Gauge Fori aghi-cannula (numeri pari) e aghi a farfalla (numeri dispari)
Il paziente con trauma del torace rappresenta una emergenza medica e assistenziale di grande impegno per i professionisti coinvolti: un recente dato ISTAT segnala che, al di sotto dei 50 anni di età, la prima causa di morte è il politrauma, e che il 20% delle cause di morte nel traumatizzato è legato a traumi toracici.
Secondo i dati USA, negli States questa percentuale sale al 25–26%.
Le lesioni riscontrate sono nel 78% dei casi a carico delle strutture ossee; nel 41% dei casi a carico del cavo pleurico con conseguente versamento e/o pneumotorace; nel 42% esiste una contusione polmonare visibile radiograficamente. Sono assai più rare le lesioni del diaframma, pari al 3,5% circa, e della trachea, con solo lo 0,6%: si possono inoltre avere danni a carico del cuore, dell’esofago, dei grossi vasi. Si tratta di eventi rari ma molto pericolosi.
Questa relazione si occupa dell’aspetto intraospedaliero, una volta completato il soccorso sul posto dell’infortunio e effettuato il trasporto protetto: in genere, tale fase prevede l’invio di adeguato mezzo di soccorso da parte della Centrale operativa 118, che assegna un codice colore di gravità, codice poi ribadito o modificato, all’ingresso in PS, da parte dell’Infermiere triagista (DM 27.3.1992) .
Questi traumatizzati richiedono all’equipe assistenziale medico-infermieristica uno sforzo aggiuntivo, sia sulle competenze diagnostiche sia su quelle terapeutico-assistenziali, ognuno per le proprie competenze, poiché una componente non prevale sull’altra: si tratta di lavorare nello stesso tempo alla salvaguardia delle funzioni vitali e alla identificazione dei problemi. Al personale infermieristico si chiede una costante monitorizzazione dei parametri vitali del traumatizzato e della coscienza, a seguito della precarietà delle condizioni del paziente: è un aspetto determinante. All’arrivo del trauma toracico o politrauma in PS risulta fondamentale l’approccio e l’impronta che si attuano nei primi 5 minuti di trattamento, trascorsi i quali il paziente deve avere almeno due accessi venosi adeguati, di buon calibro, incannulate in modo sicuro, ed una serie di valutazioni già completate: in questa fase, il ruolo dell’Infermiere è importante e decisivo.
Vediamo un rapido schema di trattamento:
L’Infermiere, come parte attiva del team, sa che questo paziente puo’ sviluppare una delle seguenti emergenze assolute:
Ricordiamo che il materiale ha una decisiva importanza e che alla luce di quanto avvenuto con le recenti variazioni normative, il personale sanitario dedicato all’emergenza territoriale del 118 ha tutto l’interesse a controllare ad ogni inizio turno il materiale salvavita in dotazione, quale:
Superfluo indicare, trattandosi di ambiente protetto, il necessario in liquidi infusivi o farmaci; che sono quelli classici delle emergenze; ricordiamo che un ago come quello citato del 18 G consente di infondere in un minuto ben 100 ml di liquido, ed un agocannula del 16 G addirittura 210 ml/min.
Importante rilevare parametri per non rischiare il sovraccarico… Gli aghi in vena devono essere almeno due, se non tre, per motivi scientifici e tecnico/pratici: scientifici per la necessità della infusione di liquidi,immediata, pratica e veloce, affidabile e sicura; e pratici perchè nel trasporto verso altri luoghi dove magari effettuare esami sofisticati quali una RMN o TAC si possono avere incidenti di percorso con perdita della linea venosa.
Infine un consiglio: un trauma toracico, come un politrauma, riconosce se non una origine delittuosa certa una frequente origine da incidente, con responsabilità di terzi: la corretta ed adeguata documentazione medica ed infermieristica assume, alla luce di futuri atti giudiziari civili e/o penali, enorme importanza.
Lavorare per protocolli, inoltre, garantisce tutti da incongruenze e differenze ancora troppo frequenti nelle realtà ospedaliere italiane.
Fiorella Ruggiero
Bibliografia:
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