Part Time e deterioramento cognitivo nel lavoratore. Lo studio australiano

“Part time or not part time, that is the question!”

Sembrerebbe una versione dei giorni nostri della famosa opera shakesperiana, l’Amleto, in realtà rappresenta il dubbio dei dipendenti nel richiedere o no un contratto parziale. Secondo uno studio australiano, il lavoro part time farebbe bene a coloro che hanno superato i 40 anni di età.

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Nel mondo del lavoro, i dipendenti a contratto presso un’azienda hanno la possibilità di lavorare sotto un regime full time o, se fatta richiesta presso la propria amministrazione, di lavorare part-time.

Il contratto part time, regolato dal decreto legislativo 81/2015 del 25 giugno del 2015, è un contratto di lavoro ridotto che può essere distinto in orizzontale, verticale e misto.

Cosa vuol dire part time?

Il contratto part time non è altro che un contratto lavorativo subordinato, caratterizzato da un orario ridotto rispetto al contratto full time, il quale solitamente è individuato in 40 ore settimanali. Nasce per venire incontro sia alle esigenze aziendali la quale, attraverso questa tipologia di contratti, potrebbe “usufruire” del lavoratore solo per alcune ore durante la giornata (part time orizzontale) o per determinati giorni a settimana (part time verticale), sia per consentire al lavoratore di conciliare la propria vita lavorativa con quella privata. Al lavoratore, che fa specifica richiesta, nel momento in cui dovesse essere riconosciuto questa tipologia di contratto, vengono garantiti gli stessi diritti di coloro in regime full time, e la retribuzione è proporzionata alle ore lavorative.

In uno studio condotto a Melbourne, Australia, nell’Institute of Applied Economics and Social Research, da Kijitani et el (2016), gli autori hanno osservato gli effetti dell’orario lavorativo sulle capacità cognitive del lavoratore. Secondo gli autori spesso quando si studia il mercato del lavoro, ci si concentra maggiormente sulla partecipazione del lavoratore, tralasciando invece l’impatto casuale delle ore lavorative sul funzionamento cognitivo della persona.

Attraverso la somministrazione di un Survey, composto da 3 strumenti per analizzare le capacità cognitive della persona (“the Bacward Digit Span”, “the Symbol Digits Modalities” e “25 item version of National Adult Reading Test”), gli autori hanno osservato quanto l’orario lavorativo può influire sulla vita della persona. I risultati ottenuti dallo studio hanno mostrato che, sia per gli uomini che per le donne, le ore lavorative hanno un impatto significativo sul funzionamento cognitivo. All’aumentare delle ore di lavoro si ha un incremento di disturbo cognitivi.

Allora dove è la soglia? Quando le ore lavorative hanno un impatto positivo o negativo sulle capacità cognitive della persona?

Da questo studio è risultato che la soglia negli uomini sarebbe di 25 ore a settimana, mentre nelle donne circa 22 ore. Inoltre le persone nelle quali c’era un aumento dell’orario di lavoro avevano una probabilità più alta, in termini percentuali, di sviluppare dei disturbi cognitivi.

Coloro che hanno lavorato 25 ore a settimana hanno conseguito i miglior punteggi nei test, caratterizzati da semplici esercizi: è stato chiesto loro di leggere ad alta voce, recitare elenchi numerati e lettere all’indietro.

Coloro che avevano un’età lavorativa di 40 ore (full time) avevano un deterioramento cognitivo leggero. Inoltre coloro che lavoravano 55 ore a settimana sembravano avere un deterioramento peggiore rispetto a chi non lavorava.

Questo suggerisce che il lavoro parziale o part time è un modo efficace per mantenere il funzionamento delle capacità cognitive soprattutto negli uomini e/o donne con età superiore ai 40 anni. Ciò indica che la differenza di ore di lavoro è un fattore importante per il mantenimento della funzionalità cognitiva negli adulti di mezza età e negli anziani.

Ma le aziende e soprattutto i dipendenti sono propensi a sfruttare questa possibilità di contratto? Le aziende sono sempre disponibile a concedere il lavoro part time alle persone che ne fanno richiesta?

A cura di

Gianluca Pucciarelli

Riferimenti

Kajitani S, McKenzie C, Sakata K. Use It Too Much and Lose It? The Effect of Working Hours on Cognitive Ability. Melbourne Institute Working Paper No. 7/16. 2016. Melburne, Australia. Avaible su https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2737742

Fonte: Pasqua E. Lavoro: il part time verticale di 25 ore è il meglio per la salute (dopo i 40 anni). Corriere della Sera. Avaible su https://www.corriere.it/salute/16_aprile_18/lavoro-part-time-verticale-25-ore-meglio-la-salute-dopo-40-a1168500-0585-11e6-aca8-3f096cd361ab.shtml

Gianluca Pucciarelli

Infermiere di Neuro-riabilitazione. Dopo aver conseguito la Laurea Magistrale in Scienze infermieristiche si è iscritto al dottorato di Ricerca presso l'Università di Tor Vergata. Dottorando ricercatore la cui linea dottorale è quella di studiare la Qualità di vita delle famiglie italiane affette da Ictus cerebrale

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