Nuova epidemia di Ebola in Africa: alto tributo di vittime anche tra gli operatori sanitari

Nella Repubblica Democratica del Congo è in atto il nono focolaio di EVD degli ultimi quattro decenni.

A un mese dall’inizio dell’epidemia di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo gli ultimi focolai sono stati registrati nelle aree boschive interne del Paese. Il ministero della Sanità, un paio di giorni, fa ha notificato all’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) un ulteriore epicentro di EVD (Ebola Virus Desease) nella zona sanitaria di Bikoro, nella provincia di Equateur.

Secondo i dati del ministero, dall’inizio dell’epidemia (il 4 aprile 2018), sono stati segnalati un totale di 61 casi e 28 decessi, al 20 giugno 2018. Dei 61 casi, 38 sono stati confermati in laboratorio, 14 erano casi probabili (decessi per cui non è stato possibile raccogliere campioni di laboratorio per effettuare i test) e 9 i casi sospetti. Dei 52 casi confermati e probabili, 28 sono deceduti, con un tasso di mortalità del 54%. Cinque operatori sanitari sono stati colpiti, con quattro casi confermati e due morti.

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Questo è il nono focolaio di EVD nella Repubblica Democratica del Congo negli ultimi quattro decenni. Quello precedente si era verificato a maggio del 2017. Il numero di contatti che richiedono un follow-up è in progressiva diminuzione, con un totale di 1.527 contatti che hanno completato il periodo di follow-up obbligatorio di 21 giorni. Al 20 giugno 2018, 179 contatti erano sotto controllo e tutti (100%) sono stati raggiunti alla data di segnalazione.

I focolai epidemici si sono registrati prima nell’aree urbane per spostarsi nelle aree più remote del Paese. In questa occasione l’Oms non si è lasciata trovare impreparata e ha risposto prontamente all’emergenza, di concerto con le autorità locali.

Abbiamo squadre di epidemiologi sparpagliate per centinaia di chilometri con le loro motociclette attraverso le remote foreste pluviali“, ha detto il dottor Peter Salama, vicedirettore generale del Team di pronto intervento e risposta dell’Oms, che è tornato dalla sua seconda missione nel Paese africano l’8 giugno. E ha aggiunto: Stanno lavorando per trovare rapidamente ogni caso, rintracciando i contatti e coinvolgendo le comunità, compresa la popolazione indigena all’interno e nei villaggi di Itipo e Iboko. Dobbiamo perseguire il virus ovunque si presenti per fermare l’epidemia”.

Tedros Adhanom Ghebreyesus

È stato autorizzato dal ministero l’uso di un nuovo vaccino e di terapie sperimentali. È troppo presto per cantare vittoria, ma i segnali sono positivi e siamo cautamente ottimisti – ha affermato il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms -. Abbiamo nuove armi e, insieme al Governo e ai nostri partner, abbiamo agito con urgenza per salvare vite umane. Rimarremo vigili fino alla fine di questa epidemia”.

L’epidemia sembra essere sotto controllo, ma ancora una volta è stato alto il tributo di vite tra gli operatori sanitari, segnale che non sono mai abbastanza le precauzioni da prendere quando si parla di malattie infettive come l’Ebola, a dispetto del contesto nel quale ci si trova.

Rosaria Palermo

Fonte: www.who.int

 

Rosaria Palermo

Infermiera dal 1994. Attualmente, infermiera specialista del rischio infettivo presso l'ARNAS Garibaldi di Catania. Ho una laurea magistrale e due Master, uno in Coordinamento e l'altro in Management del rischio infettivo. Faccio parte del Direttivo di ANIPIO (Società Scientifica degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo) dal 2016. Penso che lo scatto nella nostra professione debba essere culturale, prima di ogni cosa. Nelson Mandela diceva che la conoscenza è l'arma più potente di cui gli esseri umani dispongano, ed è ciò che permetterà alla nostra professione di ritagliarsi gli spazi che le competono.

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