Esso spinge la donna a cercare soluzioni che lo annullino o minimizzino, favorendo, purtroppo, soluzioni scevre dalla loro volontà e che facilitano vere e proprie forme di guadagno altrui.
A differenza di quello che può essere percepito dall’immaginario collettivo sul tema “dolore”, il dolore del parto è del tutto fisiologico e afferisce ad un normalissimo proseguo di un evento fisiologico naturale.
L’attenuazione del dolore durante il travaglio e il parto è possibile con diverse metodiche validate scientificamente, ma il vero e proprio “momento antidolorifico” lo realizza la donna stessa liberando endorfine, adottando posizioni libere che favoriscono non solo la riduzione del dolore ma anche il disimpegno del prodotto del concepimento. Le endorfine permettono alla mamma di sperimentare relax e benessere.
La medicalizzazione del parto, ad esempio, rappresenta per molte donne un punto di arrivo in un ambiente sicuro e protetto, nella quale può scegliere la strategia di attenuazione e gestione del dolore, come ad esempio l’analgesia epidurale. Ma, tale dolore, è ben diverso dagli altri.
Dal punto di vista evolutivo, ha dei significati ben precisi:
Andando nello specifico la sintomatologia è dovuta a contrazioni uterine che mediano una sensazione sgradevole a livello addominale con coinvolgimento di legamenti, gruppi muscolari, terminazioni nervose viciniori. Il plateau del dolore porta alla liberazione anche di ossitocina, serotonina, noradrenalina, ACTH ossia tutti quei fattori stressanti e di difesa.
Il dolore può avere anche cause psicologiche che derivano dalla sfera affettiva e dal vissuto inconscio della persona. I fattori psichici che determinano l’entità del dolore percepito sono:
Concludendo le endorfine hanno un’azione benefica anche sul feto: vengono concentrate nel liquido amniotico (proteggendo il bambino dal dolore) e nella zona di inserzione della placenta ne diminuiscono la contrattura e favoriscono gli scambi gassosi.
CALABRESE Michele
BIZZOCA Teresa Antonia
Fonte:
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