Il 55% degli italiani vive in Regioni con risultati soddisfacenti per la tutela della salute, mentre per il 45% le cose non vanno del tutto bene. Questo il primo risultato che emerge dall’analisi delle opportunità di tutela della salute nelle Regioni, condotta dai 104 esperti raggruppati dal CREA Sanità, Centro per la ricerca economica applicata in sanità (per il quale operano ricercatori e docenti universitari nei campi dell’economia, del diritto, dell’epidemiologia, dell’ingegneria biomedica, della statistica medica), in un Panel multi-stakeholder diviso in cinque gruppi: istituzioni, management aziendale, professioni sanitarie, utenti, industria medicale.
Inoltre, in questa annualità, gli esperti hanno ideato un sistema di monitoraggio “dinamico” degli effetti dell’autonomia differenziata in sanità, basandosi su un sottogruppo di indicatori di performance selezionati dal Panel nel Rapporto CREA Sanità 2024 “Opportunità di tutela della Salute: le performance regionali”.
La buona notizia di questa edizione è che negli ultimi cinque anni si è registrato un miglioramento del 46% delle performance, che ha interessato tutte le ripartizioni geografiche e, in maggior misura – anche se il Sud è ancora indietro rispetto alla valutazione delle singole performance – le regioni del Mezzogiorno, poi quelle del Nord-Est, del Nord-Ovest e del Centro.
Per la valutazione degli effetti dell’autonomia differenziata sono state calcolate e poi comparate, per il periodo 2017-2022, le dinamiche su dieci indicatori scelti dal panel di esperti in gruppi di regioni. Nel primo gruppo la dinamica nelle Province / Regioni autonome o a Statuto speciale è stata (leggermente) peggiore che nel gruppo delle altre Regioni. Nel secondo la dinamica nelle Regioni in piano di rientro è stata nel complesso decisamente migliore che nel gruppo delle atre. Nel terzo la dinamica nelle Regioni che hanno già richiesto l’autonomia differenziata è stata, seppure leggermene, peggiore delle altre.
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Redazione Nurse Times
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