L’utopia dell’immunità di gregge Covid: gli esperti su Nature

L’immunità di gregge un sogno? Così sembrerebbe secondo un recentissimo articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature.

Pur applicando uno sforzo immane alla vaccinazione di massa, una immunità per tutti rimane un miraggio.

Molte domande ormai riecheggiano e rimbalzano dappertutto.

Quanto durerà la pandemia? Il vaccino riuscirà a sconfiggere il virus? Quale ruolo avranno le varianti? I vaccini attuali coprono anche queste? Gli anticorpi durano per sempre?

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L’improbabile immunità di gregge

Fino a poco tempo fa vi si riponeva maggior fiducia, ultimamente sta perdendo notorietà.

L’immunità di gregge che raggiungesse il 60-70% potrebbe consentire un ritorno alla normalità. La stima possibile dovrebbe essere il risultato di due componenti fondamentali: la vaccinazione e la pregressa esposizione al virus.

I dati del modello di Youyang Gu

Il modello Youyang Gu COVID-19 (YYG) è un modello di malattia del software del computer per COVID-19 prodotto dallo scienziato indipendente Youyang Gu.

Esso si autocorregge con nuovi apprendimenti e cerca di ridurre al minimo l’errore, tra le sue proiezioni e i dati CSSE sul numero dei decessi per COVID-19 negli Stati Uniti.

Lo scorso mese il Prof. Gu ha modificato il nome al suo modello di previsione, passando da “Percorso verso l’immunità di gregge” a “Percorso verso la normalità”.

Secondo lo scienziato la tanto sospirata immunità di gruppo appare improbabile per diversi motivi: l’incertezza della gente verso i vaccini, l’avanzare delle nuove varianti e il ritardo di un vaccino per i bambini.

Per l’epidemiologa Lauren Ancel Meyers, direttore esecutivo dell’Università del Texas ad Austin COVID-19 Modeling Consortium, l’idea di una immunità globale che determinerà l’estinzione del virus si sta allontanando.

La somministrazione del vaccino sta dimostrandosi utile, ma il problema è rappresentato dalle diverse varianti, pertanto in futuro potrebbero manifestarsi dei picchi del virus.

Pensando a lungo termine molte idee confluiscono nel pensiero di un passaggio alla malattia endemica come avviene per l’influenza. Ma per il momento non è possibile parlare di immunità di gregge.

I vaccini e la prevenzione della trasmissione

Non è chiaro se i vaccini prevengano la trasmissione. La strategia dell’immunità di gregge presuppone che anche se una persona viene infettata, ci sono troppo pochi ospiti suscettibili intorno per continuare la trasmissione: coloro che sono stati vaccinati o hanno già avuto l’infezione non possono prendere e diffondere il virus.

I vaccini COVID-19 sviluppati da Moderna e Pfizer-BioNTech, ad esempio, sono estremamente efficaci nel prevenire le malattie sintomatiche, ma non è ancora chiaro se proteggano dall’infezione o dalla diffusione del virus.

Shweta Bansal, biologa matematica alla Georgetown University di Washington DC afferma che l’immunità di gregge è rilevante solo se abbiamo un vaccino con alta efficacia nel bloccare la trasmissione.

Ma al momento ancora i dati non sono completi. Tuttavia ciò che si sta evidenziando dai vaccini Moderna e Pfizer è molto incoraggiante.

Capire quanto sia questi che gli altri vaccini impediscano alle persone di trasmettere il virus sarà la chiave di tutto.

La capacità di un vaccino di bloccare la trasmissione non deve essere per forza del 100% per fare la differenza. Anche il 70% di efficacia sarebbe sorprendente, secondo Samuel Scarpino, uno scienziato che studia le malattie infettive alla Northeastern University di Boston, Massachusetts.

Ma potrebbe esserci ancora una notevole diffusione del virus tale da rendere molto più difficile interrompere le catene di trasmissione.

Irregolarità vaccinale

La mancata uniformità su scala mondiale della vaccinazione gioca a sfavore.

Purtroppo i dati sul completamento della campagna vaccinale non promettono niente di buono, dato che accelerazioni e rallentamenti minano una progressione lineare verso l’obiettivo.

Matt Ferrari, epidemiologo presso il Center for Infectious Disease Dynamics di University Park della Pennsylvania State University sostiene che una campagna globale perfettamente coordinata avrebbe potuto spazzare via COVID-19, almeno in teoria.

È una cosa tecnicamente fattibile, ma in realtà è molto improbabile che verrà realizzato su grande scala. Infatti si sta notando quanto enormi siano le variazioni nell’efficienza delle distribuzioni di vaccini tra i paesi e anche al loro interno.

Prendiamo l’esempio di Israele che ha iniziato a vaccinare i suoi cittadini nel dicembre 2020. A metà marzo, circa il 50% della popolazione del paese è stata completamente vaccinata con le due dosi necessarie. Mentre i vicini Libano, Siria, Giordania ed Egitto devono ancora vaccinare anche l’1% delle rispettive popolazioni.

Anche per un paese con alti tassi di vaccinazione, come Israele, se i paesi circostanti non hanno fatto lo stesso e le popolazioni sono in grado di mescolarsi, il potenziale per nuovi focolai rimane.

Negli Stati Uniti, l’accesso ai vaccini è stato irregolare. Alcuni stati, come la Georgia e lo Utah, hanno vaccinato completamente meno del 10% della loro popolazione, mentre Alaska e New Mexico hanno vaccinato completamente più del 16%.

L’incognita varianti

L’aumento di trasmissibilità e la resistenza ai vaccini da parte delle nuove varianti di SARS-CoV-2, cambiano l’equazione dell’immunità di gregge.

Per Sara Del Valle, epidemiologa matematica e computazionale presso il Los Alamos National Laboratory nel New Mexico più tempo ci vuole per arginare la trasmissione del virus, più tempo hanno queste varianti per emergere e diffondersi.

Infatti stanno spuntando nuove varianti di SARS-CoV-2 che potrebbero essere più trasmissibili e resistenti ai vaccini.

Ferrari riprende il discorso sulle varianti: un altro problema da affrontare mentre l’immunità cresce in una popolazione, è il fatto che tassi più elevati di immunità possono creare una selettività, che favorirebbe varianti in grado di infettare le persone che sono state già immunizzate.

L’irregolarità della distribuzione dei vaccini rappresenta una sfida.

Un’immunità a scadenza

Le componenti per un’immunità di gregge considerano due solide basi: i vaccini e l’infezione naturale. Shweta Bansal, biologa matematica alla Georgetown University di Washington DC, parla del dubbio circa la durata dell’immunità nelle persone che sono state infettate da SARS-CoV-2.

In base a quello che si è potuto notare su altri coronavirus e le prove preliminari per SARS-CoV-2, sembra che l’immunità associata all’infezione diminuisca nel tempo, quindi ciò deve essere preso in considerazione nei calcoli.

Quando gli studiosi vorranno calcolare quanto una popolazione si sia avvicinata alla soglia dell’immunità di gregge, non saranno in grado di contare tutti coloro che sono stati infettati. Dovranno tenere conto del fatto che i vaccini non sono efficaci al 100%.

Sarà anche importante capire per quanto tempo dura l’immunità basata sulla somministrazione del vaccino e se nel tempo saranno necessari dei richiami.

Per entrambi questi motivi, COVID-19 potrebbe diventare come l’influenza.

Gli interventi “non farmaceutici” continueranno a svolgere un ruolo cruciale nel contenere i casi, afferma Del Valle. Il punto è interrompere il percorso di trasmissione, limitare il contatto sociale e continuare comportamenti protettivi come l’uso della mascherina.

Rincorriamo l’immunità di gregge?

In base alle attuali conoscenze sul COVID-19, raggiungerla attraverso i soli vaccini sarà piuttosto improbabile. E’ scarsa la possibilità che il vaccino fermi completamente la diffusione, meglio pensare a come convivere con il virus.

Per il momento accontentiamoci di constatare che il vaccino sembra ridurre i ricoveri e le morti per COVID-19 dei più vulnerabili.

Ci vorrà tempo prima della totale scomparsa della malattia, mentre è più facile che la sua predominanza possa diminuire.

Giovanni Trianni infermiere legale forense

Fonti:

Pixabay photo credits

Aschwanden C., Five reasons why COVID herd immunity is probably impossible, Nature, 2021.

Giovanni Trianni

Infermiere presso DSM ASL Lecce. Docente, Formatore e Tutor. Master in infermieristica legale forense, Master in Management per Funzioni di Coordinamento delle Professioni Sanitarie, Master in Psicologia Investigativa e Scienze Criminali. Membro APSILEF. I suoi lavori spaziano nella sfera dell'infermieristica legale forense con uno sguardo attento alla responsabilità professionale, al diritto del lavoro, al rischio clinico, alla malpractice fino alla cronaca sanitaria.

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