Un vero e proprio fiume di denaro, quello legato ai professionisti della salute a gettone. Nel periodo considerato il “mercato” di medici e infermieri esterni ha sviluppato per lo Stato un costo di circa 1,7 miliardi di euro. Una cifra spropositata, se si pensa che l’intero, prossimo rinnovo contrattuale del personale del comparto sanità (esclusa dirigenza) dovrebbe valere circa 1 miliardo e 500 milioni.
Siamo di fronte ai dati autorevoli dell’ANAC (Autorità nazionale anti-corruzione), relativi ai costi a dir poco esorbitanti degli ultimi cinque anni. Si tratta di numeri estremamente attendibili, che lanciano un nuovo preoccupante campanello di allarme sulle scelte assolutamente paradossali e poco comprensibili da parte delle nostre Regioni. Non esageriamo affatto, affermando che siamo di fronte all’ennesimo vaso di Pandora, un pentolone scoperchiato davanti agli occhi della collettività. E il contenuto non è certo edificante.
Secondo l’ANAC, da Nord a Sud, nessuna azienda sanitaria, per tappare le falle, è esente dal ricorrere a medici e infermieri che vengono forniti da società esterne. Le regioni “maggiormente impegnate” dal punto di vista economico sono la Lombardia, Abruzzo e Piemonte, con valori nettamente superiori a quelli registrati dalle altre. Rispetto, ad esempio, al valore del Lazio, quarta regione per spesa sostenuta, si registrano un +332% della Lombardia, un +297% dell’Abruzzo e un +165% del Piemonte.
L’ANAC ha effettuato un’attenta analisi sugli affidamenti pubblici concernenti il servizio di fornitura di personale medico e infermieristico. Ciò al fine di verificare la diffusione del fenomeno dei professionisti gettonisti nell’approvvigionamento da parte delle strutture riconducibili al Sistema sanitario nazionale nel periodo 2019-2023.
Vogliamo arrivare fino in fondo. Il Governo, rispetto a professionisti dipendenti la cui magra retribuzione ci colloca da tempo al terz’ultimo posto in Europa, ha il dovere di spiegarci, in relazione a queste cifre, quanto mediamente è destinato alle società appaltanti per i loro servizi , e quanto realmente viene messo a disposizione dei liberi professionisti.
Ci aspettiamo anche spiegazioni sul perchè, di fronte a tale evidente emorragia di risorse pubbliche, il Governo, invece di predisporre un serio piano di valorizzazione degli infermieri e degli altri professionisti sanitari del Ssn, si ostini a mantenere il braccino corto, per poi restare muto di fronte allo sperpero delle Regioni, che addirittura avrebbero speso più di quanto è stato preventivato per un intero rinnovo contrattuale.
Non abbiamo dimenticato, nel recente passato, casi come quello dell’ospedale di Orbassano, in Piemonte, dove si era arrivati a disporre una spesa di 67mila euro per ingaggiare tre infermieri per tre mesi ciascuno per coprire la mancanza di personale in sala operatoria. La questione qui, però, è ben altra. Questa situazione solleva non poche preoccupazioni riguardo alla concorrenza effettiva nel settore sanitario e alla corretta gestione delle risorse pubbliche.
È fondamentale adottare misure per garantire la trasparenza e la concorrenza nei processi di appalto nel settore sanitario, al fine di assicurare un utilizzo efficace ed efficiente dei fondi pubblici e garantire servizi sanitari di qualità per tutti i cittadini italiani.
Redazione Nurse Times
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