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Napoli, condizioni di lavoro sempre più pericolose per il personale sanitario: un furto e due aggressioni in poco tempo

L’associazione Nessuno tocchi Ippocrate segnala gli ultimi, spiacevoli episodi accaduti nel capoluogo campano.

“Furto ai danni dell’ambulanza del Chiatamone (…) intervenuta presso Vico Rosario di Palazzo, a Napoli, per un paziente Covid positivo. L’equipaggio è stato impegnato per diversi minuti a casa del paziente. Una volta rientrati in ambulanza, l’amara scoperta: sconosciuti hanno prelevato dal mezzo di soccorso il cellulare dell’autista soccorritore e lo zaino dell’infermiere. Non bastavano le aggressioni, adesso anche vittima di furti. L’equipaggio ha sporto regolare denuncia. Complimenti ai ladri, questo furto vi fa davvero onore! I ragazzi ai quali avete rubato gli oggetti personali lavorano 12 ore per circa 50 euro! Sdegno totale! Se avete un briciolo di coscienza consegnate la refurtiva a noi della associazione“.

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Con questo post pubblicato sulla propria pagina Facebook, l’associazione Nessuno tocchi Ippocrate ha dato notizia del furto avvenuto ai danni dell’autista soccorritore e dell’infermiere di un’ambulanza, intervenuta in pieno centro storico e in pieno giorno a Napoli. Una triste vicenda, che almeno per l’infermiere ha avuto un finale non troppo amaro, come si evince dall’aggiornamento della stessa associazione: “Lo zaino dell’infermiere è stato rinvenuto dai carabinieri a Mergellina. Purtroppo ancora non si hanno tracce del cellulare dell’autista soccorritore”.

Purtroppo la cronaca del capolugo campano annovera anche due aggressioni al personale sanitario nell’arco di appena 12 ore, sempre segnalate da Nessuno tocchi Ippocrate. Il racconto della prima, avvenuta a danno del 118 di piazza Carlo III per questioni di viabilità, è affidato alle parole dell’autista soccorritore: “Siamo stati allertati dalla COT per una difficoltà respiratoria in paziente con K polmonare in vico Carretta 21 (quartiere sanità). Purtroppo ho dovuto lasciare l’ambulanza alla fine di via dei Cristallini poiché si poteva proseguire solo a piedi. Facciamo il nostro intervento, con visita e tutto, ma il paziente e i famigliari rifiutano il trasporto in ospedale”.

Quindi la cronaca della violenza: “Scesi da casa del paziente, ci viene incontro un ragazzo dai modi gentili che ci chiedeva di spostare il mezzo poiché intralciava, a detta sua, il passaggio pedonale. In qualità di autista, mi scuso più volte durante il tragitto. Arrivo in ambulanza, faccio per mettere in moto e salire, quando il padre del ragazzo inveisce prima verbalmente e poi fisicamente contro l’infermiere, ingiuriandolo e tirandogli uno schiaffo tra naso e bocca. Nel frattempo anche il figlio (ragazzo che prima era venuto incontro con modi gentili) si intromette e aggredisce l’infermiere. Mi intrometto pure io per far calmare le acque, ma con risultati scarsi. I presenti, che nel frattempo si erano radunati per vedere la scena e oltretutto ci davano supporto per evitare ulteriori danni, ci consigliano di allontanarci poiché la situazione stava degenerando. Io sono uscita con un dolore forte alla spalla sinistra e l’infermiere con uno schiaffo sul volto”.

La seconda aggressione è avvenuta all’Ospedale del Mare, per opera di un paziente Covid positivo che ha seminato il panico in Pronto soccorso. Anche in questo caso è il personale presente a raccontare i dettagli: “Un paziente Covid positivo dimesso giorni fa è tornato in Pronto soccorso, pretendendo di fare il tampone per assicurarsi di essersi negativizzato dopo meno di sette giorni dall’ultimo test positivo. Il personale di Triage, pertanto, avvisa che questa prestazione è a carico delle farmacie a pagamento e che, in assenza di sintomi, non sono tenuti a fare tamponi all’utenza. Il signore inizia a inveire contro il personale e le guardie giurate, rendendo ostica la gestione dell’afflusso dei pazienti. Alla fine, per non contagiare i presenti, viene indirizzato direttamente in area sospetti e lì si decide di fargli il tampone. Nel contempo giungono le forze dell’ordine che placano gli animi”.

Ma non finisce qui: “Successivamente il paziente va in escandescenza e inveisce contro il personale nell’area sospetti perchè la dimissione tarda ad arrivare. Si fa sempre più aggressivo, finchè non intervengono le guardie giurate, che lo calmano. Il paziente, non contento, esce però dall’area sospetti Covid, elude le guardie e raggiunge un triagista alle spalle con fare aggressivo. Prontamente il sanitario si volta e lo esorta a uscire per proseguire l’accettazione di una paziente. Poco dopo arriva la dimissione e il paziente si allontana tranquillo”.

Redazione Nurse Times

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