Quanto costa il riscatto della laurea a fini pensionistici?

Tutto quello che c’è da sapere su un’operazione che comporta indubbi vantaggi.

Il riscatto della laurea a fini pensionistici presenta indubbi vantaggi perché permette, a chi è in grado di sostenerne il costo di andare in pensione prima e di aumentarne l’importo, una volta raggiunta l’età pensionabile. Il costo del riscatto varia in base al regime previdenziale, retributivo e contributivo in cui ricade il periodo da riscattare ed è condizionato dall’età, dalla retribuzione e dal sesso del richiedente. Riscattare la laurea è sicuramente costoso, ma è possibile pagare ratealmente e dedurne fiscalmente il costo.

Il riscatto del corso di laurea consente di valorizzare gli studi universitari ai fini pensionistici, purché sia stato conseguito il diploma o titolo equiparato. Possono riscattare la laurea anche gli inoccupati che non sono mai stati iscritti a una forma obbligatoria di previdenza e che non hanno mai svolto attività lavorativa in Italia o all’estero.

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Calcolare il riscatto della laurea a fini pensionistici non è un’operazione semplice. I criteri di calcolo sono stabiliti dall’art. 2 del D.lgs. 184/1997 che al comma 3 prevede: “L’onere di riscatto è determinato con le norme che disciplinano la liquidazione della pensione con il sistema retributivo o con quello contributivo, tenuto conto della collocazione temporale dei periodi oggetto di riscatto, anche ai fini del computo delle anzianità previste dall’articolo 1, commi 12 e 13, della citata legge n. 335 del 1995.” Il costo del riscatto della laurea quindi dipende dal metodo applicato per il calcolo della pensione, che può essere retributivo o contributivo, ma anche dalla collocazione degli anni di studi da riscattare.

La legge Dini n. 335/95 infatti ha riformato il sistema di calcolo pensionistico, introducendo il metodo contributivo. Viene quindi applicato il criterio di calcolo “retributivo” per chi poteva vantare almeno 18 anni di contribuzione al 31/12/1995, che riguarda solo l’anzianità acquisita fino al 31/12/2011, mentre chi non aveva alcuna anzianità al 31/12/1995 rientra nel regime contributivo.

Il criterio “misto” (retributivo sino al 1995 e contributivo per i periodi successivi) invece si applica a chi, al 31 dicembre 1995, poteva contare su una posizione contributiva inferiore a 18 anni. Per cui, per determinare l’anzianità contributiva complessiva e, di conseguenza il diverso meccanismo di calcolo del costo del riscatto, bisogna verificare dove si collocano temporalmente i periodi di studio da recuperare.

Il costo del riscatto nel sistema retributivo prevede il versamento di una “riserva matematica” all’ente di previdenza, necessaria a coprire l’incremento di pensione prodotto dal recupero degli anni di studi a fini pensionistici. In sostanza occorre costituire una riserva che serve a coprire il maggior costo finanziario derivante (in futuro) dall’aggiunta degli anni riscattati a quelli coperti dalla contribuzione obbligatoria. Il calcolo della riserva è complesso e dipende da diversi fattori, come l’età del richiedente, il sesso e la retribuzione percepita al momento della domanda.

Se il periodo da riscattare è anteriore al 31 dicembre 1995, la somma da versare è calcolata, applicando i criteri indicati dall’art. 13 della legge n. 1338 del 12/07/1962. La pensione si calcola considerando i contributi presenti nella gestione di riferimento e quella in base agli anni da riscattare, facendo la differenza fra i due calcoli da cui scaturisce il beneficio conseguito, che deve essere poi moltiplicato per il coefficiente delle tabelle previste dall’articolo 13 della legge n. 1338/1962.

Con questo sistema pensionistico calcolare il costo per i periodi da riscattare dopo il 31 dicembre 1995 è decisamente più semplice. In questo caso il di riscatto viene calcolato prendendo in considerando la retribuzione pensionabile degli ultimi 12 mesi, moltiplicandola per gli anni da riscattare e per l’aliquota contributiva vigente alla data di presentazione della domanda.

Da quanto detto è chiaro che non è possibile stabilire a priori il costo del riscatto, visto che sono diverse le variabili che ne condizionano l’importo. Occorre però considerare tutta una serie di vantaggi previsti in caso di riscatto:

  • la facoltà di pagare attraverso un piano rateale;
  • la possibilità di dedurlo in quanto onere fiscalmente deducibile;
  • l’opportunità di anticipare la data del pensionamento;
  • il vantaggio d’incrementare l’importo della futura pensione.

Una cosa è certa, prima riscatta la laurea, più si risparmia. Il coefficiente per il calcolo infatti aumenta esponenzialmente con il passare degli anni. Meglio quindi non attendere di essere troppo vicini alla pensione per procedere al riscatto. I costi infatti a quel punto potrebbero essere proibitivi.

Fonte: www.studiocataldi.it

 

Redazione Nurse Times

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