Infermieri

Infermieri di famiglia subalterni ai medici in Lombardia. Dov’è l’autonomia annunciata dalla FNOPI?

Infermiere di famiglia e comunità (IFEC) relegati a meri esecutori nella delibera approvata dalla regione Lombardia

Nella Position Paper della Fnopi (vedi allegato) l’infermiere di famiglia “agisce in autonomia professionale, afferendo ai servizi infermieristici del Distretto di riferimento, in stretto raccordo con i servizi sanitari e sociali e con gli altri professionisti del Servizio Sanitario Nazionale”.

Un’autonomia rimasta sulla carta e che viene disattesa anche dalla delibera appena approvata dalla regione Lombardia (in allegato). Nel documento approvato l’infermiere di famiglia diventa figura subalterna dei medici. Un arretramento professionale considerevole, con la FNOPI incapace di esercitare il proprio potere di rappresentanza della categoria infermieristica.

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Nella delibera a pag. 6, punto 3 “Area delle cure primarie e della continuità assistenziale” si legge “….In questa area sono presenti anche i servizi infermieristici di supporto al MMG”.

Difatti la gestione a prevalenza infermieristica riportata in premessa resta solo una mera premessa. A pag. 10 “Per l’area delle cure primarie” è prevista “un’area dedicata agli infermieri di famiglia e comunità, che eroga servizi infermieristici di supporto al MMG”.

Tra l’altro non sono definiti gli standard di dotazione di infermieri di famiglia e comunità. Il riferimento resta 8/50.000 abitanti DL 34/20.

Nel documento ha previsto i “Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale nel Sistema Sanitario Nazionale”, sviluppando delle prime indicazioni in merito ai servizi standard da prevedere in CDC definite “hub” (ossia Case di Comunità che hanno una funzione di riferimento territoriale con ampia dotazione di servizi) e “spoke” (Case di Comunità di minore dimensione e collegata alle case hub, e con servizi di base), come riportato nella tabella seguente.

Calpestate, ancora una volta, le prerogative professionali degli Infermieri anche da un’intesa prodotta in seno alla conferenza Stato Regioni (vedi articolo nursetimes.org) e riguardante “Proposta di requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi minimi per l’autorizzazione all’esercizio e requisiti ulteriori per l’accreditamento delle cure domiciliari, in attuazione dell’articolo 1, comma 406, della legge 30 dicembre 2020, n. 178”.

La presidente Mangiacavalli e la sua squadra di governo dovrebbero dimettersi.

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