Educazione Sanitaria

Il paziente sordo: sensibilizzare i professionisti sanitari e laici

Chi è il paziente sordo e piccoli accorgimenti per garantire una buona assistenza

Chi è il paziente sordo e piccoli accorgimenti per garantire una buona assistenza

La comunicazione si divide in verbale e non verbale. Tenendo in considerazione che il 45% della comunicazione avviene sotto il punto di vista verbale e aspetto vocale, il restante 55% è composto dai movimenti del corpo.

In alcuni casi l’interazione comunicativa infermiere-paziente, può essere compromessa da fattori innati del paziente, come l’impossibilità di parlare, capire e sentire.

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In questo caso, la sordità, un processo in cui l’apparato uditivo è disfunzionale, solitamente è riconoscibile al momento di comunicare.

Un errore molto comune è definire “sordomuto” una persona “sorda” in quanto, il loro apparato fonatorio funziona correttamente; per comunicare adoperano il linguaggio dei segni oltre la scrittura o la lettura delle labbra.

Non a caso la sordità viene anche definita “Handicap della comunicazione”; chi è audioleso infatti, spesso vive situazioni di imbarazzo nella comunicazione quotidiana e, soprattutto in situazioni delicate come in ospedale, un problema uditivo e una comunicazione non efficace, possono portare a fraintendimenti e equivoci, potenzialmente dannosi per il paziente.

“Le persone sorde possono presentare difficoltà nell’accesso ai servizi sanitari e l’incidenza di problemi che riguardano l’assistenza sanitaria di base sono maggiori rispetto a quelli della popolazione in generale” (Fellinger, 2005).

Chi fornisce assistenza sanitaria è impreparato a fronteggiare questo tipo di pazienti e il comunicare con esso, di conseguenza andiamo ad erogare un livello di cura/assistenza diverso da un paziente udente.

Come può un infermiere assistere al meglio il paziente sordo?

Sicuramente dedicando più tempo e considerazione, siccome ci troviamo d’inanzi ad un paziente con un deficit che si va ad aggiungere alla sua condizione di salute.
Informarsi se nella struttura ospedaliera vi sono terzi che possono farci da interprete, in caso contrario, comunicare con la scrittura.

Specificare in cartella la sua sordità come consegna ai colleghi.
Tranquillizzarlo. Il paziente deve sentirsi al sicuro e non vivere una situazione di stress.

Negli ultimi anni è nato l’interesse per la “LIS – Lingua Italiana dei Segni” da parte delle istituzioni, facendo nascere una serie di associazioni rivolte alla sensibilizzazione e all’insegnamento.

Queste associazioni adoperano anche a livello Universitario con corsi di formazione ai futuri professionisti sanitari.

Dalla scorsa estate, all’ospedale di Jesolo è in dotazione “Veasyt Live1”, un servizio di video-interpretazione online di lingua dei segni. La persona sorda che si reca in ospedale si collega in video-chiamata con un interprete LIS il quale, gestisce la comunicazione in tempo reale tra medico e paziente; sicuramente un passo avanti per abbattere le barriere linguistiche.

Giuseppe Madonna

Fonte:

Fellinger, J. (2005). Mental distress and quality of life in a deaf population. Social Psychiatry and Psichiatric Epidemiology , 737-742.
DI.L.I.S. Onlus School Roma
Veasyt.com

Redazione Nurse Times

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