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Skin Tear: una nuova frontiera da esplorare

Nei reparti di Geriatria o nelle Residenza Sanitaria Assistita la presenza di lesioni traumatiche agli arti inferiori o superiori è purtroppo frequente, meno frequente sentire parlare di Skin Tear nella descrizione del danno.

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In Italia, le ferite non derivanti da pressione o interventi, vengono classificate tutte nel grande calderone delle “ferite lacero-contuse”.
Da un paio d’anni l’argomento ha cominciato a circolare nelle nostre corsie, anche e soprattutto al lavoro svolto da AISLeC e ad un articolo apparso sul Italian Journal WOCN (volume 3, numero 1 maggio 2013 a cura di Marilena Moretti e Aicha Air Bassau).
A quel articolo è seguito poi uno studio nazionale di incidenza presentato alla Convegno Nazionale di AISLec tenutosi a San Marino il 24 maggio 2014.
Ma cos’è una Skin Tear? Le prime definizioni di Skin Tear risalgono agli inizi degli anni 90, grazie a Payne Martin, i quali descrissero questo tipo di lesioni come “una lesione traumatica che si verifica sulle estremità degli anziani, risultato di forze di taglio o di sfregamento, le quali separano l’epidermide dal derma”.

Successivamente gli stessi autori ridefinirono nel 1993 le Skin Tear come “una skin tears è il risultato di una forza di taglio, sfregamento o trauma contusivo che provoca la separazione degli strati della pelle. Le lesioni sono a spessore parziale o totale a seconda del danno tissutale”. La stessa definizione fu poi adottata da Carville ed il suo gruppo di studio in anni recenti.

Ma perché è cosi importante parlare oggi di Skin Tear?

Perché sono da considerarsi come le lesioni più frequenti nell’anziano fragile per la particolare condizione cutanea. Per dare un’idea di cosa stiamo parlando, negli Stati Uniti le ricerche stimano in 1,5 milioni di skin tears ogni anno nei pazienti istituzionalizzati, altro studio condotto in Australia un tasso di incidenza del 41,5% in una struttura di 347 posti letto.

In Italia, grazie ad AISLeC, si è cominciato a parlarne a partire dal 2013 ed è cominciata la sensibilizzazione del problema nelle strutture residenziali e nelle U.O.

L’approccio a questo tipo di lesione tende a sottostimare il problema con una insufficiente capacità di classificazione, una variegata gestione con un aumento significativo di complicazioni quali infezioni, ritardo nella guarigione con un associato dolore e discomfort del paziente.
Alle complicanze sul paziente aumentano anche i costi di gestione (o di mala gestione).

Le Skin Tear sono dunque un problema che deve essere affrontato in maniera adeguata e con il supporto scientifico, oggi rappresentato dalle 12 raccomandazioni che sono state sviluppate in un percorso iniziato il 28 gennaio 2011 a Orlando

(Florida). In quell’occasione 13 esperti in Wound Care provenienti da Gran Bretagna, USA, Australia e Canada hanno dato vita ad un panel internazionale che aveva come obiettivo la stesura dei quesiti clinici, la revisione di letteratura per giungere ad una prima definizioni delle raccomandazioni di approccio clinico. Questa fase di studio è poi stata seguita da altre due momenti di confronto. La prima bozza di raccomandazioni è stata presentata ad una giuria di 68 esperti che hanno rivalutato tutte le raccomandazioni presentate, infine si è giunti alle stesura delle raccomandazioni condivise.

Riconoscere una Skin Tear, saperla classificare e successivamente trattare è una responsabilità infermieristica pari alla capacità di trattamento di una lesione cutanea di origine diversa.

Oltremodo le Skin Tear si possono prevenire, per farlo bisogna saper valutare la cute del paziente e prendere i dovuti accorgimenti. Diventa importante da parte degli Infermieri la capacità di trasferire anche agli componenti dell’equipe le giuste informazioni per il sollevamento, il trasferimento ed il posizionamento del paziente senza traumatizzare la pelle del paziente.

Esiste, tuttavia, un documento di consenso SCALE (Skin changes at Life’s End) che afferma come non sia sempre possibile prevenire le skin tear. I pazienti affetti da patologie multiple, demenza grave e insufficienza multi organo sono tra i soggetti più a rischio per skin tear. Essendo la pelle il più grande organo anche esso, in questa situazione, risulta essere particolarmente compromesso e anche un minimo trauma può provocare lacerazioni, da qui la necessità di intraprendere un piano assistenziale che riduca al minimo la possibilità di provocare lesioni.

Le Skin Tear rappresentano dunque una nuova frontiera di studio ancora tutta da esplorare. Siamo solo all’inizio di un percorso, servono altri studi ed altre ricerche per poter giungere ad un consenso generale sulla classificazione e sul trattamento oltre che la definizione di linee guida evidence-based.

Per approfondire l’argomento:
LE SKIN TEARS (Marlena Moretti Aicha Ait Bassou)
Sintesi della della Consensus Conference “Skin Tears: State of the Science: Consensus Statements for the Prevention, Prediction, Assessment, and Treatment of Skin Tears”

Fonte: aislec.it

Piero Caramello

Redazione Nurse Times

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