La commovente lettera di un papà: “Avete salvato mia figlia”

Pubblichiamo qui, per intero, un’altra lettera di chi ha voluto esprimere un sentito “Grazie” all’equipe di medici e infermieri che ha avuto in cura un proprio caro. Stavolta, al centro di questo commosso applauso c’è la rianimazione dell’ospedale Santa Corona. Lo scritto, reso pubblico dall’Asl 2 Savonese, è stato diffuso tramite i social network

Buonasera, mi chiamo Massimo, una settimana fa circa, mia figlia Francesca è stata ricoverata in rianimazione a Santa Corona. Sospetta Sindrome di Behcet. Questa presunta sindrome, si è manifestata in modo così violento, al punto che si è temuto per la sua vita.

La mia mail non vuole tediarvi con il racconto minuzioso, di tutto ciò che è accaduto. Non è questo lo scopo. Mia figlia Francesca è ancora ricoverata in un reparto di Santa Corona, e la malattia, farà il suo corso. Probabilmente, presto ne usciremo fuori con successo. Il motivo per cui mi preme scrivervi, è che ciò a cui ho assistito, lo avevo visto solo in qualche film.

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La disponibilità dei medici, la loro attenzione maniacale ai pazienti, la loro educazione e calma nel parlare con i parenti, è pari a quella di tutto il personale. Infermieri e Paramedici, si comportano nello stesso modo, la loro “qualità umana”, il “prendersi cura”, costantemente, di tutti e di tutto con competenza, ha dell’incredibile!!! La loro capacità di mettersi in relazione con il problema, con la malattia… e, al tempo stesso, con il paziente e contemporaneamente con i parenti, i suoi affetti più cari, lascia stupefatti.

E’ stata per me un’esperienza umana sconcertante, perché non immaginavo esistessero esseri umani con questa forza. Con nervi così saldi, con il buon umore da elargire a chi soffre.

Loro sono così, sempre, per tutto il giorno, sino alla fine del turno, che è già finito da un po’, quando lasciano un paziente appena controllato, rincuorato anche con un bel sorriso.

Ho visto questo ed altro. Lì, queste persone, hanno salvato la vita a mia figlia. Tutti insieme. Io non potrò mai dimenticarli. Forse non possono fare miracoli e quando qualcuno non ce la fa non so chi li consoli. Quando regalano una nuova vita, non so chi li premia.

Come se vita e morte, fossero sin troppo uguali e vicine.

Vorrei abbracciarli tutti, ringraziarli uno ad uno. Che Dio li benedica e li conservi così, pieni di capacità, di passione, di pazienza e di empatia. Non sono Angeli, sono persone in carne ed ossa come me e come tutti. Solo che hanno qualcosa di speciale che li spinge verso gli altri.

Guardarli mi ha fatto bene. Il ricordo che mi porto dentro, è una lezione sul rispetto per il prossimo, sul saper ascoltare, sulla comprensione dei disagi e dell’ansia degli altri. So che tutto questo, mi rimarrà impresso nel cuore, per sempre.

Con sincera gratitudine

Massimo

Redazione Nurse Times

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