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La figura dell’Emergency Nurse (remote site paramedic): nuove prospettive per la professione infermieristica

Da sempre migliaia di persone provenienti da tutto il mondo lavorano all’estero, presso miniere, cantieri, campi petroliferi siti in Africa, Medio Oriente ecc.. Si è sentita quindi l’esigenza di fornire loro un’adeguata assistenza sanitaria.

Alcune società internazionali come ad esempio International SOS, si occupano di selezionare personale sanitario che diverrà poi responsabile di una specifica zona operativa: responsabile dell’organizzazione della risposta sanitaria di emergenza, della cura giornaliera al personale operante presso il sito e della formazione dei colleghi locali secondo gli standard internazionali. Questa figura si identifica con il nome di Emergency Nurse o Remote Site Paramedic.

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Come diventare Emergency Nurse?
Nelle realtà anglosassoni (Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Canada, Inghilterra, Irlanda, ecc.) è stato istituito un corso universitario della durata di 3 anni che rilascia un diploma universitario di Certified Paramedic. Questo permette di lavorare anche come Remote Site Paramedic specializzato nella cura in ambiente remoto/austero/ostile.
Questo tipo di certificazione in Italia non esiste per cui un infermiere italiano che volesse diventare Emergency Nurse deve possedere:

  • Conoscenza ottima delle lingue straniere (Inglese obbligatorio, abbinato a Francese, Portoghese, Spagnolo…)
  • Un bagaglio di esperienza lavorativa in area critica e di emergenza (118, Rianimazione, Pronto Soccorso, Terapia Intensiva) della durata di almeno 5 anni
  • Corso Pre Hospital Trauma Life Support Advanced (tipo PCT Avanzato IRC)
  • Corso ACLS (tipo ALS IRC)
  • Preferibile esperienza di lavoro in ambiente ostile o militare
  • Capacità di adattarsi al nuovo ambiente lavorativo….che può essere molto complicato: si tratta infatti di ambienti particolari, come le miniere, i campi petroliferi, l’assistenza a personale militare, ecc.
  • Cenni di medicina tropicale e di medicina di base

Come è organizzato il lavoro di Emergency Nurse?
Si lavora da un minimo di 4 ad un massimo di 10 settimane, con 12h di servizio e 12 di stand-by, 7 giorni su 7 , attraverso due tipi di contratto:

  • Contratto permanente (es. 4 settimane in servizio e 4 di riposo a casa per l’intero anno)
  • Contratto “locum” (disponibilità per un determinato periodo di tempo es. 6 settimane una volta all’anno)
  • La retribuzione è molto gratificante ed adeguata al tipo di lavoro, e viene erogata solo per il periodo di permanenza nel sito, i periodi di fermo (in Italia) non vengono calcolati.

Quali sono le responsabilità di un Emergency Nurse?
Nei siti che raggruppano più di 5000 clienti l’equipe assistenziale di riferimento è costituita da un medico e da un infermiere, ma molte volte si ha a che fare con siti di 1000 clienti circa per cui in questi casi l’Emergency Nurse è l’unico e solo responsabile del sito o della zona operativa: è lui il responsabile dell’emergenza sanitaria e della cura dei casi clinici non gravi (dal paziente politraumatizzato al mal di gola), diventando così un punto di riferimento sanitario per l’intera clientela.

Il rivestimento di questo ruolo porta ad un alto livello di autonomia e di conseguenza grandi responsabilità, sia di carattere morale ed etico, ma soprattutto medico-legale; pertanto è d’obbligo precisare che l’infermiere fornisce le sue prestazioni sotto indicazione del Direttore Sanitario responsabile della centrale operativa della compagnia per cui si lavora, con copertura assicurativa ed opera utilizzando convenzioni e protocolli internazionali (PTC e ACLS) che gli permettono di intubare, usare farmaci come ketamina e adrenalina, defibrillare, ecc..

Inoltre ha a disposizione h24 un “alarm center” situato ad esempio a Parigi o Dubai che gli permette di confrontarsi con un medico per le situazioni più critiche.

Purtroppo in Italia questa figura non è ancora conosciuta; uno dei pochi italiani a svolgere questo tipo di lavoro è Mirco Neri, attualmente in Africa per una collaborazione con le Nazioni Unite.

Questa nuova prospettiva lavorativa per noi infermieri è la dimostrazione che in Italia purtroppo non vengono espresse tutte le potenzialità di una professione che invece in campo internazionale dimostra di essere autonoma e rispettata, quindi servirebbe acquisire consapevolezza e semplicemente credere più in noi stessi e nelle nostre qualità e competenze, nonostante siamo “chiusi” in un sistema sanitario, quello italiano, ahimè, in cui è difficile portare innovazione e progresso!

Federica Melica

Redazione Nurse Times

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