Infermieri

Manovra sanità, De Palma (Nursing Up): “Non vogliamo pensare che agli infermieri arrivino solo le briciole”

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a cura di Antonio De Palma (foto), presidente nazionale del sindacato Nursing Up.

Le cifre della nuova manovra sulla sanità ci vedono, in questo momento, in una posizione di vigile attesa. Non può essere altrimenti, dal momento che quanto emerso dal Consiglio dei ministri dello scorso 16 ottobre non chiarisce in alcun modo l’impatto che avranno, sugli attesi aumenti degli stipendi degli infermieri e dei professionisti dell’assistenza,  quei valori assoluti, quelle cifre generali ed astratte sciorinate ai 4 venti attraverso tutte le testate giornalistiche.

Stiamo parlando dell’ambizioso e indispensabile progetto di snellimento delle liste di attesa in sanità. In soldoni, si parla di 3 miliardi di euro dei quali il Governo si è affrettato a dare notizia, annunciando anche che ci saranno ulteriori 2,3 miliardi destinati ai contratti della sanità, e che quindi, se non abbiamo interpretato male, dovranno essere utilizzati per il rinnovo del contratto di comparto e di quello della dirigenza medica. Peccato che anche qui non sia stato chiarito, in alcun modo, che tipo di suddivisione sarà data a tali somme, quanto sarà destinato al primo contratto e quanto all’altro. Come si può esprimere un giudizio senza avere queste importanti informazioni?

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Speranzosi? Fiduciosi? Sarebbe forse meglio dire “decisamente all’erta”, memori di quanto accaduto in passato. Non vogliamo essere negativi, almeno non allo stato delle laconiche informazioni disponibili, ma di certo chiediamo che finalmente questa politica mantenga fede alle promesse fatte e soprattutto non commetta l’errore imperdonabile di spedire letteralmente nel baratro il nostro sistema sanitario, con decisioni  che potrebbero essere questa volta irrimediabili.

Solo poche ore fa, a un noto quotidiano nazionale, il ministro Schillaci si è affrettato a quantificare in ben mille euro mensili il prossimo aumento di stipendio dei medici, citando gli infermieri solo per l’aumento degli straordinari orari (che passerebbero da 30 a 60 euro l’ora) legati appunto al programma dell’abbattimento delle liste di attesa, e ricordando che qui i medici sono destinati a ricevere ben 100 euro l’ora. 

Insomma, a differenza dei 1.000 euro promessi ai medici, qui si tratta di fondi destinati all’aumento degli straordinari, che tuttavia vengono quasi presentati come una valorizzazione del personale interessato, dimenticando di dire ciò di cui effettivamente si parla, e cioè di risorse “date alle aziende” per far lavorare gli infermieri ed il resto del personale sanitario, già poco per ogni ospedale italiano, “oltre l’orario ordinario”. Se così fosse, complimenti a chi ha avuto questa brillante idea!

Peraltro, a preoccuparci non poco, dietro le parole del ministro, che si è affrettato ad enunciare l’aumento di mille euro per i medici, relazionandolo al progetto dell’abbattimento delle liste di attesa, ancor più che il non aver specificato quanto toccherà legittimamente ai professionisti dell’area non medica, è la mancanza, almeno per ora, di una reale progettualità.

Dove sono indicati i percorsi per snellire le liste di attesa in sanità? Come avverrà tutto questo? Ma soprattutto non vorremmo che questi mille euro non fossero altro che un ulteriore, malcelato, aumento di stipendio destinato ai medici (dentro o fuori del contratto non lo si è ben capito), con il rischio, senza un progetto bello e buono, che a rimanere con un pugno di mosche in mano siano sia gli infermieri e le altre professioni ex legge 43, che i cittadini, visto che alla fine la riorganizzazione della sanità è finalizzata ad elevare la qualità della tutela della salute. 

Aspettiamo allora di leggere nel dettaglio quali sono le volontà del Governo, ma di una cosa siamo certi: nessun programma di riorganizzazione delle realtà ospedaliere potrà essere minimamente immaginato senza includere gli infermieri e gli altri professionisti dell’area non medica. Dietro un ricovero in un reparto nevralgico, dietro una attesa al pronto soccorso che si traduce in un intervento e in una visita ad un paziente, non c’è solo la presenza di un medico, ma ci sono anche gli infermieri e gli altri professionisti sanitari, con tutte le loro competenze e le loro elevate responsabilità all’interno della sanità pubblica.

Solo gli infermieri rappresentano oltre il 50 per cento dei professionisti del nostro Ssn. Qualcuno lo ha forse dimenticato? Da troppo tempo stiamo aspettando un legittimo aumento di stipendio, equiparato agli altri paesi europei, e abbiamo già chiesto un corposo aumento dell’indennità di specificità infermieristica ferma a poco più di 70 euro, così come abbiamo evidenziato che non è sufficiente la sola detassazione degli straordinari, ma occorrerà detassare anche gli stipendi ordinari.

Non avendo motivo di dubitare delle parole del ministro, ci siamo permessi di azzardare una stima: se davvero l’aumento di stipendio per i medici fosse di mille euro mensili, per quanto riguarda l’abbattimento delle liste di attesa, e considerando che i medici del nostro Ssn sono 120mila, sarebbero necessari più di 1 miliardo e 560 milioni all’anno solo per i camici bianchi.

Ora, Schillaci è stato chiaro, e ha sostenuto senza mezzi termini che per raggiungere questo obiettivo, quello dell’abbattimento delle liste di attesa, il Governo è pronto a mettere sul piatto 560 milioni in più rispetto alle risorse già stanziate in passato e neanche del tutto utilizzate dalle regioni. La Corte dei Conti evidenzia, però, un buco di 6 miliardi per lo sfondamento del tetto di spesa per dispositivi medici come Tac e siringhe nel 2019-23. In parole  povere le risorse sono decisamente insufficienti. 

E allora, se da un lato è legittimo chiedersi, almeno, ripetiamo, allo stato delle laconiche informazioni disponibili, come si possa asserire che i 3 miliardi messi in ballo possano bastare a celebrare queste “sacre nozze annunciate in pompa magna”, dall’altro attendiamo di sapere, sempre dando per buono che ogni medico troverà mille euro al mese in più in busta paga,  se e da dove arriveranno altre risorse, quelle indispensabili a non escludere da una “dignitosa partecipazione alla cerimonia nuziale ”, proprio gli infermieri e gli altri professionisti dell’assistenza, i cui numeri superano di tre volte quelli dell’intera compagine medica. 

Ci auguriamo concretamente che gli infermieri e gli altri professionisti dell’area non medica siano finalmente messi al centro del progetto di una politica che troppe volte ha percorso strade fin troppe battute. E allora rimaniamo decisamente vigili su quanto accadrà.

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