A Palermo i medici e gli infermieri incaricati di svolgere la stessa procedura riceveranno due compenso diversi.
Stiamo parlando dei tamponi antigenici per la diagnosi di Sars-CoV-2, comunemente definiti tamponi rapidi.
«Non è giustificabile che per l’effettuazione dei tamponi rapidi il compenso dato agli infermieri sia inferiori a quello dei medici», afferma Matteo Incaviglia, presidente dell’Associazione Professionale Infermieristica Legale, facendo riferimento al bando con cui la Regione, nel mese di ottobre, ha dato il via al reclutamento per lo screening volontario anti-Covid-19.
«Siamo indignati circa la scelta di erogare compensi di 200 euro lordi a turno per i medici, più altri 100 euro se effettueranno oltre 100 tamponi, mentre per gli infermieri 120 euro a turno e un eventuale extra di 60. Non comprendiamo la ratio seguita, atteso che nella specie si tratta di svolgere la medesima attività», aggiunge Incaviglia.
«Almeno di non pensare che il tampone eseguito da un medico abbia un’efficacia e quindi sia qualitativamente superiore, diversamente non si spiega la scelta. L’iniziativa, finalizzata così come riportato dalla letteratura scientifica internazionale, alla necessità di intercettare la presenza del virus nelle fase iniziali della malattia al fine di contenere il diffondersi del contagio, non può che trovare tutta la nostra approvazione, ma come categoria non possiamo accettare talune scelte che trovano la ratio in una cultura, dura da estirpare, che vede l’anacronistica visione della professione Infermierisistica come ancillare alla professione medica».
Appare lampante come l’ente che ha indetto tale ricerca di personale abbia tentato di utilizzare uno dei tanti escamotage per risparmiare denaro, cercando di speculare sull’ignoranza contrattuale e normativa del popolo infermieristico. Staremo a vedere come potrà evolvere tale vicenda, anche se sono sicuro che la pila di adesioni da parte dei colleghi abbia già raggiunto il soffitto della scrivania di qualche ufficio.
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