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Malattie croniche, nel 56% dei casi il caregiver è un famigliare

Secondo un’idagine dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, una persona su sei necessita di assistenza. La gestione della patologia è ritenuta complessa nel 17% dei casi. Lo strumento più apprezzato sono le visite a domicilio. Bene anche il telemonitoraggio.

Convivere con una patologia cronica può essere relativamente semplice, ma non sempre è così. Alcune cronicità comportano infatti una gestione quotidiana più o meno impegnativa, che in molti casi richiede l’assistenza di un’altra persona.

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Secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, svolta in collaborazione con Nomisma, tra gli italiani che soffrono di una patologia cronica (40%), uno su sei necessita di assistenza, e nel 56% dei casi questa è fornita in tutto o in parte da un famigliare, che svolge quindi il ruolo di caregiver. L’indagine è stata condotta nel 2021 su un campione della popolazione italiana stratificato per età (18-75 anni), sesso e area geografica, con sovracampionamento nelle province di Milano, Torino, Padova, Bologna, Napoli.

Scavando più a fondo, la ricerca ha rilevato come la gestione della patologia sia descritta come complessa o estremamente complessa nel 17% dei casi. Per due malati su tre (66%) l’assistenza avviene in strutture sanitarie

, mentre per il 26% del campione avviene interamente a domicilio. Quando non sono i famigliari o il paziente stesso ad occuparsene, in genere provvede il personale del Servizio sanitario pubblico (26%), di associazioni di volontariato (19%) o di strutture private (17%): in tutti e tre i casi la maggioranza delle persone si dichiara soddisfatta dell’assistenza ricevuta, con una leggera prevalenza per le strutture pubbliche (il 65% dei pazienti afferma di essere soddisfatto o molto soddisfatto).

Ma quali sono, secondo chi si prende cura di un famigliare affetto da patologie croniche, gli strumenti che aiutano di più nella gestione della malattia? In testa troviamo le visite mediche a domicilio, considerate utili dal 67% degli intervistati. Nelle prime posizioni ci sono anche altri servizi a domicilio: dall’assistenza infermieristica alla consegna di ricette e medicinali, entrambi al 62%. Ma cresce anche l’attenzione verso soluzioni alternative, come il telemonitoraggio, ritenuto utile dalla maggioranza dei caregiver (51%), con quasi uno su quattro (24%) che lo considera estremamente utile. Resta evidente un gap informativo, con il 59% di chi non utilizza il telemonitoraggio che dichiara di non farlo perché non gli è mai stato consigliato o non sa come utilizzarlo.

Redazione Nurse Times

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