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Fibrillazione Atriale: al Miulli di Acquaviva (Bari) il primo trattamento di radioablazione con acceleratore lineare TrueBeam

Per la prima volta al mondo il disturbo è stato trattato in maniera assolutamente non invasiva grazie a una forma avanzata di radiochirurgia.

Lo studio è denominato STAR (Linac-Based STereotactic Arrhythmia Radioablation of Atrial fibrillation) e prevede l’utilizzo dell’acceleratore lineare TrueBeam per eseguire il trattamento di radioablazione nei pazienti anziani affetti da fibrillazione atriale. E’ stato condotto all’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari) grazie alla stretta collaborazione tra l’Unità operativa complessa di Cardiologia (dottor Massimo Grimaldi, dottor Antonio Di Monaco) e l’Unità operativa complessa di Radioterapia (dottoressa Alba Fiorentino, dottoressa Fabiana Gregucci e dottoressa Ilaria Bonaparte). In questo studio sono arruolati pazienti con età superiore a 70 anni affetti da fibrillazione atriale parossistica sintomatica, per i quali il consueto trattamento antiaritmico sia inefficace o non praticabile per coesistente bradicardia o per preesistenti difetti della conduzione dell’impulso cardiaco.

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«Le procedure di ablazione cardiaca nell’anziano sono ad altissimo livello di rischio – spiega il dottor Vitangelo Dattoli, direttore sanitario del Miulli –, ma l’esperienza, l’organizzazione e l’eccellenza del nostro ente hanno consentito di rafforzare la tutela per gli anziani con particolari fragilità. Lo studio STAR ha dunque consentito di posizionare nuovamente il Miulli a livello internazionale con una ricerca scientifica che rappresenta un grande contributo al bisogno di salute di questi pazienti».

La fibrillazione atriale è l’aritmia cardiaca più comune e si verifica nell’1-2% della popolazione generale. Questa aritmia è una condizione clinica pericolosa per la vita, perché si associa ad aumentato rischio di ictus cerebrale e insufficienza cardiaca. La patogenesi della fibrillazione atriale è complessa, ma diversi studi hanno riportato che i focolai nell’area delle vene polmonari svolgono un ruolo critico sia nell’inizio che nel mantenimento di questa aritmia.

Le attuali linee guida europee raccomandano, nei pazienti sintomatici e refrattari alla terapia antiaritmica, l’ablazione transcatetere dei focolai che determinano l’insorgenza della fibrillazione atriale. Nei pazienti in età avanzata, tuttavia, la procedura di ablazione transcatetere è poco utilizzata per il rischio di complicanze (compreso il rischio di mortalità durante la procedura), e pertanto si opta per terapie farmacologiche antiaritmiche, spesso non efficaci e/o gravate da effetti collaterali. Talvolta, pazienti non più giovani alternano periodi di ritmo particolarmente lento (bradicardia) a periodi di fibrillazione atriale in cui il ritmo è rapido e irregolare. In quest’ultimo caso si è spesso obbligati a impiantare un pace-maker per poter ottimizzare la terapia del paziente.

Negli ultimi anni diversi dati in letteratura medica hanno mostrato come l’ablazione eseguita mediante radiazioni possa essere un’alternativa meno pericolosa e più efficace per i pazienti affetti da aritmie cardiache ventricolari. Proprio il Miulli, nel settembre 2019, è stato il primo centro in Italia a eseguire una radioablazione di aritmie ventricolari. Ad oggi nessun dato clinico è stato pubblicato per quanto riguarda la fibrillazione atriale.

La procedura utilizzata nello studio STAR è una forma avanzata di radiochirurgia non-invasiva in singola seduta di trattamento, che permette di colpire il bersaglio con estrema precisione, risparmiando gli organi sani circostanti. Il bersaglio del trattamento è costituito dall’ostio dalle vene polmonari, le stesse aree su cui viene effettuata l’ablazione transcatetere con metodica invasiva. Il bersaglio viene identificato utilizzando una cardio-TC, una tomografia computerizzata di simulazione sia a respiro libero che con metodica 4D per analizzare il movimento cardio-respiratorio e avere una precisione assoluta durante l’erogazione delle radiazioni.

Il piano di trattamento viene accuratamente strutturato da personale esperto sulla base di una semplice Tac torace, effettuata dal paziente qualche giorno prima della procedura. Quando il piano è pronto il paziente giunge in ospedale in un setting ambulatoriale ed effettua la radioablazione in soli tre minuti, senza alcun dolore e senza necessità neanche di un accesso venoso periferico.

Attualmente sono stati arruolati quindici pazienti, e dierci sono già stati trattati con STAR. Tutti i pazienti soffrivano di frequenti episodi documentati di fibrillazione atriale, spesso più episodi alla settimana. Nei mesi successivi al trattamento i pazienti hanno tutti effettuato controlli ecocardiografici e monitoraggi ECG-Holter della durata di 1una settimana, non manifestando nuovi episodi di fibrillazione atriale, a eccezione di un singolo caso. In questo paziente è stato effettuato il mappaggio elettroanatomico, che ha documentato l’efficacia della precedente radioablazione. Infatti le vene sono risultate elettricamente silenti e l’aritmia aveva origine da altra sede. Si ricorda che, anche dopo l’ablazione transcatetere, il 30 % circa dei pazienti può riportare recidive aritmiche

I dati dei primi cinque pazienti al mondo trattati con tale metodica sono stati recentemente pubblicati dalla rivista internazionale Frontiers in Cardiovascular Medicine, autorevole punto di riferimento per la comunità scientifica mondiale, con impact factor di 6.05. I risultati sono stati presentati al Radiosurgery Society Scientific Meeting, il congresso di radiochirurgia di Los Angeles che coinvolge i maggiori centri e professionisti del mondo. Questa metodica, se validata in studi futuri, potrebbe aprire nuovi scenari nel trattamento della fibrillazione atriale parossistica dei pazienti con età superiore a 70 anni.

Redazione Nurse Times

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