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Polmoniti non correlate a ventilazione e igiene del cavo orale

Dal 2008, negli Stati Uniti, Medicare e la Rete Nazionale per la Sicurezza Sanitaria (NHSN), hanno implementato gli sforzi per cercare di ridurre le infezioni correlate all’assistenza (ICA)

Dal 2008, negli Stati Uniti, Medicare e la Rete Nazionale per la Sicurezza Sanitaria (NHSN), hanno implementato gli sforzi per cercare di ridurre le infezioni correlate all’assistenza (ICA)

Vengono difatti imposte politiche di prevenzione e monitoraggio delle infezioni associate a dispositivi, come le batteriemie catetere correlate (CR-BSI), le infezioni del tratto urinario associate a cateterismo urinario (CAUTI) e le polmoniti associata a ventilazione (VAP) o a intubazione (IAP).

Le tre infezioni più comuni associate ai dispositivi rappresentano da sole il 25% circa delle infezioni correlate all’assistenza (ICA/HAI) negli Stati Uniti. Negli ultimi 10 anni, l’incidenza delle infezioni associate ai dispositivi è diminuita significativamente. Questo, tuttavia, non vale per altri tipi di infezioni.

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Le polmoniti non correlate a ventilazione (NV-HAP), ad esempio, sono molto più frequenti negli ospedali americani rispetto alle stesse batteriemie e alle infezioni delle vie urinarie, e si verificano sia in ambito medico che chirurgico e in reparti come la Pediatria e l’Ostetricia. Questo tipo di polmoniti (NV-HAP) inoltre sono a maggior rischio di riammissione in ospedale.

Durante la degenza ospedaliera, si verificano cambiamenti significativi nella flora microbica del paziente e l’incapacità di mantenere le funzioni igieniche di base, come l’igiene orale quotidiana, che associata ad una ridotta mobilità dei pazienti e a difese immunitarie compromesse, facilitano l’insorgenza delle polmoniti.

Il rischio di polmonite può essere ridotto attraverso misure di assistenza di base, compresa la mobilizzazione precoce e frequente, la valutazione del rischio di aspirazione del paziente, il sollevamento della testata del letto e la promozione della ginnastica respiratoria.

Poiché i 20 miliardi di microbi nella nostra bocca si replicano ogni 4-6 ore, la riduzione dei microbi orali è fondamentale per la prevenzione delle polmoniti.

In alcuni ospedali degli Stati Uniti si sta cercando di contrastare questo fenomeno delle polmoniti non legate a ventilazione e/o intubazione, facendo ricorso ad una soluzione molto semplice, come l’uso degli spazzolini da denti.

Anche secondo il CDC (Centro per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie, Atlanta), la polmonite è l’infezione maggiormente contratta negli ospedali statunitensi, ed è spesso fatale.

Il 15-20% dei pazienti che hanno contratto una polmonite in ospedale muoiono, e secondo uno studio dello stesso CDC, questa percentuale potrebbe salire fino al 31%.

Secondo Dian Baker, un’infermiera ricercatrice della Sacramento State University e autrice della ricerca, assieme alla collega Barbara Quinn, “Hospital Acquired Pneumonia Prevention Initiative-2: Incidence of nonventilator hospital-acquired pneumonia in the United States”, (Incidenza delle polmoniti non correlate ad intubazione e/o ventilazione negli Stati Uniti: interventi per la prevenzione delle polmoniti acquisite in ospedale), “data l’elevata mortalità per polmoniti, gli ospedali dovrebbero fare molto di più“.

Ed è così che la Baker e la Quinn, un’infermiera specialista del Sutter Health Hospital, hanno condotto lo studio di cui sopra, pubblicato a gennaio sull’American Journal of Infection Control, per capire in che modo un intervento sorprendente e poco costoso, come l’utilizzo di spazzolini da denti, potesse aiutare a prevenire le polmoniti.

Baker e Quinn hanno distribuito 50.000 spazzolini da denti ai pazienti dell’ospedale di Sutter, invitandoli a spazzolarsi i denti più volte al giorno. I risultati sono stati sorprendenti: rispetto al dato di riferimento del 2010-2011, i casi di polmonite acquisita in ospedale sono diminuiti del 70% da maggio 2012 a dicembre 2014.

Questo non è il solo esperimento che ha dimostrato come l’igiene orale giochi un ruolo fondamentale nel prevenire le polmoniti al di fuori di contesti estremamente intensivi, come le rianimazioni.

Sebbene molti studiosi concordino sul fatto che sono necessarie ulteriori ricerche, per avvalorare ulteriormente questi dati, come osserva Quinn, “un singolo caso di polmonite costa circa 40.000 dollari e con questa cifra si possono comprare un sacco di spazzolini da denti”.

Questa ricerca ha dimostrato inoltre, che la formazione del personale infermieristico gioca un ruolo fondamentale nel ridurre questo tipo di infezione, così come il coinvolgimento di pazienti e parenti degli ammalati.

Rosaria Palermo

 

Fonti:

www.ajicjournal.org

www.advisory.com

www.americannursetoday.com

Rosaria Palermo

Infermiera dal 1994. Attualmente, infermiera specialista del rischio infettivo presso l'ARNAS Garibaldi di Catania. Ho una laurea magistrale e due Master, uno in Coordinamento e l'altro in Management del rischio infettivo. Faccio parte del Direttivo di ANIPIO (Società Scientifica degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo) dal 2016. Penso che lo scatto nella nostra professione debba essere culturale, prima di ogni cosa. Nelson Mandela diceva che la conoscenza è l'arma più potente di cui gli esseri umani dispongano, ed è ciò che permetterà alla nostra professione di ritagliarsi gli spazi che le competono.

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