Le riflessioni di un’infermiera…qualunque

Se avete 5 minuti, ho deciso di raccontarvi una parentesi di un turno di lavoro, accaduta a un'infermiera qualunque, di un ospedale qualunque, in un giorno qualunque.

Se avete 5 minuti, ho deciso di raccontarvi una parentesi di un turno di lavoro, accaduta a un’infermiera qualunque, di un ospedale qualunque, in un giorno qualunque.

Stava camminando nell’atrio dell’ospedale, intenta a soddisfare quella parte di mattinata, quando, solo per il fatto di avere una divisa bianca, si sente chiamare “mi scusi!

...era un uomo sulla sessantina, un’espressione angosciante, li occhi speranzosi.

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“Dica!”  – disse l’infermiera qualunque.

L’uomo rispose: “mio figlio sta facendo la chemioterapia, tra 20 minuti avrà finito e io nel frattempo ho bisogno di sapere, di parlare con qualcuno che mi dica come stanno le cose…ma lá, in quel posto tutto é troppo veloce, frenetico. C’è tanta gente e nessuno ha il tempo per fermarsi con me. Ci ho provato, ma non si fermano a parlare con me. Mi hanno risposto che non é il momento”.

L’infermiera qualunque, altrettanto di fretta, accenna un “mi scusi ma io non saprei come…” ; e prima di finire la frase di circostanza nota negli occhi dell’uomo un velo di delusione; probabilmente l’ennesima delusione dell’ultima ora.

L’infermiera qualunque capisce, rallenta, inizia a parlargli con quell’empatia di cui tanto ha sentito parlare sui banchi di università, accetta di aiutare l’uomo, lo accompagna nel posto dove in quel momento stanno curando il figlio.

L’infermiera qualunque seguita dall’uomo cerca di farsi spazio in quel posto. Lei non lavora lí, non la conoscono, non la considerano.

É faticoso ma alla fine aggancia una collega, spiega che l’uomo ha bisogno di ascolto, di parole, di “sentire” che il figlio é “curato bene”.

Quando la collega le risponde con circostanza, l’infermiera qualunque si rende conto per un istante interminabile, di quanto sia ancor più doloroso vivere la malattia di un caro sentendosi uno tra tanti.

C’era davvero tanta gente in quel posto, nessun camice bianco in cucina, tutti ai propri posti, attivi, quasi di corsa per soddisfare la prestazione di quel momento e NESSUNO riusciva a sentire la voce sommessa di quel padre che chiedeva ascolto, informazioni del figlio; non voleva violare la privacy; voleva solo parlare della vita del proprio figlio.

Ma nessuno lo sentiva…

Nessuno aveva il tempo per fermarsi a parlare!

FRUSTRANTE!

Nessun giudizio, nessun dito puntato…solo una riflessione!

Quell’infermiera qualunque ci sta ancora pensando…

Giuseppe Papagni

Nato a Bisceglie, nella sesta provincia pugliese, infermiere dal 94, fondatore del gruppo Facebook "infermiere professionista della salute", impegnato nella rappresentanza professionale, la sua passione per l'infermieristica vede la sua massima espressione nella realizzazione del progetto NurseTimes...

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Giuseppe Papagni

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