Il Decreto Ministeriale n. 739 del 14 settembre 1994 ha rappresentato una pietra miliare, perché per la prima volta ha sancito che l’infermiere è “responsabile dell’assistenza generale infermieristica”. Un’affermazione che ha rivoluzionato la percezione e il ruolo dell’infermiere nel sistema sanitario, nonostante la persistenza del “mansionario”, una sorta di lista di compiti che limitava, fino ad allora, la libertà professionale di questa figura.
La storica definizione del 1994 ha segnato l’inizio di un percorso di emancipazione per la professione infermieristica, che oggi vanta un livello di autonomia e responsabilità ben superiore rispetto al passato. L’infermiere non è più semplicemente un esecutore di ordini medici, ma un professionista in grado di valutare, pianificare e gestire il percorso assistenziale del paziente, interfacciandosi con gli altri membri dell’equipe sanitaria.
Tuttavia, negli ultimi anni si sta assistendo a un preoccupante declino della professione. L’infermieristica, un tempo considerata una delle colonne portanti del sistema sanitario, sembra essere sempre più abbandonata a se stessa, tanto che i dati sulle nuove immatricolazioni universitarie dimostrano una perdita di appeal tra i giovani. Questo segnale allarmante non riguarda solo il prestigio della professione, ma potrebbe avere ripercussioni pericolose sulla qualità e la disponibilità dell’assistenza infermieristica nel futuro.
Nonostante il fondamentale ruolo svolto durante la pandemia di COVID-19, il riconoscimento professionale e contrattuale per gli infermieri non ha tenuto il passo con le crescenti responsabilità e i carichi di lavoro. I salari bassi, le difficili condizioni lavorative e la mancanza di progressione professionale sono solo alcune delle ragioni per cui sempre meno giovani scelgono la carriera infermieristica.
Secondo i dati più recenti, si registra un calo significativo nelle nuove iscrizioni ai corsi di laurea in Infermieristica, una tendenza che potrebbe portare a una crisi di personale qualificato negli ospedali e nelle strutture sanitarie. Questo trend evidenzia il pericolo che la professione infermieristica si trovi in un pericoloso stallo, con un futuro incerto se non verranno presi provvedimenti per migliorarne l’attrattiva.
In occasione di questo trentesimo anniversario, è giusto riconoscere i progressi fatti, ma anche riflettere sulle sfide che ancora attendono la professione. Le organizzazioni di categoria e gli stessi infermieri auspicano ulteriori passi in avanti sia sul fronte professionale che contrattuale, per garantire che il ruolo dell’infermiere venga sempre più valorizzato e riconosciuto all’interno del sistema sanitario italiano.
Le Magistrali ad indirizzo clinico rappresentano probabilmente un punto di svolta per la professione, riconoscendo così le specializzazioni infermieristiche. In discussione al momento sono tre: infermieristica territoriale, in emergenza urgenza e pediatrica.
Tuttavia, se non si interverrà presto con riforme adeguate, la professione rischia di subire un declino irreversibile, con gravi conseguenze per l’intero sistema sanitario nazionale.
Nel celebrare il 30° compleanno del Profilo Professionale dell’infermiere, rivolgiamo un sentito augurio a tutti i professionisti della sanità che ogni giorno, con dedizione e competenza, garantiscono assistenza ai pazienti. Ma è altrettanto importante lanciare un segnale d’allarme: la professione ha bisogno di un riconoscimento più tangibile e di condizioni lavorative migliori per fermare il pericoloso declino in cui sembra essere avviata. Solo così potremo garantire un futuro più sicuro e soddisfacente per gli infermieri, e di conseguenza, per la qualità dell’assistenza sanitaria in Italia.
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