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Interruzione volontaria della gravidanza: approcci clinici e conseguenze

Come è possibile oggi clinicamente effettuare l’interruzione volontaria della gravidanza?

Due sono le scelte per eseguire un’interruzione volontaria della gravidanza possibili: quella farmacologica e quella chirurgica.

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Il Metodo Farmacologico è una procedura medica, distinta in più fasi, che si basa sull’assunzione di almeno due principi attivi diversi, il Mifepristone (RU486) e una Prostaglandina, a distanza di 48 ore l’uno dall’altro.

Il Mifepristone, interessando i recettori del progesterone, necessari per il mantenimento della gravidanza, causa la cessazione della vitalità dell’embrione; l’assunzione del secondo farmaco, della categoria delle Prostaglandine, ne determina l’espulsione. In Italia è possibile ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza con il metodo farmacologico dietro richiesta della persona interessata, in regime di ricovero ordinario, nel rispetto della legge 194 del 1978.

Sulla base dei pareri del Consiglio Superiore di Sanità, il Ministero della Salute ha emanato apposite Linee Guida – Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria della gravidanza con mifepristone e prostaglandine. Il documento, del 24 giugno 2010, sottolinea soprattutto i punti principali del consenso informato. Il Ministero ha fornito il 7 maggio 2010 indicazioni a Regioni e Province autonome riguardo all’integrazione del monitoraggio dei dati sull’interruzione di gravidanza, in attuazione della legge 194, con riferimento al metodo farmacologico.

È consentito il ricorso alla pillola abortiva RU486, tra la 4 e 7 settimana dopo l’ultimo ciclo mestruale (UM), ovvero il 49esimo giorno dopo l’UM. Il metodo richiede 3 visite in ambulatorio: nella prima visita vengono somministrate delle pillole per provocare la morte dell’embrione, due giorni dopo se l’aborto non è avvenuto, viene somministrato un secondo principio attivo che induce contrazioni tali da indurre l’espulsione; l’ultimo appuntamento ambulatoriale serve per confermare la regolare efficacia della procedura. È da sottolineare che la RU486 no è efficace in caso di gravidanza extrauterina, la quale rappresenta una reale e potenziale causa di morte della donna, vista la pericolosità della condizione. (www.abortoeragione.it)

Oggigiorno ci sono opzioni multiple per la Contraccezione D’emergenza che, con questo espediente linguistico, non è altro che un’interruzione di gravidanza precoce, un modo sicuro e efficace di prevenire la gravidanza dopo un rapporto non protetto, un fallimento del contraccettivo o uno stupro. Effettivamente la contraccezione d’emergenze è per talune dottrine di pensiero etico-morale una vera e propria “Interruzione Volontaria di Gravidanza” o “Mezzo abortivo”, riconoscendo la dignità di Persona sin dalla fusione dei gameti sessuali. E volendo rispettare ogni ideologia su questo argomento i mezzi contraccettivi d’emergenza sono volutamente inclusi nei mezzi di interruzione volontaria della gravidanza.

La contraccezione d’emergenza non andrebbe confusa con il Mifepristone (RU486), usato in combinazione col Misoprostol per l’aborto medico; la contraccezione d’emergenza non è né un abortivo né un teratogeno, ma in senso etico rappresenta una vera interruzione volontaria della gravidanza nella fase precoce di fecondazione.

L’Ulipristal Acetato (EllaOne) a base di Levonorgestrel (bloccante del Progesterone), è un contraccettivo d’emergenza di cui, dall’AIFA nel 5/2015 e con pubblicazione sulla GU il 3/3/2016, è approvata la vendita senza ricetta alle maggiorenni e senza necessità di presentare il test di gravidanza, usato entro le prime 24 ore dal rapporto sessuale non protetto. Diversamente dalla pillola del giorno dopo ha effetto per 120 ore (quindi 2 giorni in più-3 GIORNI)

La notizia più attuale è quella del 3 Marzo 2016, con pubblicazione sulla GU, entrata in vigore il giorno dopo, che consente l’utilizzo di Norlevo come pillola del giorno dopo senza obbligo di ricetta per le maggiorenni (mentre per le minorenni si mantienel’obbligo di ricetta non ripetibile). (www.ilpost.it/2016/03/15)

I metodi disponibili di contraccezione d’emergenza negli Stati Uniti includono pillole per la contraccezione d’emergenza e il dispositivo intrauterino di rame (Cu-IUD). I metodi di contraccezione d’emergenza che sono approvati dalla US Food and Drug Administration sono il modulatore dei recettori per il progesterone (ulipristal acetato UPA) e le pillole solo progestinico (levonorgestrel LNG). (Tratto da Medscape Ob/Gyn in www.vitadidonna.it )

Tra le Modalità Chirurgiche per effettuare l’interruzione volontaria della gravidanza vi sono:

  • ASPIRAZIONE MANUALE: fino a 7 settimane dopo l’ultimo ciclo mestruale, dove un tubo lungo e sottile è inserito nell’utero, a cui si connette una siringa per favorire l’aspirazione dell’embrione fuori dall’utero.
  • ASPIRAZIONE e RASCHIAMENTO: tra 6 e 14 settimane dopo l’ultimo ciclo mestruale. È il metodo più comune, usato nel 97% dei casi. Dopo aver stirato e aperto il collo dell’utero (pratica dolorosa e fastidiosa che richiede l’anestesia locale e talvolta generale) il medico inserisce un tubo rigido di plastica collegato ad un aspiratore. La pratica è obiettivamente cruenta e consiste nel risucchio del feto, addirittura oltre la 12a settimana, è necessario frantumare il corpo del feto per consentire il passaggio nel tubo di aspirazione. Il raschiamento del feto dall’utero è determinato dall’uso di uno strumento simile ad un cucchiaio.
  • DILATAZIONE ed EVACUAZIONE: tra le 13 e le 24 settimane dopo l’ultimo ciclo mestruale. Nel secondo trimestre di gravidanza il feto è troppo grande per essere aspirato, quindi la dilatazione del collo dell’utero deve essere maggiore e deve essere indotta 1-2 giorni prima dell’intervento finale. L’estrazione del feto avviene con il forcipe (con una manovra estremamente cruenta) schiacciando letteralmente la testa del feto. L’intervento prevede il raschiamento finale.

(Fonte: www.abortoeragione.it )

Ma quali possono essere le conseguenze della pratica di interruzione volontaria della gravidanza? È ovviamente plausibile ogni soggettività di risposta.

  • Le Perdite Di Sangue possono esserci e non esserci affatto, se non si superano i dieci assorbenti al giorno le perdite possono considerarsi normali, la copiosità della perdita è legata alla storia ginecologica di ogni donna, alle settimane di gravidanza in cui è stato eseguito l’intervento. In questi casi riposo e borsa del ghiaccio sul ventre ed eventualmente emostatici sono più che sufficienti. Talvolta le perdite sono scarse ma durature nei giorni. In questo caso è meglio non prendere nessun provvedimento se non dietro consiglio medico. Le prime mestruazioni appariranno di regola dopo 30/40 giorni e potranno anche essere abbondanti.
  • Dolori all’addome, o meglio piccoli crampi all’utero, possono comparire specialmente in 53^giornata. È normale ed è dovuto al fatto che l’utero sta riacquistando le proprie originarie dimensioni. Si possono anche avvertire dolori lombari per un paio di giorni. Il riposo ed antidolorifici sono sufficienti; molta importanza ha il fatto che l’intestino sia libero proprio per evitare che pigi sull’utero stesso. In qualche raro caso si può avere un acutizzarsi di un processo infiammatorio che non si sapeva di avere, tipo cistite o dolore degli annessi alle ovaie. Disinfettanti urinari specifici (Neg Gram Naiisina) e una normale visita medica vi rimetteranno a posto da questo tipo di disturbo non direttamente imputabile all’intervento.
  • Turgore del seno. Dato che in circolo si ha per un 10/15 gg. la carica ormonale tipica della gravidanza, il seno rimarrà ancora per un po’ turgido e dolorante. Infatti le urine saranno positive per tutto questo periodo a un test di gravidanza. Nel caso che si verifichi la montata lattea è consigliabile contattare il centro presso il quale si è effettuato l’intervento.
  • Febbre. I processi di riassorbimento delle proteine e la tensione provata negli ultimi giorni possono portare ad uno stato di alterazione della temperatura; Qualche linea di rialzo termico non deve quindi allarmare, si richiede una visita medica solo nel caso di febbre >38°C, accompagnata da dolori addominali.

Alcune raccomandazioni possono essere avanzate riguardo il periodo delle perdite di sangue, per evitare qualsiasi veicolo di infezione, rischio a cui si può andare incontro:

  1. Non fare bagni nella vasca ad immersione, fare solo docce tiepide.
  2. Non usare assorbenti interni, ma solo esterni.
  3. Non fare lavande vaginali, ma lavarsi solo esternamente.
  4. Non avere prematuramente rapporti sessuali (aspettare almeno 20 gg.) tenendo conto dello stato di salute locale e del rischio di una nuova fecondazione in questo periodo.

Inoltre è utile consigliare una visita di controllo dopo 15 giorni dall’intervento e fare un test di gravidanza non prima di 20 giorni. (A cura del C.E.D. Centro Educazione Demografica – Via Amedei 13 Milano. Fonte: www.salute.gov )

Secondo le Linee Guida RCOG sono da aggiungere alcune complicanze più frequenti legate all’aborto: emorragia grave, perforazione uterina, lesione del canale cervicale ed il fallimento procedurale. La sindrome post aborto è similare a quella post traumatica da stress, con ansia, disturbi dell’alimentazione, sessuali, del pensiero, della relazione affettiva, apatia, autoisolamento, aggressività …

L’ interruzione volontaria della gravidanza è un tema spesso ignorato dalla cultura medica se si considera l’impatto psicologico che questo evento ha sulla donna. Culturalmente l’aborto è svuotato del suo significato di morte, ma rappresenta una morte senza dolore, senza lutto, addirittura neutra e spensierata. In realtà segna il vissuto di molte donne e può condizionare la loro successiva genitorialità. Le donne sperimentano un intenso vissuto di colpa, la psiche vive una sintomatologia del lutto complicato. Aspetti depressivi, panico, disturbi del comportamento alimentare e/o da uso di sostanze sono fra le conseguenze più annoverate.

Vivere il lutto per la donna è un fenomeno al livello del subconscio o inconscio, prendendo le distanze dalla sofferenza a scopo di autocura. Le donne vivono in silenzio la situazione post abortiva, non trovando risposte negli altri che spesso rispondono: “potevi pensarci prima!”, “ormai è andata!”, “pensa agli aborti spontanei!”… (www.psico-terapia.it)

Maurizio Limitone

Redazione Nurse Times

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