, che ai fini della legge ha valenza e che necessita delle firme dei responsabili delle azioni infermieristiche e mediche. E’ ovvio che avere maggiore importanza e stabilità porta ad un aumento delle responsabilità, ma quantomeno ci si può rendere conto del proprio mestiere toccando con mano le differenze e rendendole note.

Il decreto successivo che deve essere menzionato è quello del 2 aprile 2001 che determina i corsi di laurea triennale e magistrale per le professioni sanitarie, individuando non solo gli obiettivi formativi curriculari e del tirocinio, ma esplicitando proprio i requisiti essenziali sia per la partecipazione che per il rilascio successivo del titolo. La legittimità dell’agire professionale infermieristico viene identificato e sancito invece con la Legge 251 del 2000. Grazie a questa legge si parla di diverse professioni sanitarie come quella ostetriche, quelle riabilitative ma il centro del discorso si esplicita comunque a favore di una evoluzione del lavoro in senso collaborativo e soprattutto differenziando le categorie professionali. In questo caso finalmente l’infermiere diventa una figura responsabile, in grado di interfacciarsi con diversi argomenti e situazioni e riuscirne a venire a capo. Si parla comunque di lavoro di equipe, ma questa moltitudine di professionisti esplicita in maniera singola il proprio lavoro, riconoscendo il lavoro altrui.

Arriviamo alla Legge 43 del 2006, che parla della parte più professionale, che fino ad ora era rimasta inapplicata in ambito infermieristico: l’obbligo della continua formazione e obbligatorietà di iscrizione al relativo albo professionale. Per diventare infermieri quindi è necessario soddisfare dei requisiti, passo indispensabile per rendersi autonomi agli occhi degli altri e per essere dei veri e propri PROFESSIONISTI della SANITA’. Il Comma 1 dell’Articolo 4

parla dell’Istituzione Ordine delle Professioni Infermieristiche che arriverà successivamente nel 2018 con la legge n. 3.

L’articolo 6 istituisce la funzione di coordinamento avendo come requisito il possesso del master di primo livello in management o per le funzioni di coordinamento ed esperienza almeno triennale nel profilo di appartenenza.

Lo stesso suddivide i professionisti in:

  • Professionista laureato
  • Professionista specialista (con master)
  • Professionista coordinatore (con master in coordinamento o management e tre anni come dipendente)
  • Professionista dirigente (con laurea specialistica/magistrale e cinque anni come dipendente).

Solo 3 anni dopo e quindi nel 2009 viene anche istituito un Codice Deontologico (che poi verrà rinnovato nel 2019 con la nuova edizione), che rende visibile non solo l’aspetto etico ma anche quello legislativo per cui si è tanto lottato negli anni precedenti. Si parla di quello che l’infermiere deve fare, ciò che è sancito dalla legge e della sua eticità e soprattutto cosa riesce a fare la differenza. Ci si rende conto del ruolo che oggi l’infermiere ricopre sia in equipe e sia nel rapporto con il paziente, infatti non si parla più di una figura che si muove nel backstage al buio, ma di uno dei protagonisti della scena che si muove sul palco con le luci puntate su di sé.

Il 22 dicembre 2017 nasce l’ordine degli infermieri con Il DDL Lorenzin.

La legge 3/2018 (Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del ministero della Salute) viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 25 del 31 gennaio 2018.

Con l’approvazione della legge 3/2018 la Federazione nazionale Ipasvi cambia nome.

Dal momento dell’entrata in vigore della legge (15 febbraio) si chiamerà Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche. I Collegi provinciali, invece, diventano Ordini provinciali delle professioni infermieristiche (Opi).

Da questo momento in poi gli ordini delle professioni infermieristiche lasciano la loro funzione di enti ausiliari dello stato e diventano enti sussidiari.

La differenza tra essere enti ausiliari ed enti sussidiari dello Stato è che, nel primo caso, gli Ordini non svolgono una funziona amministrativa attiva, ma solo una funzione di iniziativa e di controllo; nell’altro caso, in base al principio di sussidiarietà, possono svolgere compiti amministrativi in luogo e per conto dello Stato.

In questa veste, ad esempio, la legge stabilisce che vigilino sugli iscritti agli albi, in qualsiasi forma giuridica svolgano la loro attività professionale (compresa quella societaria), irrogando direttamente sanzioni disciplinari secondo una graduazione correlata alla volontarietà della condotta, alla gravità e alla reiterazione dell’illecito, e tenendo conto degli obblighi a carico degli iscritti, derivanti dalla normativa nazionale e regionale e dalle disposizioni contenute nei contratti e nelle convenzioni nazionali di lavoro.

Non è un cambiamento da poco quello che abbiamo ottenuto ed è proprio per questo che dobbiamo tenercelo stretto, esponendo agli altri quella che è la nostra professione e continuando sempre verso un futuro più roseo e ricco di conquiste. E’ giusto far riconoscere a tutti la vera essenza dell’infermieristica, non per vanto, ma per poter essere fieri di quelli che siamo oggi.

Dott.ssa Taccogna Federica

Redazione Nurse Times

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