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Lo sfogo di un oss: “Niente salute per chi si occupa di salute”

Di seguito la lettera di un operatore socio-sanitario pubblicata sul Fatto Quotidiano.

Sono un operatore del settore socio-sanitario e per la delicatezza del tema preferisco evitare di fornire ulteriori dettagli. Non intendo per nessuna ragione passare per martire né tantomeno per eroe! Tuttavia, alla luce delle recenti (ma non troppo) evidenze relative alla carenza di personale, alla diminuzione della qualità dei servizi sanitari e agli episodi di violenza su personale ed utenti, ho sentito l’esigenza di condividere alcune riflessioni.

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Quello che si vede è solo la punta dell’iceberg e il Titanic, lo sappiamo, è affondato per una parte più ingombrante e sommersa del pezzo di ghiaccio vagante. Le attenzioni dei media si sono sempre concentrate su sporadici casi eclatanti, su qualche notizia data qua e là, insomma sulla punta dell’iceberg… Ma qualcuno si è mai posto il nobile obiettivo di guardare più a fondo? Qualcuno ha mai preso sul serio quei segnali di rischio che il settore da anni invia?

Mi fa rabbia pensare a quanto sta accadendo perché la professione sanitaria potrebbe essere il lavoro più bello del mondo, se svolto con risorse e a condizioni adeguate. Invece, sempre meno gente si dedica al sanitario; e come dargli torto! Si lavora avendo la responsabilità della salute di altre persone e compiendo interventi specifici, eppure la retribuzione di altri lavori che comportano meno responsabilità e meno qualifiche è spesso maggiore. Al professionista della sanità sono richieste molte qualità tecniche ed emotive, ma queste competenze sono sottopagate e sottostimate. Si lavora con il rischio di aggressioni, ma non c’è nessuno a contribuire all’incolumità del personale, che – lo ricordo – è lì per aiutare gli altri.

Si lavora con il rischio di incorrere nella sindrome di burnout, di ammalarsi perché a costante contatto con comportamenti ed eventi emotivamente tossici, ma ciò non è ufficialmente riconosciuto e non si ha diritto a supporto psicologico ed adeguati periodi di riposo per “disintossicarsi”. Anzi, si sta passando a contratti sempre meno retribuiti e con più ore di lavoro… e se poi hai bisogno di uno psicologo te lo paghi! Inoltre, la malattia è talvolta decurtata, come a dire: lavori per la salute degli altri ma tu non hai il diritto di prenderti un raffreddore!

Da anni si va nella direzione opposta alla salute sia dei lavoratori che degli utenti, e chi dovrebbe tutelare entrambi ed esaltare la professionalità degli operatori continua a non far nulla o a muoversi nella direzione opposta. Questo mina il buon funzionamento dei servizi sanitari. Mi riferisco in particolare ad albi, associazioni di categoria e sindacati. La nascita di alcuni albi si è rivelata esclusivamente una spesa annuale in più anziché un aumento del prestigio delle figure iscritte. Tutto ciò è grave perché meno gratifiche e tutele significano meno personale; meno personale implica che chi lavora deve sopperire a tali carenze, con maggiori fatiche e maggiori frustrazioni. Di conseguenza, ciò significa più malattie (perché prima o poi il corpo e la mente cedono) creando ulteriori lacune in termini di risorse e qualità dei sevizi che, credo sia chiaro a tutti, sono fatti da persone e non da oggetti.

Altresì, pochi candidati per il settore sanitario significa meno possibilità di fare selezione di risorse umane, col rischio di conferire incarichi a figure realmente poco professionali. Il tutto è aggravato dal fatto che nessuno controlla che vengano rispettati i mansionari. Spesso una figura deve prendersi carico di mansioni delle altre figure carenti e ciò è svalutante e rischioso, perché si tratta di svolgere manovre per le quali non si è formati, non si è tenuti né si ambisce a svolgere. Ciò comporta un danno per salute degli utenti, che riceveranno un servizio di scarsa qualità, e del personale, che sarà sottoposto a stress ingiustamente.

In tutto ciò, i datori di lavoro fanno il loro mestiere applicando i contratti per loro più vantaggiosi e per stare dentro le scarse risorse che lo Stato riserva alla sanità; lo Stato investe su tutto, persino sulla guerra, piuttosto che sulla salute e il benessere della propria nazione; i sindacati svendono i professionisti avallando contratti e contrattini via via peggiorativi che ci portano a scegliere altri mestieri; gli albi e le associazioni di categoria ti accorgi che esistono solo quando chiedono la quota di iscrizione annuale, ti ricordano che devi vaccinarti (anche se hai gli anticorpi) e che devi continuare a formarti (magari a tue spese e senza diritto a permessi lavorativi).

Quando sentiamo notizie di abusi ai danni di utenti fragili inorridiamo, ma non ci accorgiamo che il primo abuso è perpetrato ai danni dei professionisti da parte di chi dovrebbe invece tutelarli. Questo non può giustificare certe azioni deplorevoli, ma nemmeno passare inosservato! Quelle che di tanto in tanto vengono alla luce sono azioni condannabili, ma c’è da ritenersi fortunati se sono solo così rare. Che poi, sono davvero rare o ne emergono solo alcune? Chi commette determinati crimini è bene che incorra nelle conseguenze legali del caso e che se ne parli… ma poi accade sempre che, invece di puntare verso le possibili cause che rendono più probabili certi avvenimenti, i riflettori si spengono.

Chi compie determinate azioni ai danni di chi è fragile è colpevole tanto quanto gli enti citati che hanno creato un certo sistema altrettanto fragile. Chi può escludere che quelle azioni deplorevoli siano dovute ad una condizione patologica dovuta a burnout? Qual è la linea di confine tra una manovra compiuta di fretta o nervosamente e un reato? C’è qualcuno che vigila concretamente, al di là dei numeri e dei documenti, sulla salute dei professionisti e delle strutture sanitarie? C’è qualcuno che si interessa se le responsabilità e la qualifica dei professionisti sono adeguatamente retribuite e se vengono rispettati i mansionari?

Allora la responsabilità di quei crimini, che tanto ci fanno schifo, è da attribuire anche a tutta quella gente che si trova nella parte sommersa di un iceberg che sta facendo affondare il settore sanitario. Se gli esecutori materiali sono le persone che vediamo nelle telecamere, gli esecutori morali, i mandanti, sono le istituzioni che si disinteressano di un settore così delicato e importante, si disinteressano della salute di chi dovrebbe garantire la salute. Ciò porta a spese inutili per la collettività e in casi più gravi alle atrocità: pure il cannibalismo è ignobile, ma la storia ci insegna che se l’essere umano è posto in condizioni estreme può arrivare anche a quello.

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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