Quando il contenuto lipidico del fegato supera il 5% del suo peso si parla di steatosi epatica o più comunemente di fegato grasso. Le epidemie globali di obesità e NAFLD continuano a crescere. Ma anche la ricerca procede e bisogna frenare l’ evoluzione del fegato grasso. Ora si sviluppano nuove terapie e strategie di trattamento efficaci per affrontare NAFLD (steatosi epatica non alcolica) e NASH (steatoepatite non alcolica).
Sono stati riportati risultati promettenti per l’analogo FGF19 aldafermin (NGM282) ingegnerizzato nel trattamento della NASH: nell’arco di 24 settimane, i pazienti trattati con aldafermin hanno sperimentato miglioramenti significativi e duraturi nel contenuto di grasso epatico, fibrosi e istologia NASH rispetto a quelli trattati con placebo.
La malattia epatica alcolica (ALD) rimane la principale causa di danno epatico nei paesi occidentali. Una terapia emergente per l’epatite alcolica grave (SAH) è il trapianto di fegato precoce (eLT), ma abbiamo bisogno di studi robusti per fornire dati affidabili sulla sua efficacia. Il primo studio prospettico controllato in questo campo ha mostrato che, mentre i tassi di sopravvivenza erano alti (~ 89%), i pazienti con SAH che non rispondevano al trattamento medico e selezionati per eLT avevano maggiori probabilità di recidiva rispetto ai pazienti che hanno ricevuto il trapianto per cirrosi alcol-correlata dopo 6 mesi di astinenza (34% vs 25%). Gli autori di uno studio di associazione genome-wide per la cirrosi alcol-correlata suggeriscono che ulteriori indagini su due nuovi SNP, identificati come modulanti il rischio di cirrosi alcol-correlata, sono giustificate
Lo studio mostra il potenziale dell’interruzione degli analoghi nucleos (t) ide a lungo termine per l’induzione di un controllo immunitario durevole e la cura funzionale in pazienti con epatite B cronica HBeAg-negativa. Inoltre, lo studio UK ATTIRE non supporta infusioni basate sul peso mirate di una soluzione di albumina umana al 20% rispetto alle cure standard per la gestione della cirrosi scompensata ospedalizzata. Lo studio di fase 3 APROH mostra che la radioterapia a fascio di protoni era non inferiore per la sopravvivenza libera da progressione locale nei pazienti con carcinoma epatocellulare ricorrente. Infine, i dati dello studio INDIGO supportano l’uso di maralixibat a lungo termine come possibile alternativa alla chirurgia per i bambini con colestasi intraepatica familiare progressiva dovuta al deficit della pompa di esportazione dei sali biliari.
Fonte: saluteh24.com
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