Le infezioni ospedaliere e il loro controllo sono un ambito di cui si sta interessando l’Associazione dei Chirurghi Ospedalieri Italiani (ACOI).
Le infezioni ospedaliere hanno come effetto macroscopico un grave peso sui bilanci, andando a prolungare le spese per l’assistenza ospedaliera. Graziano Pernazza, Coordinatore Regionale ACOI Lazio, ha affermato che ACOI vuole collaborare con le istituzioni per individuare requisiti e standard minimi per sviluppare la cultura della qualità e sicurezza. È stata avanzata la proposta della metodologia ERAS (Enhanced Recovery After Surgery), un percorso multidisciplinare sulla base delle evidenze scientifiche. Questa metodologia prevede un cambiamento e una riorganizzazione del percorso di cura, favorendo il processo fisiologico e precoce di recupero del paziente, rinunciando all’uso di sonde, tubi di drenaggio, digiuni e allettamenti prolungati.
Ad esempio per un intervento all’intestino di prevede una dieta priva di scorie per 5 giorni e introduzione di liquidi per OS sino a 2-3 ore prima dell’intervento, senza ricorrere a purganti e al digiuno. Secondo tale procedura si evita di debilitare l’organismo, facilitando il recupero postoperatorio, considerando che le evidenze dimostrano una riduzione maggiore del 30% delle complicanze.
Il rinnovo generazionale dei chirurghi, a vantaggio dei giovani chirurghi in grado di sfruttare la chirurgia mini invasiva è un’ulteriore proposta.
L’utilizzo dei dispositivi medici monouso, protocolli operativi e il monitoraggio puntuale delle singole fasi attraverso software based sono scelte ponderate già portate avanti dal Policlinico Umberto I per contrastare le infezioni ospedaliere riguardanti la Sala Operatoria e per mettendo di ridurre i costi (come affermato dalla Dott.ssa Susanna Sodo – Ufficio Qualità)
Il governo inglese ha lanciato l’ultimo allarme circa la presenza dei batteri resistenti ad antibiotici, o superbatteri, dopo lo studio elaborato dal Dipartimento per la gestione delle emergenze nazionali di Downing Street.
In Italia circa 500mila pazienti sviluppano infezioni ospedaliere nel percorso di cura
, nei nostri ospedali e nelle nostre strutture residenziali. Le principali UU.OO. coinvolte sono quelle di terapia intensiva, per pazienti chirurgici sottoposti a trapianto con difese immunitarie abbassate.In ogni fase di ospedalizzazione la persona può essere esposta . Secondo l’ECDC , il Centro Europeo per la prevenzione e controllo delle malattie , ogni giorno un paziente su 18 contrae un’infezione, quindi oltre 4 milioni l’anno. La stessa Europa ha definito un modello per combattere le infezioni ospedaliere correlate all’assistenza , il MODELLO STEP .
La normativa europea disciplina l’idoneità dei prodotti usati in sala operatoria anche per contenere le infezioni ospedaliere, ovvero UNI EN 13795 sancisce i requisiti per teli e camici chirurgici , in termini di penetrazione a liquidi, a microbi e al rilascio di particelle.
In considerazione del fatto che alcuni dispositivi medici sono progettati per essere utilizzati (strumentario) ma di difficile pulizia e sterilizzazione, l’Unione Europea vorrebbe rispondere con nuovi Regolamenti. L’art.15, Dispositivi monouso e loro ricondizionamento, proposta di regolamento n.542/2012 (ancora in discussione) vorrebbe portare a uniformare l’utilizzo del riutilizzabile. Chi effettua il ricondizionamento viene riconosciuto come il fabbricante e dovrà rispettare degli obblighi. Vengono meno a questa normativa dispositivi per uso critico.
Ogni Stato Membro potrà aderire, migliorarla o proibirla dandone comunicazione alla commissione e agli altri Stati. Sarà un bene? o porterà ad un ulteriore frammentazione normativa europea?
È evidente che stanno cambiando le prospettive per far fronte alle infezioni ospedaliere e gli infermieri non possono farsi trovare impreparati.
Maurizio Limitone
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