Il catetere venoso centrale ad inserzione periferica (PICC)

Pubblichiamo di seguito l’estratto della tesi di un neo-laureato sul tema:

IL CATETERE VENOSO CENTRALE AD INSERZIONE PERIFERICA (PICC): INDAGINE GNOSEOLOGICA SUL MANAGEMENT INFERMIERISTICO

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Il catetere venoso centrale ad inserzione periferica (PICC) sta conoscendo una rapida diffusione, anche se in maniera disomogenea. Scoppettuolo G., Lagreca A. e Pittiruti M. (2009) hanno individuato quattro potenziali ostacoli alla diffusione del PICC. Il presente lavoro espone i risultati di un’indagine condotta nell’A.C.O.

San Filippo Neri (Roma), i cui obiettivi sono stati:

  1. indagare circa la preparazione teorico-pratica del personale infermieristico nella suddetta azienda ospedaliera;
  2. verificare la presenza dei quattro ostacoli.

È stata condotta un’indagine conoscitiva su un campione di 155 infermieri di cui il 43,2% appartenente all’area critica, il 29% all’area medica e il 27,8% all’area chirurgica. Lo strumento di raccolta dati utilizzato è un questionario anonimo composto da 18 domande.

Volendo riassumere i risultati si evince che la media delle percentuali di risposte esatte fornite dai 155 intervistati è del 49,9%, quindi si potrebbe affermare che un infermiere su due tra quelli del campione preso in esame è preparato circa il corretto utilizzo del PICC. Riapplicando la divisione nelle tre aree, risultano più preparati gli infermieri di area critica, che hanno fornito in media il 61,8% di risposte esatte, seguiti dal 49,8% in area chirurgica e solo dal 38,2% di area medica. Viene naturale confrontare questi dati con quelli relativi alla domanda “Conosce l’esistenza del PICC?”: le percentuali di risposte negative, 1,5% in area critica, 9,4% in area chirurgica e addirittura il 20% in area medica, risultano essere inversamente proporzionali alle medie sopra illustrate.

Di primo acchito sembra difficile poter trovare un collegamento logico tra la scarsa preparazione in area medica e i dati quantitativi sull’utilizzo del PICC nelle diverse aree: dalle risposte al questionario si evince infatti che sono gli infermieri di area chirurgica ad avere meno contatto con il PICC, e non quelli di area medica, come si poteva supporre. Sembra plausibile però che gli infermieri intervistati possano aver fornito risposte corrette non grazie alla loro forte esperienza nell’utilizzo dei cateteri venosi centrali ad inserzione periferica, bensì alle loro conoscenze più approfondite circa la gestione dei CVC. Il paziente con CVC impiantato in una camera operatoria, dopo l’intervento, viene trasportato nella terapia intensiva di riferimento e successivamente nel reparto chirurgico; in area medica invece è difficile che arrivino pazienti con CVC inseriti, ma l’impianto viene richiesto, se necessario (più frequentemente dal reparto di oncologia).

È d’obbligo a questo punto esaminare i quattro ostacoli alla diffusione del PICC individuati da Lagreca, Scoppettuolo e Pittiruti (2009), per verificare, in base ai risultati ottenuti, se essi sussistono anche nell’A.C.O. San Filippo Neri. I primi due riguardano la sfera della preparazione del personale infermieristico:

1) La scarsa preparazione del personale sanitario circa l’impianto e il management del suddetto catetere;

2) L’assenza di corsi di formazione atti ad istruire gli infermieri sull’utilizzo del PICC. Sembra evidente che ciò si verifichi nell’azienda ospedaliera in questione, alla luce del fatto che il 96,1% del campione non ha mai seguito un corso di formazione sul PICC. Il terzo ostacolo è costituito dalla scarsa diffusione della tecnica ecoguidata: ciò è dovuto al fatto che una fetta del personale sanitario si è approcciata a questo nuovo dispositivo negli anni ’90, quando ancora non esisteva la tecnica ecoguidata, e non avendo ottenuto buoni risultati con la tecnica blind ha rinunciato definitivamente all’utilizzo del PICC. L’unico elemento del presente studio che potrebbe indirettamente indicare la presenza di tale ostacolo è fornito dalle risposte alla domanda “Cosa pensa dell’utilizzo dell’ecografo per il posizionamento dei cateteri venosi centrali?”: il 58,7% ha affermato che si tratta di uno strumento necessario; la restante percentuale (42,3%) potrebbe aver optato per una risposta diversa guidata dalla convinzione o che il PICC sia un catetere venoso periferico (47,1% del totale) che quindi non necessita della tecnica ecoguidata, oppure che l’inserimento del PICC non sia di propria competenza. Ecco che si giunge all’ultimo dei quattro ostacoli, ossia che gli infermieri ritengono generalmente che solo un medico può impiantare tale dispositivo. In effetti solo il 25,2% del campione ha dichiarato che la differenza tra PICC e CVC sta nel fatto che il primo può essere impiantato dall’infermiere e il secondo no. Inoltre il 24,5% crede che l’ecografo sia di uso esclusivamente medico, affermando quindi implicitamente che anche l’inserimento del PICC sia appannaggio medico.

Si auspica che il presente lavoro possa costituire un ulteriore spunto per indagini future sul dispositivo PICC, che conoscerà una rapida diffusione negli anni a venire. Sarebbe ad esempio interessante sottoporre il questionario alla base di questo studio in un ospedale in cui esiste un PICC Team per effettuare un paragone tra i risultati ottenuti. Si spera infine che la preparazione sul PICC del personale infermieristico possa crescere, minimizzando le complicanze legate all’utilizzo di tale dispositivo. Ciò potrebbe avvenire se la formazione venisse incentivata da parte delle aziende ospedaliere.

Si ringrazia il Dott. Claudio Lo Presti e la Dott.ssa Cristina Di Chio per la loro preziosa collaborazione.

Si ringrazia inoltre l’A.C.O. San Filippo Neri e tutto il personale infermieristico per la disponibilità dimostrata.

Autore:

Dott. Pantaleo Tortora

Allegato

Tesi: IL CATETERE VENOSO CENTRALE AD INSERZIONE PERIFERICA (PICC): INDAGINE GNOSEOLOGICA SUL MANAGEMENT INFERMIERISTICO

Redazione Nurse Times

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