Orzaiolo e calazio sono 2 disturbi dell’occhio simili, ma che non vanno confusi. Sono entrambe infiammazioni della palpebra, ma in punti diversi.
L’orzaiolo è un’infezione stafilococcica di una ghiandola sebacea annessa al bulbo pilifero della ciglia. Di solito si manifesta con: edema, arrossamento del bordo palpebrale e dolore. Principalmente la causa è un’infezione batterica prodotta da un’igiene scorretta. Può essere determinata da una congiuntivite non curata bene, oppure dal toccarsi gli occhi con le mani sporche. Anche la blefarite può essere la causa di un orzaiolo. Si tratta di un’infiammazione, spesso cronica, del bordo libero palpebrale. Alcune persone particolarmente predisposte possono soffrire di orzaiolo anche in periodi di particolare stress. Naturalmente chi indossa lenti a contatto deve stare particolarmente attento all’igiene, perché aumentano il rischio di contrarre questa infezione. Per la pulizia dell’occhio è sempre meglio usare saponi delicati
Com’è facilmente intuibile l’orzaiolo si sviluppa anche a causa di abitudini e stili di vita che possono favorire lo sviluppo della carica batterica nella zona intorno agli occhi. Le più diffuse sono:
L’orzaiolo si risolve spesso spontaneamente come un foruncolo, ma si può ricorrere a dei rimedi naturali per agevolare la guarigione. Un modo per facilitarne la risoluzione è eseguire degli impacchi caldo/umidi allo scopo di favorire la fuoriuscita del pus. Per alleviare i sintomi si possono fare degli impacchi di camomilla, che ha un effetto lenitivo, così come degli impacchi con i filtri del tè verde o della malva dopo averli fatti raffreddare. L’impacco si fa 2/3 volte al giorno per almeno un quarto d’ora. Si può utilizzare anche l’Aloe Vera, mettendone una piccola quantità direttamente sulla parte gonfia.
In alternativa si può ricorrere ad una pomata di antibiotico e cortisone per eliminare l’infezione, ma i tempi di guarigione sono un po’ più lunghi. L’orzaiolo, comunque, non richiede quasi mai un trattamento chirurgico.
Il calazio, invece, è un’infiammazione stafilococcica di una ghiandola di Meibomio. Un tipo di ghiandola che si trova nello spessore della palpebra e secerne un secreto per lubrificare l’occhio.
Il calazio, essendo interno, si manifesta con lo stesso tipo di sintomi dell’orzaiolo: una tumefazione, un arrossamento e un dolore non localizzato sul bordo della palpebra, ma all’interno, nello spessore della palpebra stessa.
All’interno di questa zona edematosa, alla palpazione, non è così inusuale rilevare un nocciolino duro e dolente.
L’orzaiolo che si sviluppa sul bordo della palpebra è chiamato anche calazio esterno e, da un punto di vista patogenetico, è sovrapponibile ad un foruncolo perché quest’ultimo è un’infezione stafilococcica della ghiandola annessa al bulbo pilifero della pelle.
Anche nel caso del calazio si può ricorrere agli impacchi caldo/umidi che, sciogliendo la secrezione delle ghiandole di Meibomio ostruita in questi casi nei dotti escretori, facilitano la fuoriuscita del materiale purulento. Se non guarisce autonomamente o se è molto doloroso è consigliabile ricorrere ai farmaci.
Oppure, come nel caso dell’orzaiolo, può essere utile usare una pomata al cortisone/antibiotico.
Non è stata individuata una causa specifica all’origine del calazio. Inizialmente si pensava che avesse origini infettive ma, adesso, questa idea è stata scartata anche se la presenza di un’infezione già esistente facilita la sua comparsa.
Inoltre, si è osservato che nelle persone con problemi a livello delle palpebre come, ad esempio, le blefariti o problemi dermatologici come l’acne rosacea o l’eczema della pelle, la probabilità che si verifichi un calazio è maggiore.
La prevenzione del calazio consiste essenzialmente nel rispettare le principali regole di igiene:
Qualora né gli impacchi, né l’utilizzo di una pomata al cortisone/antibiotico dovessero sortire gli effetti sperati, esiste un’alternativa ambulatoriale alla chirurgia che consiste in un’iniezione localizzata all’interno della lesione (il nocciolino duro rilevabile tramite palpazione) di una piccola dose di cortisone.
Nei restanti casi si procede chirurgicamente. Dopo un’anestesia locale, lo specialista isola il calazio con un’apposita pinza palpebrale, lo incide, ne libera i dotti ostruiti ed, infine, esegue qualche punto di sutura.
Redazione NurseTimes
Rimani aggiornato con Nurse Times, seguici su:
Telegram – https://t.me/NurseTimes_Channel
Instagram – https://www.instagram.com/nursetimes.it/
Facebook – https://www.facebook.com/NurseTimes. NT
Twitter – https://twitter.com/NurseTimes
Salutequità. Semplificazione, temporalità chiara, monitoraggio forte, fondi e integrazione con altre patologie per assicurare equità…
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25840 del 27 settembre 2024, ha confermato un…
P.C., infermiere, è stato assolto con formula piena dall’accusa di imperizia in merito alla morte…
Il 29 ottobre si celebra la Giornata mondiale dell'ictus: 24 ore in cui si ricorda…
Dopo una battaglia legale durata quasi due anni, gli infermieri vincono una causa storica per…
Di seguito un'intervista al professor Antonio Curnis, primario di Cardiologia agli Ospedali Civili di Brescia, pubblicata sul…
Leave a Comment