Infermieri

Liste d’attesa, Nursing Up: “Non possono esserci solo i medici al centro del progetto di rilancio del sistema salute”

Nel seguente comunicato stampa le riflessioni di Antonio De Palma, presidente nazionale Nursing Up, dopo l’intervento del sindacato in audizione al Senato sullo snellimento delle liste d’attesa.

Il medico che effettua la diagnosi e indica il percorso di cura più idoneo per il paziente, l’infermiere che assiste ogni giorno il malato durante il ricovero con quella crescente autonomia e quelle capacità di gestire al meglio le elevate responsabilità, e poi ancora il tecnico di radiologia che effettua gli esami Rx, che poi passano al medico per la refertazione di competenza: snellire le liste di attesa, cancellando finalmente i tempi biblici che pendono sulla testa dei cittadini italiani come una spada di Damocle, significa, per noi del Nursing Up, valorizzare il lavoro di tutti i professionisti che compongono l’equipe sanitaria, e non solo quello dei medici, offrendo loro dignitosi riconoscimenti economici per incrementare tipologia e quantità di servizi e prestazioni destinate al cittadino. Insomma, ciò che serve per un concreto abbattimento dei tempi di attesa per lo svolgimento di prestazioni diagnostiche e interventi.

Nello stesso tempo, vorremmo, come abbiamo fatto in passato, una volta per tutte, sollevare la questione di un serio ed efficace allargamento della libera professione agli infermieri e agli altri professionisti sanitari ex Legge 43/2006, che potrebbe rappresentare un vero e proprio grimaldello per un serio ed efficace programma di abbattimento dei tempi di attesa per l’accesso alle prestazioni e servizi del Ssn.

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Sin dal primo momento, nel delicato e complesso percorso che ha portato alla definizione del Piano di abbattimento delle liste d’attesa, abbiamo chiesto a gran voce al ministro Schillaci di chiarirci quale ruolo immaginasse per gli infermieri e gli altri professionisti dell’assistenza, nell’ambito del progetto di rilancio del nostro sistema sanitario che questo Governo, allo stato dell’arte, ritiene di poter e voler attuare.

Non ci siamo mai tirati indietro nel ricordare al ministro che l’abbattimento delle liste di attesa non può attuarsi solo attraverso l’aumento delle prestazioni e quindi gli incentivi e la valorizzazione della professione medica. Ci meravigliamo di come nessuno abbia ancora pensato a dare spazio e attenzione a quello che, lo diciamo da anni, potrebbe rappresentare un cambiamento epocale per l’intero sistema sanitario, più che mai nell’ambito di una indispensabile ricostruzione che punta a snellire, finalmente si spera, i tempi di attesa di esami, visite specialistiche e ricoveri.

Ciò che noi proponiamo potrebbe rappresentare un cambiamento epocale per l’intero sistema sanitario, più che mai nell’ambito di una indispensabile ricostruzione che punta a snellire, finalmente si spera, i tempi di attesa di esami, visite specialistiche e ricoveri. Non possiamo dimenticare, infatti, che sono oltre 4 milioni gli italiani che oggi rinunciano alle cure, e che per avviare un concreto piano di abbattimento delle liste di attesa è necessario mettervi al centro anche tutti i professionisti dell’area non medica, offrendo loro dignitosi compensi per le  prestazioni aggiuntive svolte, in quanto finalizzate ad implementare tipologia e quantità di servizi e prestazioni.

Lo sblocco del vincolo di esclusività per infermieri, ostetriche e altre professioni sanitarie ex Legge 43/2006, senza limiti temporali, e quindi la possibilità di esercitare, senza lacci e lacciuoli, attività fuori dal normale orario di lavoro presso l’ente di appartenenza, potrebbe rappresentare uno straordinario impulso a beneficio di quella sanità privata accreditata, che il Governo vuole oggi coinvolgere operativamente sul medesimo fronte di quella pubblica, al fine di garantire  quella sinergia e un interscambio tra pubblico e privato che consentirebbero di lasciarci alle spalle deficit e lacune che ci affliggono da troppo tempo.

In tale contesto le competenze, il talento, l’esperienza, le qualità umane dei nostri professionisti dell’assistenza che lavorano negli ospedali pubblici, con nuove e auspicabili regole sulla loro attività libero-professionale, in qualche modo equiparata a quella dei medici e senza differenti vincoli,  sarebbero costituiti in disponibilità anche della sanità privata accreditata, per un gioco di squadra finalizzato a cogliere gli obiettivi sottesi al ddl.

Fatte le premesse di cui sopra, ciò che il sindacato Nursing Up ha chiesto al Senato di fare, a nome dei professionisti sanitari interessati, è avere fiducia nelle grandi competenze e potenzialità delle professioni sanitarie italiane ex Legge 43/2006, che tutta l’Europa ci invidia e che ambisce ad avere, e per la formazione delle quali grandi vengono costantemente impegnate ingenti risorse da parte del nostro sistema formativo universitario.

Abbiamo chiesto ai senatori il coraggio di agire, di mettere nelle condizioni il sistema sanitario di beneficiare dell’enorme apporto che può arrivare, finalmente, da un ottimale impiego dei professionisti sanitari ex Legge 43/2006, cosa che potrebbe fare la differenza tra il raggiungimento o meno degli obiettivi sottesi al discutendo ddl, inserendo nell’articolato dell’esaminando Ddl 1161, i seguenti provvedimenti:

– cancellare dal comma 1 dell’articolo 13 del Dl 31.03.2023, n. 34 (come risultante dopo la conversione in legge), il previsto limite di validità della disposizione fino alla data del 31.12.2025, rendendo in tal modo strutturali tali previsioni.

– cancellare il comma 2 dell’articolo 3/quater del Dl  21.09.2021, n. 127, con le disfunzionali ed aprioristiche limitazioni ivi riportate come limite e condizione per lo svolgimento dell’attività esterna all’azienda di appartenenza da parte dei professionisti sanitari ex Legge 43/2006, sostituendole con una “mera comunicazione all’ente di appartenenza, di inizio attività”, da svolgersi nel rispetto dei  vincoli di cui all’art. 2105 del Codice civile, relativi all’obbligo di fedeltà.

– modificare nell’art. 1, comma 219, della Legge di Bilancio n. 213 del 30/12/2023 la frase “Per le predette attività la tariffa oraria può essere aumentata fino a 60 euro lordi onnicomprensivi, al netto degli oneri riflessi a carico dell’amministrazione” in “è aumentata a 60 euro lordi”.  

Le modifiche sopra richieste, metteranno nelle condizioni i professionisti sanitari ex Legge 43/2006, operanti nelle strutture e servizi del Ssn, di svolgere la loro attività, sia a regime di prestazioni aggiuntive che libero-professionale presso soggetti privati accreditati, con il duplice obiettivo di garantire loro un esercizio libero-professionale dignitoso, nell’ambito di attività che si qualificano come funzionali e strumentali rispetto agli interessi ed obiettivi della pubblica amministrazione.

Redazione Nurse Times

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