Tesi di Laurea - NeXT

NeXT. Tesi “L’infermiere scolastico: un nuovo modello di assistenza nella scuola”

Giunge al nostro indirizzo mail redazione@nursetimes.org il lavoro di tesi del dott.ssa Mariotti Tiziana

Grande successo per il progetto editoriale denominato NExT (Nurse EXperimental Thesis) targato Nurse Times

Giunge al nostro indirizzo mail redazione@nursetimes.org il lavoro di tesi della dott.ssa Mariotti Tiziana dal titolo “L’infermiere scolastico: un nuovo modello di assistenza nella scuola”, laureatasi presso l’Università degli Studi di Siena, nell’a.a. 2017 – 2018.


…di Mariotti Tiziana

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Ho deciso di affrontare, con la mia tesi, l’argomento dell’infermiere scolastico una figura che esiste ormai da molti anni in altri paesi sia europei che internazionali ma che in l’Italia è pressoché sconosciuta.
Le motivazioni che mi hanno spinto ad effettuare questa scelta sono:
 La mia particolare attrazione sull’assistenza in ambito pediatrico, mondo che mi affascina moltissimo sin da quando ho iniziato il corso di laurea.
 La scoperta in Internet dei racconti di numerosi genitori che hanno vissuto esperienze particolarmente negative con la scuola a causa di una inadeguata gestione della malattia cronica di cui erano affetti i loro figli.

Mi sono quindi chiesta il motivo per il quale un bambino malato (ad esempio di diabete mellito di tipo 1 o epilessia) non abbia il diritto di ricevere un’assistenza valida e sicura anche a scuola, luogo dove trascorre la maggior parte del tempo e, soprattutto, perché debbano essere i genitori a dover andare a scuola per somministrare il farmaco. O perché, inoltre, i professori debbano prendersi la responsabilità di monitorare e/o controllare l’esatta e avvenuta somministrazione del suddetto, andando ben aldilà delle loro competenze e dalle funzioni di cui si dovrebbero occupare.

Ho trovato tante segnalazioni e mi sono chiesta perché il bambino/ragazzo debba essere considerato un “malato diverso” rispetto al bambino ricoverato per un problema acuto in un reparto. Inoltre un bambino che è malato a casa lo è anche a scuola: questo rende sempre più impellente la necessità di tutelare la salute del bambino, anche nell’ambiente scolastico.
 Il costante incremento nella scuola italiana della presenza di bambini affetti da patologie croniche/disabilità, aumento che pone gli insegnanti nella condizione di affrontare problemi nuovi e spesso troppo sottovalutati.

Non mi riferisco solo della gestione dei casi di emergenza (molto spesso tristemente balzati alla ribalta della cronaca grazie ai mass media), ma soprattutto nella gestione delle cronicità. Un alunno affetto da una malattia cronica infatti si trova ad affrontare problemi legati alla patologia, agli effetti collaterali delle terapie, alle assenze prolungate, alla difficoltà di muoversi e di partecipare ad alcune attività assieme ai coetanei.

Tutto questo influisce nel rendimento scolastico e nel benessere psico-fisico dello studente. Vorrei sottolineare questa dimensione molto spesso trascurata e sottovalutata nelle nostre scuole, allo scopo di evidenziare nodi problematici da approfondire e progetti nuovi che possano favorire l’integrazione e il benessere dei bambini malati a scuola.

È vero che negli istituti scolastici italiani esistono dei protocolli che prevedono forme di assistenza dei bambini con malattie croniche e disabilità ma queste, in base alle ricerche che ho potuto svolgere, risultano poco chiare, frammentate e molto dispersive soprattutto per quanto riguarda:
 l’attribuzione della responsabilità di chi opera;
 l’individuazione del soggetto che deve intervenire e cosa deve fare in quel determinato momento;
 la difficoltà di coordinare efficacemente la miriade degli elementi/persone coinvolte.
Sexson e Madan-Swain 1993xix, McCarthy et al. 1996, Papadatou et al. 2002

Tante risultano essere le responsabilità attribuite al dirigente scolastico ma anche ai professori ed ai collaboratori scolastici che vivendo a contatto tutti i giorni con lo studente devono poi far fronte alle possibili problematiche.

E’ il dirigente scolastico che ha le maggiori responsabilità di coordinare tutte le risorse, di attivarsi per garantire assistenza allo studente, di occuparsi di tutti i protocolli di somministrazione dei farmaci, della formazione dei professori, dell’attivazione di enti esterni per garantire il soddisfacimento di specifici bisogni al bambino, della comunicazione con i genitori e con il medico di famiglia.

Ai professori e collaboratori sono invece assegnati compiti legati alla cura del bambino: monitoraggio e controllo della somministrazione della terapia, sorveglianza dello stato psicofisico, verifica del buon funzionamento di apparecchiature e dispositivi (pensiamo ad esempio ad un microinfusore).

Questo però avviene senza un’adeguata preparazione e con una scarsa chiarezza di ruoli e responsabilità. In effetti né la formazione iniziale né gli aggiornamenti in itinere degli insegnanti affrontano mai questi argomenti.

Le più grandi preoccupazioni risultano essere le emergenze mediche improvvise, i problemi di apprendimento, le assenze frequenti, la difficoltà di comunicazione con i genitori, l’integrazione con i compagni e infine la gestione dei problemi comportamentali. Una figura quale l’infermiere scolastico potrebbe essere il fulcro per informare e formare i docenti riguardo allo stato di salute di uno studente, garantendo condivisione di informazioni e consapevolezza.

Tanto impegno è richiesto anche ai genitori, soprattutto se si parla di bambini più piccoli, (fino a 14 anni), che magari non sono ancora completamente autonomi nella gestione della loro patologia o che comunque necessitano di una minima sorveglianza.

Molti genitori esprimono infatti preoccupazione riguardo il grado di informazioni e notizie che gli insegnanti ricevono sullo stato del loro bambino malato e sulla loro capacità di affrontare la situazione soprattutto da un punto di vista sanitario.

Questo è un aspetto che essi non possono risolvere autonomamente, ma deve essere la scuola a porsi come agente di mediazione tra famiglia, personale sanitario ed insegnanti e quindi favorire la conoscenza di informazioni utili a tutti.

 La figura dell’infermiere, in particolare quello pediatrico, sarebbe utilissima in questi casi, in quanto la presenza di un professionista con conoscenze e competenze permetterebbe la totale presa in carico dello studente con malattia cronica sia nelle emergenze ma soprattutto nella gestione quotidiana della patologia. Questo non significa che l’infermiere scolastico si sostituisce al medico di famiglia, ma rappresenterebbe sicuramente una notevole opportunità di efficace gestione della salute anche nei luoghi e nei momenti in cui il medico non è presente, sempre mantenendosi nelle proprie competenze e relative responsabilità. Si potrebbe dire che l’infermiere scolastico è il “case manager” responsabile del bambino con malattia cronica/disabilità che costruisce una rete di collaborazione e comunicazione efficace tra professionisti e risorse nel territorio.

 L’attrattiva che mi ha suscitato questa “nuova” figura. Un infermiere che impropriamente può essere descritto come un “tuttofare” che agisce in tutti gli ambiti della salute e dell’assistenza: da quella fisica a quella psico-sociale, dalla prevenzione all’educazione sanitaria, dal case management al follow up, dalla gestione della cronicità all’emergenza.

Ma attenzione nuova solo per l’Italia perché, come già accennato sopra, l’infermiere scolastico è già presente in Europa (Inghilterra, Francia, Paesi Scandinavi, Spagna) e estremamente radicato negli Stati Uniti sin dagli anni Settanta. Negli Stati Uniti infatti è stata creata nel 1968 la prima Associazione Nazionale degli Infermieri Scolastici (NASN) che con il tempo è diventata un punto di riferimento per gli infermieri di settore, per le istituzioni, per la comunità e le principali associazioni scientifiche (tra cui nomino il CDC che ha continui contatti e proficue collaborazioni con la NASN in campo di cura, prevenzione e educazione sanitaria in ambito scolastico). Premetto, che per quanto questa figura possa essere innovativa e futuristica, forse un po’ utopistica in Italia, dall’analisi della letteratura e dalle mie ricerche ho trovato un esempio lampante dell’ideale di infermiere con la I maiuscola, di cui si parla tanto in questi ultimi anni.

Una figura le cui competenze vanno ben aldilà della somministrazione di terapie, di assistenza del medico e di intervento tecnico nelle situazioni di emergenza. Un infermiere il cui ambito di applicazione sarà non tanto curare l’acuto, ma prendersi cura della persona (in questo caso del bambino) nella sua totalità. In altre parole, un professionista nel “territorio” che coordina, pianifica, valuta, educa e collabora.

L’infermiere scolastico è:
 un clinico;
 un avvocato che difende la salute degli studenti/della famiglia/della comunità;
 un consulente che guida la famiglia nell’identificare le risorse locali e connetterla con i servizi disponibili nel territorio;
 un team leader che facilita la collaborazione multidisciplinare per sviluppare piani per migliorare la salute dello studente;

Ma soprattutto è un promotore della salute collettiva e individuale, tema che ho particolarmente approfondito nel corso della tesi.

Nella tesi ho esposto l’utilizzo di piani di programmazione, pianificazione e valutazione la cui responsabilità di elaborazione risulta completamente infermieristica. L’infermiere in questi casi rappresenta il punto di partenza per l’identificazione dei problemi di salute sia collettivi e individuali, per la pianificazione di interventi e per l’attuazione di programmi e progetti multidisciplinari volti semplicemente a garantire il soddisfacimento dei bisogni di salute.

 Il fatto che l’infermiere scolastico possa rappresentare anche una figura “smart” soprattutto in ambito di educazione sanitaria nella quale può adottare strategie di comunicazione dirette, pratiche e innovative (come il peer-mentoring, il peer-counseling e il role play) rappresentando un punto di riferimento nella promozione della salute degli studenti riguardo a particolari problematiche molto spesso poco affrontate a scuola come l’educazione sessuale, l’educazione alimentare, stili di vita, abuso di alcool/droghe, bullismo, depressione e disturbi alimentari ecc.. Potrebbe non solo educare gli studenti ma anche gli insegnanti, i dipendenti scolastici e le famiglie sulle più svariate problematiche come la rianimazione cardio-polmonare, una corretta informazione/sensibilizzazione sui vaccini, le manovre di disostruzione, le allergie alimentari, l’influenza, il sostegno psicologico ecc.

 I numerosi fatti di cronaca che raccontano di studenti morti, nella maggior parte dei casi, per arresto cardiocircolatorio, ostruzione delle vie aeree e shock anafilattico. Situazioni sempre meno rare e talvolta concluse con la morte dello studente per mancanza di un pronto piano d’azione, scarsa organizzazione su chi deve fare cosa e insufficiente conoscenze delle manovre rianimatorie di base da parte di professori e personale scolastico.

L’introduzione di un infermiere all’interno di una scuola può se non agire direttamente nella situazione critica (in quanto l’infermiere può anche non essere presente in quel momento) ma rendere comunque gli insegnanti e collaboratori scolastici informati e coscientemente formati per agire in sicurezza in attesa dell’arrivo dei soccorsi.

L’obiettivo principale dell’elaborato è quindi quello di descrivere per quanto possibile a 360° la figura dell’infermiera scolastico, le sue competenze, le sue responsabilità e il possibile campo di azione, nella speranza che questa figura possa essere in un futuro, sperando non troppo lontano, inserita nella scuola italiana.

Questo per due principali motivi:
 potrebbe rappresentare uno dei progetti di svolta per la categoria infermieristica, creando nuove opportunità di lavoro.
 essere uno degli elementi fondamentali per garantire integrazione degli studenti con malattie croniche/disabilità, agire nei casi di emergenza ma soprattutto educare e orientare le nuove generazioni a scelte di vita sane e consapevoli ricordando che le generazioni di bambini/adolescenti di oggi saranno i potenziali “malati “o “sani” del futuro.
L’elaborato prevede l’approfondimento di grandi tematiche che riguardano l’infermiere scolastico. Ogni macro argomento sarà poi suddiviso in dei capitoli che esaminano le varie sfaccettature sottolineando sempre l’importanza del coinvolgimento dell’infermiere scolastico.

Nella tesi ho trattato grandi tematiche quali:
 La professione dell’infermiere scolastico
 La promozione della salute e la prevenzione delle malattie
 Emergenze in ambito scolastico
 Gestione della cronicità a scuola
Ho eseguito inoltre un excursus sulla situazione in Italia soffermandomi sulle attuali criticità, esaminando la legge vigente sulla somministrazione dei farmaci e infine una sperimentazione sul campo da parte del nucleo CNAI di Ravenna e l’inserimento di un’infermiera in un distretto scolastico a Livorno.

Al termine della tesi discuterò i risultati di due questionari somministrati all’Istituto Tecnico Industriale Statale di Arezzo, che conta circa 1300 studenti e 192 professori, e alla scuola media Andrea Cesalpino di Arezzo con l’obiettivo di verificare la percezione dell’infermiere da parte del personale scolastico, il bisogno di formazione e l’approvazione sul possibile inserimento di tale figura all’interno dell’ambiente scolastico.

Tiziana Mariotti

Giuseppe Papagni

Nato a Bisceglie, nella sesta provincia pugliese, infermiere dal 94, fondatore del gruppo Facebook "infermiere professionista della salute", impegnato nella rappresentanza professionale, la sua passione per l'infermieristica vede la sua massima espressione nella realizzazione del progetto NurseTimes...

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